domenica 27 ottobre 2013

Lirica italiana PonchielliLa Gioconda


Calogero Taverna ha condiviso un link.




 
Calogero Taverna Questo mirabile coniugio nel bello nell'arte nella danza nella musica nella genialità creativa, pura, adagiantesi negli empirei della raffinatezza scaturente da un interrotto trascorrere di grecità, questo arcano coniugio tra la latinità mediterranea ed il grande mondo della latinità ispano americana, noi qui stasera vogliamo onorare col cuore con la mente osannando anche il genio italico che oltre Oceano trova accoglienza e la recezione è ancor più creativa, come si addice a spiriti eletti.
 Calogero Taverna ha condiviso un link.

53 minuti fa nei pressi di Roma





 
 

A Celeste Stefaisk Nunes piace questo elemento.

Calogero Taverna Una splendida, magnifica, iridescente opera lirica, italianissima , magari venezianamente dannunziana, a prescindere dalle ORE.



Celeste Stefaisk Nunes Grazie infinite, carissimo amico Calogero, per questo link così prezioso!!!! Buonanotte e una splendida settimana a te e ai cari tuoi!!!! :)

venerdì 25 ottobre 2013

AMMINISTRATIVAMENTE COLPEVOLI - TUTTI

Carissimi miei visitatori. Vi prego guardate l'altro mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO, riesco per il momento ad implementarlo MEGLIO 






QUESTO e' il quinto caso di amicizia con miei paesani (cui volevo bene a prescindere) andato a puttane. Certo è colpa mia. SONO IRASCIBILE. L'ira è uno dei miei peccati capitali. Ce li ho quasi tutti meno invidia e lussuria. Lo so che andrò all'inferno. Ma ne sono felice. Certo mi vien da ridere all'idea che possa portarmi io a sindaco di Racalmuto. La volta scorsa ho avuto solo sette voti, manco i miei parenti mi hanno votato. Ma i miei paesani dovrebbero sapere che io ho carattere e chi ha carattere ha cattivo carattere ed io ce l'ho pessimo perché ho tetragono carattere. Domandino alla Banca d'Italia o alle Finanze se non è vero. Un ministro delle finanze persino una censura mi ha comminato. Sai che ridere. I miei paesani devono però sapere che solo io FORSE riuscirei a trarli in salvo dallo sfascio economico e amministrativo in cui sono andati a cacciarsi. Per colpa di tutti quanti e non di quella ventina di consiglieri che sono rimasti n trincea  a resistere almeno alla deriva commissariale. Io in quel tempo pagavo per una casetta di campagna 330 euro; con i subentrati commissari romani senza consiglieri politici locali, quella tassa la pago per tre volte. E questo perché hanno raffazzonato un bilancio comunale omettendo sopravvenienze attive per milioni di euro. E così licenziano pure gli ELLESSEU.  Questo in negativo. In positivo ho tre o quattro idee che ribalterebbero la situazione economica e occupazionale. Non ho la bacchetta magica, ma conosco i segreti della finanza creativa comunale e "derivati", con le banche so come si tratta,, conosco chi può solleticare i CINESI a investimenti aeroportuali a Racalmuto, saprei fare MUNICIPALIZZATE atte a dare acqua quasi gratis e in continuità dallo Zaccanello ai racalmutesi o smaltire ai CUGNI LONGHI la monezza a pochissimo, come sfruttare le appetibili risorse dell'alabastro ... e altro. Non ci credete? Provate per credere. Del resto cari racalmutesi peggio di così non vi può andare. Guardate già con quanta povertà di spirito e imbecillità comincia a presentarsi la campagna elettorale racalmutese.
Giuseppe Brucculeri
POLITICAMENTE COLPEVOLI
Ormai non ci sono dubbi,gli ex consiglieri comun...

Calogero Taverna Pe' non insistere con questa tesi (peraltro balorda): infanghi la tua stessa famiglia!
Calogero Taverna Io ci ho avuto a che fare con Petralia ...quel residuo Consiglio comunale lì qualche remora
Nicolò Vignanello Facile fare i giustizialisti o i garantisti quando non si è coinvolti.
Credo che la democrazia sia ben altro: proporsi e proporre soluzioni serie e fattibili e non solo proclami populistici; sarebbe più consono alla situazione che certo non è rose e f...Altro
Calogero Taverna Non è con le lamentele, con le accuse con le ire che si salva Racalmuto. Neppure on vacui moralismi. Ha ragione da vendere Vignanello: proposte, concretezza, realismo proficuo. Le bandiere possono sventolare al vento ma il lavoro dignitoso e adeguatam...Altro
Calogero Taverna Certo se i celestini e le celestine hanno solo da pregare, qualche sporcaccione arraffa il potere e sporca.
Calogero Taverna Quando la Città ti chiama è come ti chiamasse Dio, anzi è Dio che chiama per il bene comune di una comunità di suoi figli che hanno bisogno di pace di giustizia di umana dignità. Metti da canto
QUALCUNA 
L'agnello portato al macello e' gia' stato sacrificato 2013 anni fa ,si chiamava Gesu' ( per evitare equivoci )Tu ne vorresti sacrificare un'altro?!?
11 ore fa • Modificato • Mi piace


Calogero Taverna Mettiamoci pure in competizione con Gesù e la corda pazza diventa assordante.
QUALCUNA
 Con Gesu' il diavolo perde sempre...non c'e' competizione. :D . Che brutto posto questo per parlare di Gesu'..... Lui detesta la politica .....come la torre di babele .
11 ore fa • Mi piace


Calogero Taverna Il giorno in cui un sacerdote cattolico mi dirà che ha ricevuto una confessione di un peccato di ACCIDIA, uno dei sette vizi capitali, mi riconvertirò al cristianesimo.
9 ore fa • Mi piace • 1


Calogero Campanella no comment!!! Il silenzio è sempre la risposta da dare agli imbecilli........Non serve sprecare tempo a dare spiegazioni.......Non capirebbero!!!!!
9 ore fa • Mi piace


Roberto Mela caro calogero i sacerdoti in genere sono anche loro uomini e possono sbagliare non confondere l uomo agesu come fanno tutti
5 ore fa • Mi piace • 1


Calogero Taverna Rispondo con ritardo: non so in quale accademia pontificia qui a Roma debbo andare per imparare che i preti sono anche uomini, magari pedofili, magari concubini ma talvolta ladri, ignoranti, sperperatori di patrimoni archeologici librari per un obolo d...Altro
2 ore fa • Mi piace


Calogero Taverna Non mi ero accorto che c'era pure una paesanuzza. Ma quella andrà all'ìinferno - il più tardi possibile - per reiterato peccato di accidia.
2 ore fa • Mi piace • 1

 QUALCUNA
 ahah ....All'inferno no ! Chiedero' una condanna un po piu' lunga al purgatorio....all'inferno andrai tu ..e chi ti sta a sentire per tutta l'eternita' !!! :O ;)
circa un'ora fa • Modificato • Mi piace


Calogero Taverna Che io vada all'inferno me lo ha assicurato il mio amico Mephisto a cui ho venduto l'anima. Guarda ad 80 anni come sono giovane di spirito e fervido di parola. Ma tu non ti salvi: pecchi troppo di accidia. Ho letto che i peccati di accidia sono peccat...Altro
circa un'ora fa • Mi piace


QUALCUNA
 ah anch'io ho un pensiero per l'amico Lillo, Niente di che', solo qualche citazione..... :) Ogni imbecille, basta che ne abbia voglia, può perturbare la mente più complicata.
Elias Canetti, La provincia dell'uomo, 1973
...Altro
circa un'ora fa • Mi piace • 1


QUALCUNA
Ti sei sbagliato ancora Calogero . Non ho mai parlato di odio , Gesu' non odia la politica ma la detesta come detesta il male . Dare a Cesare quel che e' di Cesare, certo.... dare a Cesare quello che con Gesu' non ha a che fare e tu lo sai meglio di me il senso della frase ma ti ostini a far finta da buon seguace di mephisto. Accidia non e' termine che mi riguarda in questo caso .(insomma , so a che ti riferisci )
56 minuti fa • Modificato • Mi piace

  Gli evasori vanno comunque richiamati all'ordine se e' vero che lo sono come dici tu !!!
59 minuti fa • Mi piace


Calogero Taverna Penavo che Caruso fosse un comico sicuramente all'altezza dei comici che Racalmuto ha eletto come suoi cittadini onorari. Che vuol dire "imbecille" (sia al maschile sia al femminile)? Vedere ad esempio madonne in ogni dove, magari sul negativo di una p...Altro
54 minuti fa • Mi piace


Calogero Taverna Caro Peppe ti tocca bloccare questa bacheca altrimenti finisci tu querelato.
54 minuti fa • Mi piace • 1

Calogero Taverna Dare a Cesare quel che è di Cesare è un riipiego astuto non degno di un figlio di Dio per scansare la tragica domanda dell'epoca: la liceità (meglio l'illiceità) dello sfruttamento imperialista di Roma. Le superfetazioni postume di santa romana chiesa ...Altro
45 minuti fa • Mi piace


QUALCUNA
 La legge degli uomini non e' la legge di Dio ,per cui degno Gesu' per aver detto date a Cesare quello che e' suo. Le lezioni li danno certe maestrine, io sono una povera analfabeta ignorante...che lezioni dovrei dare

mercoledì 23 ottobre 2013

Bis in idem


 

Salvatore Petrotto

https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/y4/r/-PAXP-deijE.gif20/10/2013 07:17




Vi ricordate che un certo Piergiorgio Peluso, figlio del Ministro Cancellieri ha percepito, da FONDIARIA SAI, complessivamente, circa 5 milioni di euro, in 14 mesi di duro lavoro? Ebbene chi glieli ha dati quei soldi se non l'amico della potente Mammà, Salvatore Li Gresti, recentemente arrestato assieme ai suoi tre figli! Così titolava Il Fatto Quotidiano il 12 ottobre dello scorso anno a proposito della lauta liquidazione che i magnanimi Li Gresti hanno pagato al Peluso: Fondiaria, buonuscita di 3,6 milioni per il figlio del ministro Cancellieri Piergiorgio Peluso era entrato nella disastrata società del gruppo Ligresti appena un anno fa. L'arrivo dei "salvatori" di Unipol ha determinato la rescissione del contratto. 1,7 milioni al suo braccio destro Gianandrea Perco. La Cancellieri, già Ministro dell'Interno col Governo Monti ed oggi Ministro della Giustizia con Letta, per favore, dica qualcosa in merito. I soldi liquidati a suo figlio fanno parte degli indennizzi che si sono fregati i Li Gresti? Quei soldi fanno forse parte del malloppo di quasi 400 milioni di euro sottratto dai Li Gresti ai loro assicurati? Probabilmente, come solevano dire i Latini, pecunia non olet ! Il Procuratore di Torino, Giancarlo Caselli, sta verificando la bontà di tutti gli incarichi professionali conferiti dal gruppo Fondiaria SAI, compreso quello del figlio della Cancellieri. Tale pronunciamento del Ministro è utile per sgombrare il campo da eventuali equivoci e strumentalizzazioni, sui rapporti di amicizia del Ministro con i Li Gresti. Anche perché alcune associazioni di consumatori si stanno costituendo parte civile nel processo intentato contro i Li Gresti, in rappresentanza di oltre 10 mila assicurati truffati proprio da FONSAI. Sto sottoponendo alla sua attenzione queta vicenda, caro Ministro della Giustizia, perché più di un maligno, non solo su Il Fatto Quotidiano, ma anche su altri giornali, ha scritto sul suo conto altre, diciamo così, dicerie. Si dice e si sostiene, per esempio che, quando il suo figlio manager, Piergiorgio, è rimasto temporaneamente disoccupato, è riuscito, immediatamente, a trovare un'altra soddisfacente sistemazione presso la Telekom dei Colaninno, padre e figlio (quest’ultimo deputato del PD). In quei frangenti, all’interno del Governo Monti, se si ricorda, Lei ebbe uno scontro con l’allora Ministro della Giustizia Paola Severino perché all’inizio del 2012 il suo Ministero (allora era quello dell’Interno), si affrettò a stipulare, proprio con la Telekom, una convenzione per dei braccialetti elettronici da utilizzare per i detenuti in semi-libertà, il cui esorbitante costo di 500 mila euro l’anno ciascuno, fece scalpore! La Severino lamentava il fatto che competeva al Ministero della Giustizia e non a quello dell’Interno la stipula di tale convenzione e si arrabbiò non poco. Quei braccialetti d’oro, per lo più inutilizzati, furono commissionati, in fretta e furia, per 7 anni e per un ammontare complessivo di oltre 70 milioni di euro l’anno proprio grazie a quella convenzione con la Telekom dei Colaninno. Qualcuno questi costosissimi servizi li chiamerebbe sprechi, ma non è il caso suo. Poi, nel corso dello stesso anno, suo figlio Piergiorgio ottenne un incarico proprio da Telekom, con la mansione di addetto ai controlli elettronici. Per sette anni, cioè, suo figlio, dovrà verificare se i braccialetti da lei commissionati, questa volta, funzionano. Del resto, nel frattempo Lei ha cambiato Dicastero, dall’Interno è passata alla Giustizia e quindi potrete meglio raccordarvi nel controllare i poveri detenuti, fruitori dei braccialetti d’oro. La prego, Sig. Ministro Cancellieri, ci dica, ci informi, ci delucidi... Anche perché non ne possiamo più (si fa per dire!) di quei rompiscatole de IL FATTO QUOTIDIANO, dai Travaglio, ai Padellaro, ai Gomez od a Barbacetto che, in continuazione, svelano queste cose che, per altri, non per Lei, ovviamente (me ne guarderei bene!), potrebbero sembrare persino vicende penalmente rilevanti. Ma chiaramente non è il caso suo, visto che Lei è Ministro della Giustizia e già Ministro dell’Interno!

https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/y4/r/-PAXP-deijE.gif





CaroTotò, già sindaco diRacalmuto



 20/10/2013 07:17
Espandi
Mostra immagini
Salvatore Petrotto
Vi ricordate che un certo Piergiorgio Peluso, figlio del Ministro Cancellieri ha percepito, da FONDIARIA SAI, complessivamente, circa 5 milioni di euro, in 14 mesi di duro lavoro? Ebbene chi glieli ha dati quei soldi se non l'amico della potente Mammà, Salvatore Li Gresti, recentemente arrestato assieme ai suoi tre figli! Così titolava Il Fatto Quotidiano il 12 ottobre dello scorso anno a proposito della lauta liquidazione che i magnanimi Li Gresti hanno pagato al Peluso: Fondiaria, buonuscita di 3,6 milioni per il figlio del ministro Cancellieri Piergiorgio Peluso era entrato nella disastrata società del gruppo Ligresti appena un anno fa. L'arrivo dei "salvatori" di Unipol ha determinato la rescissione del contratto. 1,7 milioni al suo braccio destro Gianandrea Perco. La Cancellieri, già Ministro dell'Interno col Governo Monti ed oggi Ministro della Giustizia con Letta, per favore, dica qualcosa in merito. I soldi liquidati a suo figlio fanno parte degli indennizzi che si sono fregati i Li Gresti? Quei soldi fanno forse parte del malloppo di quasi 400 milioni di euro sottratto dai Li Gresti ai loro assicurati? Probabilmente, come solevano dire i Latini, pecunia non olet ! Il Procuratore di Torino, Giancarlo Caselli, sta verificando la bontà di tutti gli incarichi professionali conferiti dal gruppo Fondiaria SAI, compreso quello del figlio della Cancellieri. Tale pronunciamento del Ministro è utile per sgombrare il campo da eventuali equivoci e strumentalizzazioni, sui rapporti di amicizia del Ministro con i Li Gresti. Anche perché alcune associazioni di consumatori si stanno costituendo parte civile nel processo intentato contro i Li Gresti, in rappresentanza di oltre 10 mila assicurati truffati proprio da FONSAI. Sto sottoponendo alla sua attenzione queta vicenda, caro Ministro della Giustizia, perché più di un maligno, non solo su Il Fatto Quotidiano, ma anche su altri giornali, ha scritto sul suo conto altre, diciamo così, dicerie. Si dice e si sostiene, per esempio che, quando il suo figlio manager, Piergiorgio, è rimasto temporaneamente disoccupato, è riuscito, immediatamente, a trovare un'altra soddisfacente sistemazione presso la Telekom dei Colaninno, padre e figlio (quest’ultimo deputato del PD). In quei frangenti, all’interno del Governo Monti, se si ricorda, Lei ebbe uno scontro con l’allora Ministro della Giustizia Paola Severino perché all’inizio del 2012 il suo Ministero (allora era quello dell’Interno), si affrettò a stipulare, proprio con la Telekom, una convenzione per dei braccialetti elettronici da utilizzare per i detenuti in semi-libertà, il cui esorbitante costo di 500 mila euro l’anno ciascuno, fece scalpore! La Severino lamentava il fatto che competeva al Ministero della Giustizia e non a quello dell’Interno la stipula di tale convenzione e si arrabbiò non poco. Quei braccialetti d’oro, per lo più inutilizzati, furono commissionati, in fretta e furia, per 7 anni e per un ammontare complessivo di oltre 70 milioni di euro l’anno proprio grazie a quella convenzione con la Telekom dei Colaninno. Qualcuno questi costosissimi servizi li chiamerebbe sprechi, ma non è il caso suo. Poi, nel corso dello stesso anno, suo figlio Piergiorgio ottenne un incarico proprio da Telekom, con la mansione di addetto ai controlli elettronici. Per sette anni, cioè, suo figlio, dovrà verificare se i braccialetti da lei commissionati, questa volta, funzionano. Del resto, nel frattempo Lei ha cambiato Dicastero, dall’Interno è passata alla Giustizia e quindi potrete meglio raccordarvi nel controllare i poveri detenuti, fruitori dei braccialetti d’oro. La prego, Sig. Ministro Cancellieri, ci dica, ci informi, ci delucidi... Anche perché non ne possiamo più (si fa per dire!) di quei rompiscatole de IL FATTO QUOTIDIANO, dai Travaglio, ai Padellaro, ai Gomez od a Barbacetto che, in continuazione, svelano queste cose che, per altri, non per Lei, ovviamente (me ne guarderei bene!), potrebbero sembrare persino vicende penalmente rilevanti. Ma chiaramente non è il caso suo, visto che Lei è Ministro della Giustizia e già Ministro dell’Interno!

L’onore della Cancellieri
www.beppegrillo.it
Non v’è traccia neanche nell’ultimo dei regolamenti parlamentari o nella Costituzione che un ministro possa fare appello al suo onore
Calogero Taverna
Ma la Cancellieri è stata cancellata dagli Interni, è subentrato 'Ngilino e senza batter ciglio ci condanna ad altri sei mesi di contumacia democratica. 'Ngilinu è quasi racarmutisi, il padre veniva da mio zio Angelo a accattonare voti per il suo bravo figliolo, il postino che bussava tre volte di voti lo ha riempito e a Racalmuto. Mancu cci passà pa a capo: per altri sei mesi noi siamo un paese d'infiltrati mafiosi. Non più parola della ministra piangente (con lagrime di coccodrillo s'intende) ma ora anche il siculo longilineo dai enti sporgenti 'Ngilino continua a metterci in quarantena democratica per inesistenti (sentenze alla mano) "infiltrazioni mafiose). Come se nulla fosse, Racalmuto continuerà a votare per 'Ngilinu. No? Vogliamo scommettere? Ecco perché mi è piaciuta una frase di Sofocle, quella dell'ANTIGONE. N.B. Inimicus Plato sed amica veritas. La superliqudazione del Peluso (un'inezia comunque rispetto, ad esempio, a quella del banchiere Geronzi) è frutto malefico di una recondita CANCELLATURA di un semicomma del codice civile da parte del duo Berlusconi-Castelli. E che il Fatto Quotidiano, non lo sa? Ma lor signori tacciono per -.... buonauscita personale.
Petrotto metti i link e tagga e chi vuole aderire alla discussione aderisce... ma con i messaggi multipli è uno stress riceverli tutti nel tel
Calogero Taverna
Queste sibilline parole danno la misura di un certo coefficiente di tolleranza politica.

Calogero Taverna
Ho sentito uno stridulo singulto femmineo ma è passato quasi inosservato come certi fugaci tuoni qui a Bovo in territorio racalmutese. Carissimo Totò, tu sai che noi stiamo su sponde opposte. Ma io ti ho sempre dato atto del tuo coraggio persino della tua temerarietà. Porti avanti battaglie feroci, spesso disperate, quasi sempre perdenti. Ma sei intrepido. Sotto arde un tenace concetto, una voglia redentrice, un empito di giustizia. C'è cultura, c'è nobile ambizione, c'è voglia di meglio. Per questo mi trovi quasi sempre vicino.Ma talora devo pure dissentire, ammonire cercare di prevenire. Appena esuli dall'ambito paesano e ti ergi a giudice di cose della grande politica nazionale, spesso scivoli, reiteri i luoghi comuni dei falsi santoni della politica extra-regionale. Poco male: ci sono intanto svolte salvifiche negli asstti locali. Acqua, monnezza, appalti agrigentini, giudici dalla toga lisa e via discorrendo sentono talora i morsi delle tue ire persino giudiziarie. Ad maiora. Ecco perché intervengo anche qui oltre i limiti e i perbenismi che vorrebbero le signorine di buona famiglia del nostro poco mirabile mondo agrigentino.

Povera mia diletta Racalmuto: o viene infamata o viene falsata.


htt
Calogero Taverna A caval donato non si guarda in bocca .. e figuratevi se mio mi metta a contestare un buono spot pubblicitario televisivo su RACALMUTO. Palatene, parlatene come vi pare, con tutti gli strafalcioni che volete, ma parlatene bene. E qui una volta tanto non si parla di Racalmuto MAFIOSA o perniciosamente infiltrata. Certo è flash di famiglia, stantio, fallace. Ma che ci importa. Almeno se ne parla quasi in positivo. Quasi: panzana la faccenda del Comune responsabile dell'accidiosa conduzione di una Fondazione, mera cattedrale nel deserto, per non avere dispensato cinquecento mila euro. Mi vien fatto di pensare. ma perché il Comune doveva dilapidare quei soldi pubblici per una istituzione di famiglia che ancora deve ricevere tutte le carte che Sciascia ha lasciato in dotazione alla istituenda fondazione a suo nome. Non è vero? cito due carteggi, quello relativo al vescovo Ficarra e quello relativo al duo Joe Macaluso-Sindona. Mi vien da ridere quando sento che i guai del teatro regina Margherita si sarebbero attenuati per due panacee Camilleri e Catalano. Aggiungo che Racalmuto non è mai stata la meschinella che si dice in TV o che magari s'inventò Sciascia per rendere consone le sue parrocchie alle mode neorealiste degli anni '50-60. Là di vero c'è solo l'abulìa sciasciana nell'insegnare nelle scuole fasciste (perché messe sù pretenziosamente dal podestà don Enrico Macaluso9. Iolanda Salemi chiede che fine hanno fatto i soldi del vittorioso Parco Letterario Leonardo Sciascia. La Signora è giovane per sapere. Preciso: ci fu una svendita del prestigioso nome di Leonardo Sciascia a Caltanissetta. A Racalmuto quindi vennero pochi soldi e questi furono benissimo utilizzati da uomini coscienziosi come Aldo Scimè, il prof. Salvatore Restivo o lo stesso Di Grado a me non gradito direttore artistico della fondazione Sciascia. L'inghippo non è dunque nell'uso dei soldi ma a monte nel non essersi adoperati per un proficuo sfruttamento racalmutese del prestigioso nome del grandissimo scrittore appunto racalmutese.
ps://www.youtube.com/watch?v=7j7zdHbYFRE

martedì 22 ottobre 2013

Nel 2001 stampavo questo quadernetto. Si intitolava QR come dire QUADERNI RACALMUTESI o come qualcuno poteva insinuare "quadrupedi Racalmuto". Quelle due lettere infatti le facevano friggere sulla cute dei muli a Racalmuto durante la guerra e dintorni come nei film western americani. Lo sfoglio adesso e ne trovo di chicche. Racalmuto doveva strabiliare. Tante sue glorie illustravo a "futura memoria. Niente ovviamente, si sa nemo propheta in patria. Ma io non sono più residente racalmutese. La chiesta residenza mi è stata negata due volte per "accertamenti negativi", apoditticamente insolentemente. Non fa niente; non fa niente, vuol dire che passata questa infamia del venire infondatamente considerati degli infiltrati mafiosi indegni di democrazia, mi daranno la cittadinanza onoraria come hanno fatto a cuor leggero con Gullota, Casuccio, Morgante, Nalbone, e non so chi altro, quanto meritevoli nel dar onore a Racalmuto Dio solo sa.

Nel 2001 stampavo questo quadernetto. Si intitolava QR come dire QUADERNI RACALMUTESI o come qualcuno poteva insinuare "quadrupedi Racalmuto". Quelle due lettere infatti le facevano friggere sulla cute dei muli a Racalmuto durante la guerra e dintorni come nei film western americani. Lo sfoglio adesso e ne trovo di chicche. Racalmuto doveva strabiliare. Tante sue glorie illustravo a "futura memoria. Niente ovviamente, si sa nemo propheta in patria. Ma io non sono più residente racalmutese. La chiesta residenza mi è stata negata due volte per "accertamenti negativi", apoditticamente insolentemente. Non fa niente; non fa niente, vuol dire che passata questa infamia del venire infondatamente considerati degli infiltrati mafiosi indegni di democrazia, mi daranno la cittadinanza onoraria come hanno fatto a cuor leggero con Gullota, Casuccio, Morgante, Nalbone, e non so chi altro, quanto meritevoli nel dar onore a Racalmuto Dio solo sa.
Noto nel Quaderno una bella efficace colta sintesi di un allora appena liceale GIUSEPPE TAVERNA, un mio nipote ovviamente. Oggi fa il dirigente ministeriale a Roma. So che lo farà per poco. E' un grande figlio di Racalmuto; trabocca di sale anche se quanto a zolfo è davvero un non violento. Non è un infiltrato mafioso. Scrisse allora una sapida sintetica ma illuminante sintesi sulla vicenda architettonica e storica della nostra Matrice. Il fascicoletto molto documentato l'ha depositato alla Biblioteca Comunale. Ci sta ancora o qualcuno l'ha trafugato per vestirsi lui delle penne del pavone (storico, matriciano)?

lunedì 21 ottobre 2013

Una vecchia chiesa sconsacrata accoglie cnque bare dei naufraghi di Lampedusa

Un blog locale ci vuol far credere che cinque bare dei poveri naufraghi di Lampedusa giacciono nel cimitero di Racalmuto. Contesto e preciso:



19 minuti fa nei pressi di Rome ·

Veramente non è proprio così, le cinque bare giacciono per ora nella chiesa "dedicata a S. Margherita 'attigua e congiunta' a S. Maria deorsum che competeva al canonicato di Agrigento". La chiesa annessa e congiunta di Santa Margherita fu poi acquistata dalla nobildonna Bordonaro di Canicattì e donata alla "MASTRANZA". Un atto pietoso di una Racalmuto di antica civiltà che ci onora ci commuove ci fa sentire fieri di appartenere o di essere nati in tale contesto di alta pietas religiosa non inquinata da nulla. E voglio anch'io dedicare alle cinque bare, a quei feretri di aliena religione un requiem, il requiem verdiano. Uno straziante sussulto di pace di pax, un requiem sofferto e sublime. Questa è l'Italia che amo. questo è l'incontro tra due opposte credenze lì nella pace di Santamaria.
 
A Carmelo Rizzo piace questo elemento.
http://www.youtube.com/watch?v=0e9WLns8LUk





"Messa da Requiem", di Giuseppe Verdi Kellen ESPERIAN (soprano), Dolora ZAJICK (...alto), Luciano PAVAROTTI (tenore), Carlo COLOMBARA (basso). Dir. Daniel OREN ...Visualizza altro
 

domenica 20 ottobre 2013

domenica è sempre domenica

DOPO QUATTRO MESI ECCOMI DI NUOVO NELLA MIA STANZA ROMABA AL RISVEGLIO DOMENICALE. PER FORTUNA NON VI SONO CAMPANE A FRASTORNARMI FORSE PERCHE' ORA DOMENICA NON E'  PIU' SEMPRE DOMENICA E LE CAMPANE DELLA MIA PARROCCHIA (SANTA MARIA DI COROMOTO) SONO SUFFICIENTEMENTE ELETTRICHE E LONTANE PER FARMI DA SVEGLIA DPMENICALE.
DA RACALMUTO GLI ECHI - PER MIA FORUNA - COMINCIANO AD AFFIEVOLIRSI E AD APPANNARSI QUANTO A SCNTINILLIO DELLA TRADIZIONALE INTELLIGENZA SALINA. MI IMPORTA POCO SE UN ASTRO NASCENTE DELLA POLITICA DI PALAZZO D'ERCOLE INCONTRO' DAVVERO A QUATTORDICI ANNI IL SANTONE (INVERO MOLTO SCHIVO) LEONARDO SCIASCIA, E CHI VUOL RISPOLVERARE LA VECCHIA STANTIA FACCENDA DELL'ESSERE SCIASCIA "SUO" O "MIO" O "DILUI" CON BUONA PACE DEL GROTTESE COLLURA SA DI OLEZZO CHE ESALA DA UNA DELLE BARE SCOVERCHIATE DA UN CAMIO INSOLENTE  IN QUEL DELLA CONIUNCTA ECCLESIA ORA DELLA MASTRANZA.
NON TERGIVERSIAMO. BUONA DOMENICA A TUTTI (QUEI POCHISSIMI CHE MI LEGGONO) DA QUESTO ENNESIMO COLLE DI ROMA, DAL CASALETTO.
http://www.youtube.com/watch?v=elu7Qk92J4A

mercoledì 2 ottobre 2013

Le favole della dittatura lette da Peppe Bruno

Leonardo Sciascia scrisse nel 1950 per Bardi, le FAVOLE DELLA DITTATURA

I fratelli BRUNO se ne sono entrambi interessato: Agato ne trasse mirabili tavole; Peppe - che qui le legge - ammalianti commenti musicali.

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=IIkFz2kNjAg

Geronziade


Il CONFITEOR di un banchiere incallito

Qual è il confiteor di un grande banchiere incallito, ormai però giunto all’occaso se non della vita - Cesare Geronzi a 77 anni avrà ancora decine e decine di anni per imperversare - certo degli affari?
E’ lui stesso a sentirsi peccatore. E le sue confessioni dovrebbero dissimulare quelle di Sant’Agostino o filosofeggiare come un moderno Rousseau.
Diciamo che noi ci attendiamo questo suo esplosivo libro da sei o sette mesi. Ora è uscito e ci troviamo a dovere centellinare ben 362 pagine di feltrinelliane confessioni, estorte a dire il vero da un non troppo benevolo Mucchetti.
E noi che per vecchia professione siamo portati a diffidare di tutti e di tutto, pensiamo che un danno enorme quel sapido testo l’ha già provocato. Uscito a ridosso di una importante seduta della Cassazione crediamo che abbia dato aire a giudici sgomenti dinanzi a tante protervie giuridiche per una “esemplare” condanna del pio Fazio, un tempo governatore a palazzo Koch. Non si poteva aspettare un paio di giorni? Perché tanta incontinenza?
Fuge rumores sospirava Baffi. Ma un pensiero pascaliano ebbe a soffiare nel cuore e nella mente del banchiere Geronzi: Sempre in balia dell'incertezza, spinto da un estremo all'altro, l'uomo sente la sua nullità, la sua disperazione, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua debolezza e salgono immediatamente dal profondo del suo cuore la noia, la melanconia, la tristezza, il cattivo umore, l'irritazione, la disperazione. (B. Pascal)
E volendo parodiare anche Rousseau soggiungiamo noi: Pur muovendo da impulsi disparati e con ragioni e scopi differenti, la maggior parte degli interpreti o seguaci di Rousseau hanno individuato nell’interesse per la politica la nota saliente della sua personalità: è lui [cioè Rousseau] stesso ad ammettere nelle sue Confessions che «tutto dipende radicalmente dalla politica» 11, in quanto un’organizzazione politica equa risolve il problema della teodicea, ridando così moralità alle azioni umane.
Bombardati dai giornali con i loro effetti annunci, ci siamo subito domandati a che tende il dottor Cesare Geronzi? Quale il suo obiettivo? Mughetti, pur nordico, è criptico: dopo si vedrà se vi sarà assonanza con il suo obiettivo: Non vi sarà mai, perché un giornalista è sempre colui che spiega bene agli altri quello che lui non sa, non comprende e spesso non vuol capire. Già, far luce su “trent’anni di potere, banche ed affari”. Ma è lui stesso a dirci che quella sua specifica (o speciosa) luce l’ha già irradiata con tre decenni di lavoro di giornalista.
Noi ci domandiamo: siffatti opposti obiettivi (Geronzi tenterà solo di assolversi o di condannare) stridono con le modeste nostre indagini? Le abbiamo fatte per incarico pubblico, le abbiamo sofferte per dissidenze etiche e politiche, le abbiamo propinate con la dissacrazione icastica che ci riviene dal piccolo borgo del sale e dello zolfo in cui siamo nati.
Sin d’ora noi lo sappiamo: giammai!
Abbiamo sbirciato il grosso volume. Ci colpisce innanzi tutto l’assenza di nomi eccellenti, di protagonisti sotto traccia, di citazioni giudiziarie, di risultanze ispettive, di provvedimenti amministrativi, di sentenze esemplari, di esiti giudiziari.
Qualche esempio: non troviamo Lucio Veneziani, non troviamo il dottor Somma, non troviamo esuli dalla consulenza legale della Banca d’Italia. La vicenda Sarcinelli viene sfiorata secondo le più consunte vulgatae. La storia del Banco di Sicilia, dell’Irfis, dell’Interfinanza sindoniana, tutto nelle brume di chi forse a ragione può dire: non ricordo, perché in effetti non protagonista. Il dottor Desario (scritto senza d minuscolo e senza aristocratica separazione) citato una sola vola. Dini non riusciamo a pescarlo neppure con la più dilatante lente di ingrandimento. E Gnudi? La Moscow Narodny London pare vi sia, ma sepolta chissà dove. Pare solo in una domanda dell’intervistatore.
In compenso, dilatate vicende forse più personali che emblematiche.
Divagazioni su pontefici, cardinali e in un punto su un papa in pectore, lasciano in ombra personalità quali il ministro Colombo.
Avrò di che pensare; avrò di che cercare di spiegarmi.
Quello che mi accora di più è che con questi rumores Fazio forse è definitivamente perduto alla cosa pubblica (ed è una grossa iattura). Geronzi che bene starebbe come ministro dell’economia subirà l’onta dileggiante che mi pare Repubblica anticipa. I reietti resteranno reietti ma i “correi” dell’odierno sbaraglio mediatico non avranno giustizia. Solo ulteriore motivo di gogna.
Calogero Taverna


11 Confessions, IX, in Opere, p. 977.

mercoledì 15 maggio 2013

MPS BS BI CRVE INTERFINANZA DI MACALUSO-SINDONA E NTURALMENTE IO


A Racalmuto l'agguerrito ex sindaco si strappa le vesti per una vicenda (non centrale) del MPS. Quell'ex sindaco che poi è mio amicisimo ovviamente non mi legge. E fa bene. Non certo perché io scrivo "desueto" a dire di un meneghino targato nissa-racalmutese, Totò l'italiano lo insegna e me lo insegna. Certo quello che ora vi ripropongo è arte bancaria sopraffina, di difficilisima percezione, figuriamoci comprensione. Come faccio a dire a Totò che se il MPS è come è lo deve per avere ubbidito ai sotterranei impulsi della Banca Centrale Italiana on sede sociale in via Nazionale 91! E tra questi "impulsi" a quello che era il suo "banchiere occulto" il dottor Geronzi, vi rientra pure il salvataggio del dissennato Banco di Sicilia, spappolatosi - banco di emissione e di Stato sin dai tempi della celebre nostra virago Don Aldonza del Carretto - per avere dovuto salvare la politicamente disastrata Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele. E scendi scendi arriviamo alla Interfinanza di Racalmuto del patetico e pingue Joe Macaluso, portaborsa di don Michele Sindona.
Come è piccolo il mondo direte: dalla senesità del Monte Paschi, targato pci-psi-pri alle piacevolezze (finanziarie) di tre realtà banco-finanziarie di Sicilia volte a polverizzare i fondi di solidarietà nazionale pilotati e dirottati da sommi statisti siciliani, ad uno dei quai hanno intestato persino una grande piazza qui a Roma vicino casa mia.
Purtroppo le cose della finanza non sono facilmente deglutibili: le volgarizzazioni alla Dagospia, Travaglio, Grillo, Rizzo, Stella delizieranno una ventina di milioni di elettori ma non scalfiscono neppure a scorza di un mondo i cui due canoni principali sono ferreo segreto bancario anche ex art. 10 L.B. e fuge rumores.

Un giornalista è riuscito ad approfittare di un momento di debolezza confessoria di Geronzi e qualche agghiacciante verità è trapelata. Si chiama MUCCHETTI; ora il PD l'ha acquartierato in Parlamento. Il silenzio è d'obbligo. Sarebbe comico ma tanto bello che lui traducesse alcune criptiche ma orriplanti pagine del suo Confiteor estorto (giornalisticamente parlando s'intende) al banchiere Geronzi per tramutarle in tambureggianti interrogazioni parlamentari. Ma se non lui, perché non altri?
Dal CONFITEOR all’EGO TE ABSOLVO

di Calogero Taverna


Il grande banchiere Geronzi (o meglio mefistofelico "cambista” diabolico regista di fusioni, fusioni per incorporazione, incorporazioni fondenti, acquisizione di attività e passività nette, dismisssioni et similia ma pessimo ragioniere e soprattutto ignaro di pandette codici e leggi sovranazionali) ci confessa a pag. 143-144 che sì per risanare la BNA la Banca di Roma vende Interbanca "e lascia il ricavato alla controllata", che il bischero che compra è il defunto Pontello (quello che viene dalla Banca Privata Finanziaria) "padre-padrone -- molto rispettato non solo nelle Tre Venezie" (chi ha da tremare, tremi). Pontello non si ferma: compra anche la BNA "per 1350 miliardi di lire". Il banchiere realizza "una plusvalenza di mille miliardi. In meno di quattro anni”. Il povero mortale, quello che voi dite che non riesce a sbarcare il lunario, si fa il segno della croce (ammesso che abbia voglia di leggere queste cose di altissima finanza: ma quel Pontello lì i soldi li stampava? Ma quel banchiere come faceva a fare tutti quei marchingegni che manco Tanu Bamminu ci riusciva con le carte?

La Banca di Roma chiude in utile per 909 miliardi di lire. Certo si dirà con tutto quel ben di Dio! E no! Oltre 840 miliardi di lire discendono da una provvida legge modificativa di un principio contabile per cui le imposte di oggi si possono imputare domani. Il banchiere si stizzisce: “non dica effetto positivo: la legge consente il differimento, gli amministratori la devono applicare”. Non mi pare che possano chiudersi in attivo bilanci ope legis. Il rischio è sempre dell’imprenditore che può rinviare alle calende greche oneri abnormi solo se il quadro generale dell’impresa lo permette. Ma bazzecole. Sì c’è Basilea, BI ed altre superfetazioni del capitalismo odierno che vorrebbero addirittura –almeno per le banche – bilanci “prudenziali”. Ma ciò si sa è come non commettere atti impuri da parte di impuberi sani e forti e normali. Roba da preti insomma. Qui a Roma, una perdita –secondo rigidi revisori pagati come società di certificazione dei bilanci –sono costretti a dire che applicando questa legge qui, quella legge là si ovatta una perdita certa di “circa 1400 miliardi di lire” (cfr. pag. 144) con una ammiccante e distribuibile risultanza positiva di “909 miliardi di lire”atta ad esempio a frantumarmi il valore delle mie (solo dieci) azioni della Mediterranea.

Perché siffatto bailamme? Chiaro: per consentire lo SBARCO IN SICILIA (vedi pagg. 144-145 146 e 147 e risparmiami ad ottant’anni il pedante ed ozioso compito di far sintesi giornalistiche).

Sono sornione: lo ammetto. Ma qui ho voglia di chiedere spiegazioni all’illustre facoltà di economia dell’Università del tempo perso di Racalmuto. Perché mai quel putiferio? C’entra Racalmuto? Non ci fu a Racalmuto una INTERFINANZA ove allocchi depositarono centinaia di milioni di loro risparmi, sia per avere assurde ricompense reddituali ma sia anche per infiltrare propri virgulti di non eccelsa levatura almeno scolastica. Già, dopo finita la crisi della Baia dei Porci; pacificatisi America e Russia magari per il provvido intervento di Papa Giovanni (che grande papa quello ed io di sinistra l’adoro più di Bersani con buona pace dei moderni censori tutto sommato nati Grotte); squagliatasi l’iniziativa edilizia “amaricana”del pingue Joe racalmutese in quel di Lampedusa; racalmutesi (e non solo) corsero davvero il rischio di perdere soldi e i loro figli i posti che credevano bancari ma tali non erano. Sovvenne il Banco di Sicilia, La Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele e“salvarono” i depositanti (ma qualcuno dopo dovette pagare: Geronzi, appunto). Sovvenne Di Prima Canicattinese ed altri persino di Castrofiippo e con tanti soldi (in tasca a loro) cedettero banche e banchette al MPS e BPL di Fiorani che quei “derelitti” tutti assorbirono. Ed alla fine pagammo tutti noi, anche quelli che non c’entravamo. Politicanti avveduti a Racalmuto che seppero bene pilotare ‘ste faccende ce ne furono. Io non li cito per non farmi querelare. Ma di grazia oggi non mi facciano la morale (politica). Mi arrabbio davvero.

mercoledì 18 settembre 2013

Vox clamantis in deserto.Mi ripeto. Forse qualcuno lo troverò che ha orecchie per intendere

mercoledì 15 maggio 2013

MPS BS BI CRVE INTERFINANZA DI MACALUSO-SINDONA E NTURALMENTE IO


A Racalmuto l'agguerrito ex sindaco si strappa le vesti per una vicenda (non centrale) del MPS. Quell'ex sindaco che poi è mio amicisimo ovviamente non mi legge. E fa bene. Non certo perché io scrivo "desueto" a dire di un meneghino targato nissa-racalmutese, Totò l'italiano lo insegna e me lo insegna. Certo quello che ora vi ripropongo è arte bancaria sopraffina, di difficilisima percezione, figuriamoci comprensione. Come faccio a dire a Totò che se il MPS è come è lo deve per avere ubbidito ai sotterranei impulsi della Banca Centrale Italiana on sede sociale in via Nazionale 91! E tra questi "impulsi" a quello che era il suo "banchiere occulto" il dottor Geronzi, vi rientra pure il salvataggio del dissennato Banco di Sicilia, spappolatosi - banco di emissione e di Stato sin dai tempi della celebre nostra virago Don Aldonza del Carretto - per avere dovuto salvare la politicamente disastrata Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele. E scendi scendi arriviamo alla Interfinanza di Racalmuto del patetico e pingue Joe Macaluso, portaborsa di don Michele Sindona.
Come è piccolo il mondo direte: dalla senesità del Monte Paschi, targato pci-psi-pri alle piacevolezze (finanziarie) di tre realtà banco-finanziarie di Sicilia volte a polverizzare i fondi di solidarietà nazionale pilotati e dirottati da sommi statisti siciliani, ad uno dei quai hanno intestato persino una grande piazza qui a Roma vicino casa mia.
Purtroppo le cose della finanza non sono facilmente deglutibili: le volgarizzazioni alla Dagospia, Travaglio, Grillo, Rizzo, Stella delizieranno una ventina di milioni di elettori ma non scalfiscono neppure a scorza di un mondo i cui due canoni principali sono ferreo segreto bancario anche ex art. 10 L.B. e fuge rumores.

Un giornalista è riuscito ad approfittare di un momento di debolezza confessoria di Geronzi e qualche agghiacciante verità è trapelata. Si chiama MUCCHETTI; ora il PD l'ha acquartierato in Parlamento. Il silenzio è d'obbligo. Sarebbe comico ma tanto bello che lui traducesse alcune criptiche ma orriplanti pagine del suo Confiteor estorto (giornalisticamente parlando s'intende) al banchiere Geronzi per tramutarle in tambureggianti interrogazioni parlamentari. Ma se non lui, perché non altri?
Dal CONFITEOR all’EGO TE ABSOLVO

di Calogero Taverna


Il grande banchiere Geronzi (o meglio mefistofelico "cambista” diabolico regista di fusioni, fusioni per incorporazione, incorporazioni fondenti, acquisizione di attività e passività nette, dismisssioni et similia ma pessimo ragioniere e soprattutto ignaro di pandette codici e leggi sovranazionali) ci confessa a pag. 143-144 che sì per risanare la BNA la Banca di Roma vende Interbanca "e lascia il ricavato alla controllata", che il bischero che compra è il defunto Pontello (quello che viene dalla Banca Privata Finanziaria) "padre-padrone -- molto rispettato non solo nelle Tre Venezie" (chi ha da tremare, tremi). Pontello non si ferma: compra anche la BNA "per 1350 miliardi di lire". Il banchiere realizza "una plusvalenza di mille miliardi. In meno di quattro anni”. Il povero mortale, quello che voi dite che non riesce a sbarcare il lunario, si fa il segno della croce (ammesso che abbia voglia di leggere queste cose di altissima finanza: ma quel Pontello lì i soldi li stampava? Ma quel banchiere come faceva a fare tutti quei marchingegni che manco Tanu Bamminu ci riusciva con le carte?

La Banca di Roma chiude in utile per 909 miliardi di lire. Certo si dirà con tutto quel ben di Dio! E no! Oltre 840 miliardi di lire discendono da una provvida legge modificativa di un principio contabile per cui le imposte di oggi si possono imputare domani. Il banchiere si stizzisce: “non dica effetto positivo: la legge consente il differimento, gli amministratori la devono applicare”. Non mi pare che possano chiudersi in attivo bilanci ope legis. Il rischio è sempre dell’imprenditore che può rinviare alle calende greche oneri abnormi solo se il quadro generale dell’impresa lo permette. Ma bazzecole. Sì c’è Basilea, BI ed altre superfetazioni del capitalismo odierno che vorrebbero addirittura –almeno per le banche – bilanci “prudenziali”. Ma ciò si sa è come non commettere atti impuri da parte di impuberi sani e forti e normali. Roba da preti insomma. Qui a Roma, una perdita –secondo rigidi revisori pagati come società di certificazione dei bilanci –sono costretti a dire che applicando questa legge qui, quella legge là si ovatta una perdita certa di “circa 1400 miliardi di lire” (cfr. pag. 144) con una ammiccante e distribuibile risultanza positiva di “909 miliardi di lire”atta ad esempio a frantumarmi il valore delle mie (solo dieci) azioni della Mediterranea.

Perché siffatto bailamme? Chiaro: per consentire lo SBARCO IN SICILIA (vedi pagg. 144-145 146 e 147 e risparmiami ad ottant’anni il pedante ed ozioso compito di far sintesi giornalistiche).

Sono sornione: lo ammetto. Ma qui ho voglia di chiedere spiegazioni all’illustre facoltà di economia dell’Università del tempo perso di Racalmuto. Perché mai quel putiferio? C’entra Racalmuto? Non ci fu a Racalmuto una INTERFINANZA ove allocchi depositarono centinaia di milioni di loro risparmi, sia per avere assurde ricompense reddituali ma sia anche per infiltrare propri virgulti di non eccelsa levatura almeno scolastica. Già, dopo finita la crisi della Baia dei Porci; pacificatisi America e Russia magari per il provvido intervento di Papa Giovanni (che grande papa quello ed io di sinistra l’adoro più di Bersani con buona pace dei moderni censori tutto sommato nati Grotte); squagliatasi l’iniziativa edilizia “amaricana”del pingue Joe racalmutese in quel di Lampedusa; racalmutesi (e non solo) corsero davvero il rischio di perdere soldi e i loro figli i posti che credevano bancari ma tali non erano. Sovvenne il Banco di Sicilia, La Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele e“salvarono” i depositanti (ma qualcuno dopo dovette pagare: Geronzi, appunto). Sovvenne Di Prima Canicattinese ed altri persino di Castrofiippo e con tanti soldi (in tasca a loro) cedettero banche e banchette al MPS e BPL di Fiorani che quei “derelitti” tutti assorbirono. Ed alla fine pagammo tutti noi, anche quelli che non c’entravamo. Politicanti avveduti a Racalmuto che seppero bene pilotare ‘ste faccende ce ne furono. Io non li cito per non farmi querelare. Ma di grazia oggi non mi facciano la morale (politica). Mi arrabbio davvero.

lunedì 13 maggio 2013

PICCOLA MISCELLANEA BJ


Se dovessi leggere questo post e lo dovessi trovare di un qualche interesse, ti prego: passa parola. Il testo si trova nel mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO

 

 

giovedì 6 dicembre 2012


Ecco quel che scrivevo 4 mesi fa su ARTICOLO 21. Tutto valido ancora? Purtroppo, no! A Fazio è stata inflitta una condanna dalla Cassazione che lo relega ad una malinconica solitudine, peggiore del carcere. Ormai per un decennio almeno non può sperare in un ritorno agli incarichi pubblici d'alto profilo. A mio avviso, difesa e consiglieri hanno troppo presunto, troppo sbagliato. Certo i fatti di fondo sono macigni smuovibili solo con difese a rettifica di inusitata intelligenza. Non forze fresche perché cultura e cultura giuridica non si hanno con slogan tipo "largo ai giovani" e in questo campo ad essere rottamati sono i giovani arroganti e loquaci. Quanto agli altri profili, ci sarebbe molto da dire. Per ora basta un mio solito REMEO.

< !--[if !supportLineBreakNewLine]-->

Irvap e Covip ed Angelo De Mattia

di Calogero Taverna

Lo confesso: a leggere la nota su MF del mio amico Angelo De Mattia su IRVAP e COVIP mi è venuto il capogiro. Pubblicata il 3 agosto, la recupero solo stamattina e un ribollire di cattivi pensieri si addensa nell’ultra mia canuta testa. Sono vecchio, lo so e sono desueto per lo meno da trent’anni, dopo certi miei Vaffa’ a Ciampi e Sarcinelli, a Somma e per converso a Pomicino ed anche a Cesare Geronzi se ci metto in mezzo la poco gloriosa Banca Mediterranea di irpinia memoria. Dovrei aggiungerci l’ingloriosa AIMA (sic!) di Via Palestro, 60.


Da trent’anni e più mi curo solo di microstoria racalmutese, magari per fare le bucce al defunto Leonardo Sciascia. Sono diventato un modestissimo, incolto, ignoto cittadinuzzo di questa gloriosa Repubblica a nome Italia. Se scrivo certe erratiche “lettere al direttore” né Belpietro né Ferrara mi degnano di un sia pure distrattissimo sguardo: eppure quando rifilavo veline e fotocopie – di per sé incomprensibili – nel settembre-novembre 1979 a Lotta Continua, cribbio se avevano successo persino in parlamento. Con quella foto del corrucciato La Malfa junior. E quando poi Feltrinelli incautamente mise in libreria Soldi Truccati – a firma Lombard, certo; ma al 70% tutto mio -, cribbio se ebbe successo quel volumaccio: in tre giorni esaurito. Dopo se ne persero le tracce e sarebbe piacevole sapere perché dopo quel primo gennaio 1980 la signora Feltrinelli censurò la pubblicazione, e dire che di soldi per finanziare Lotta Continua ne aveva dovuti sborsare tanti pur di editare lo sconcio pamphlet.

Sì, tutto questo è vero. E se mi mancano intelligenza e conoscenza per afferrare del tutto il senso recondito della stroncatura demattiana di questo malaccorto governo, la colpa è tutta mia. Ma come modestissimo cittadino di questa ancora repubblica democratica, ho diritto di capire persino cosa davvero significano Covip e Irvap e perché mai governo camera e senato giochino a farsi i dispetti e a quanto pare persino tra gli stessi membri del governo. A prima battuta, a me sembra che gira e rigira si tratti sempre del solito Tremonti che nella sua megamania dissolvente della Banca d’Italia del cattolicissimo governatore Antonio Fazio, volle far proliferare vacue superfetazioni istituzionali per sgraffignare tutto sotto l’egida del “suo” TESORO. Se ora Angelo De Mattia tira fuori i suoi esiziali aculei (istituzionali) e mette in imbarazzo Monti e Saccomanni tanto da spingerli ad incazzate quanto ingenue smentite, beh! gatta ci cova.

Lo dico da giorni: state attenti a quello lì. E’ giunta l’ora della sua (giustissima) vendetta. Ma a Berlusconi interessa tanto difendere l’operato del suo delfino (pro tempore)? A riparazione perché non impone una grande commissione di ex grand commis alla Antonio Fazio, all’Angelo De Mattia, a Mario Sarcinelli, a Cesare Geronzi (sì, proprio lui, perché dite quel che volete, fu abile falso speculatore agli ordini della Banca d’Italia nell' ingrato compito di fare vera ed efficace controspeculazione), a qualche silurato vice direttore generale, fatto anzitempo trasmigrare ai LINCEI, per citare solo quelli che conosco io, commissione atta a suggerire al parlamento una legge risanatrice di tutte le devastazioni, amputazioni, umiliazioni che Tremonti & C. hanno inferto alla più grande, prestigiosa, legalitaria tecnostruttura pubblica di cui può vantarsi l’Italia?

Tutta questa paccoltiglia di enti, entucoli, pubblici e semi pubblici, e ci metto anche consob e agenzie varie di controllo finanziario e creditizio, a che serve se non ad avere acconsentito a qualche bleso guru del passato regime di annidarvi propri famigli, che senza tecnostrutture consolidate in esperienze ormai più che secolari stanno solo lì per certe parate televisive, ove sbadigli e sonnecchianti pose si sprecano, a disdoro di tutti, e dovendo controllare ciò che ignorano, nulla controllano. E i danni nei fondi assicurativi, nelle ruberie previdenziali ed assicurative, negli arcani giochi di borsa (giochi speculativi sovranazionali che restano ovviamente incontrastati), nelle ciarlate a tutela della privacy, nei maneggi dei giochi di stato in uno con lotto, lotterie, cartoline ruba soldi e via discorrendo, e i danni – dicevamo – sono agli occhi di tutti.

E così potrei sperare che ritorni vivida e cogente la vecchia legge bancaria a tutela del risparmio, a sostegno dell’esercizio del credito, a moderazione di costosissimi sportelli bancari – pullulanti dappertutto, per procurarsi il favore di questo o quel piccolo satrapo -, che martelli il connotato di “pubblico interesse” in ogni aspetto dell’operare bancario italiano che deve esplicarsi in una insuperabile distinzione tra la vicenda creditizia a breve e quella a lungo, che deve sottostare ad un controllo “atipico” – né qualitativo né quantitativo, a disdoro della pasticcera di Milano – il cui apice tecnico è il Governatore ma il referente è un organo interministeriale di cui peraltro fa parte lo stesso governatore, cui intatta deve restare la sua funzione valutativa anche dei fatti aventi rilevanza penale (ex. Art. 10). E qui non smetterei, ma il resto ad altra occasione. Bando comunque a tanta ciarlataneria che sorge in quell’ottobre del 1974 quando il terrore corse sul filo ed investì soprattutto il direttorio di via nazionale 91, a seguito della furente contesa Carli-Occhiuto per la sconvolgente vicenda Sindona (di cui credo di saperne qualcosa di più degli altri, come si evince dal mio romanzetto LA DONNA DEL MOSSAD, apologo sul caso Sindona, che giustamente ha rarissimi lettori).
7 agosto 2012

sabato 11 maggio 2013

A proposito di Assicurazioni

'

Economia

Irvap e Covip ed Angelo De Mattia

mariomonti1Lo confesso: a leggere la nota su MF del mio amico Angelo De Mattia su IRVAP e COVIP mi è venuto il capogiro. Pubblicata il 3 agosto, la recupero solo stamattina e un ribollire di cattivi pensieri si addensa nell’ultra mia canuta testa. Sono vecchio, lo so e sono desueto per lo meno da trent’anni, dopo certi miei Vaffa’ a Ciampi e Sarcinelli, a Somma e per converso a Pomicino ed anche a Cesare Geronzi se ci metto in mezzo la poco gloriosa Banca Mediterranea di irpinia memoria. Dovrei aggiungerci l’ingloriosa AIMA (sic!) di Via Palestro, 60.
Da trent’anni e più mi curo solo di microstoria racalmutese, magari per fare le bucce al defunto Leonardo Sciascia. Sono diventato un modestissimo, incolto, ignoto cittadinuzzo di questa gloriosa Repubblica a nome Italia. Se scrivo certe erratiche “lettere al direttore” né Belpietro né Ferrara mi degnano di un sia pure distrattissimo sguardo: eppure quando rifilavo veline e fotocopie – di per sé incomprensibili – nel settembre-novembre 1979 a Lotta Continua, cribbio se avevano successo persino in parlamento. Con quella foto del corrucciato La Malfa junior. E quando poi Feltrinelli incautamente mise in libreria Soldi Truccati – a firma Lombard, certo; ma al 70% tutto mio -, cribbio se ebbe successo quel volumaccio: in tre giorni esaurito. Dopo se ne persero le tracce e sarebbe piacevole sapere perché dopo quel primo gennaio 1980 la signora Feltrinelli censurò la pubblicazione, e dire che di soldi per finanziare Lotta Continua ne aveva dovuti sborsare tanti pur di editare lo sconcio pamphlet.
Sì, tutto questo è vero. E se mi mancano intelligenza e conoscenza per afferrare del tutto il senso recondito della stroncatura demattiana di questo malaccorto governo, la colpa è tutta mia. Ma come modestissimo cittadino di questa ancora repubblica democratica, ho diritto di capire persino cosa davvero significano Covip e Ivarp e perché mai governo camera e senato giochino a farsi i dispetti e quanto pare persino tra gli stessi membri del governo. A prima battuta, a me sembra che gira e rigira si tratti sempre del solito Tremonti che nella sua megamania dissolvente della Banca d’Italia del cattolicissimo governatore Antonio Fazio, volle far proliferare vacue superfetazioni istituzionali per sgraffignare tutto sotto l’egida del “suo” TESORO. Se ora Angelo De Mattia tira fuori i suoi esiziali aculei (istituzionali) e mette in imbarazzo Monti e Saccomanni tanto da spingerli ad incazzate quanto ingenue smentite, beh! gatta ci cova.
Lo dico da giorni: state attenti a quello lì. E’ giunta l’ora della sua (giustissima) vendetta. Ma a Berlusconi interessa tanto difendere l’operato del suo bleso delfino (pro tempore)? A riparazione perché non impone una grande commissione di ex grand commis alla Antonio Fazio, all’Angelo De Mattia, a Mario Sarcinelli, a Cesare Geronzi (sì, proprio lui, perché dite quel che volete, fu abile falso speculatore agli ordine della banca d’italia nel ingrato compito di fare vera ed efficace controspeculazione), a qualche silurato vice direttore generale, fatto anzitempo trasmigrare ai LINCEI, per citare solo quelli che conosco io, commissione atta a suggergire al parlamento una legge risanatrice di tutte le devastazioni, amputazioni, umiliazioni che Tremonti & C. hanno inferto alla più grande, prestigiosa, legalitaria tecnostruttura pubblica di cui può vantarsi l’Italia?
Tutta questa paccoltiglia di enti, entucoli, pubblici e semi pubblici, e ci metto anche consob e agenzie varie di controllo finanziario e creditizio, a che serve se non ad avere acconsentito a qualche bleso guru del passato regime di annidarvi propri famigli, che senza tecnostrutture consolidate in esperienze ormai più che secolari stanno solo lì per certe parate televisive, ove sbadigli e sonnecchianti pose si sprecano, a disdoro di tutti, e dovendo controllare ciò che ignorano, nulla controllano. E i danni nei fondi assicurativi, nelle ruberie previdenziali ed assicurative, negli arcani giochi di borsa (giochi speculativi sovranazionali che restano ovviamente incontrastati), nelle ciarlate a tutela della privacy, nei maneggi dei giochi di stato in uno con lotto, lotterie, cartoline ruba soldi e via discorrendo, e i danni – dicevamo – sono agli occhi di tutti.
E così potrei sperare che ritorni vivida e cogente la vecchia legge bancaria a tutela del risparmio, a sostegno dell’esercizio del credito, a moderazione di costosissimi sportelli bancari – pullulanti dappertutto, per procurarsi il favore di questo o quello piccolo satrapo -, che martelli il connotato di “pubblico interesse” in ogni aspetto dell’operare bancario italiano che deve esplicarsi in una insuperabile distinzione tra la vicenda creditizia a breve e quella a lungo, che deve sottostare ad un controllo “atipico” – né qualitativo né quantitativo, a disdoro della pasticcera di Milano – il cui apice tecnico è il Governatore ma il referente è un organo interministeriale di cui peraltro fa parte lo stesso governatore, cui intatta deve restare la sua funzione valutativoa anche dei fatti aventi rilevanza penale (ex. Art. 10). E qui non smetterei, ma il resto ad altra occasione. Bando comunque a tanta ciarlataneria che sorge in quell’ottobre del 1974 quando il terrore corse sul filo ed investì soprattutto il direttorio di via nazionale 91, a seguito della furente contesa Carli-Occhiuto per la sconvolgente vicenda Sindona (di cui credo di saperne qualcosa di più degli altri, come si evince dal mio romanzetto LA DONNA DEL MOSSAD, apologo sul caso Sindona, che giustamente ha rarissimi lettori).
7 agosto 2012
 
 

domenica 10 marzo 2013

Un direttore di una rivista specializzato non ha inteso pubblicare questo muo commento, dicendo ch non ci aveva capito un cazzo!


Pare che uno sbocco favorevole il MPS lo stia trovando. Un po’ ne dubito: Vogliono tutto risolvere con i MONTI BOND scaricati sul mercato in un momento di tensione e di crescente sfiducia verso l’azienda Italia.

Ho troppi ricordi per non credere che i tonfi diventano tanto più esiziali quanto più imprevisti.

Ci troviamo di fronte a due grandi inculture: quella degli investitori istituzionali italiani che fragili per possidenze e incauti per inesperienze credono più al fascino delle arditezze speculative che a lungimiranze negli investimenti su basi però di prudenze e saggezze selettive.

L’altra cultura si annida negli organi di controllo settoriali, dalla consob alla stessa banca d’Italia. Scolastiche e esterofile mode concettuali e speculative non hanno agganci alla praxis, alle peculiarità autoctone, alle evoluzioni ondivaghe del nostro essere tipicamente italiane. Guardare alle dissennatezze delle varie Basilee e sopratutto alla terza Basilea, al repentino passaggio dalla vigilanza volta ad un triplice profilo: liquidità, redditività e patrimonio integro, a quella vaga e indefinibile cosiddetta“prudenziale”, dal dirigismo oculato all’abbandonnarsi a forme di dilagante liberismo, dalla banca vincolata all’interesse pubblico (art. 1 vecchia legge bancaria) all’aziendalismo mercantile.

E come malefica cornice, ecco lo sbandamento anche per esemplari condanne - persino penali – della attuale congiuntura.

E tutto ciò è sotto gli occhi di tutti per dilungarvisi, (ma ove occorresse, si potrebbero ostendere addirittura volumi).

Vi sono oggi esplosioni diverse, forse non tutte bene investigate o rese conoscibili.

Limitiamoci all’MPS, ma all'orizzonte c’è di peggio.

Gli addetti ai lavori sapevano; ma Geronzi con il suo confiteor ha incautamente esplicitato.

Da pag. 142 sino a pag. 145 vi è una sfilza tale di ingenue confessioni e di astute domande a cui è da fare totale rinvio. Si confessa una“una trama di relazioni” con l’Antonveneta. Noi conosciamo per professione l’antica Banca Antoniana del dottor Gianfranco Rossi. Era banca del Santo, prospera, molto liquida, bene inserita in un nugolo di province contigue tra le più ricche d’Italia. Quanto alla parallela Banca Veneta, di meglio e di più. Pensare che i salti miracolosi siano frutto dell’indubbia genialità del Pontello dell’Anton-Veneta è mistificazione. Oltre a Sindona, vi venne dirottata anche la Banca nazionale dell’Agricoltura di dell’Armenise, ricca di potentissime entrature oltre-tevere. Qualche marachella, qualche dissolutezza ma un triplice background di grande goodwil : valore di mercato, enorme.

Banca di Roma, Interbanca e BNA “quale credito finanziario” subentrano per certe politiche creditizie di via Nazionale. E arriviamo al “bisogno di capitali”. Questo “vendere per lasciare il ricavato alla controllata” è mera confessione di vilipendio all’allora imperante TULB. Perché BI permette? Veramente se leggiamo le relazioni annuali, censura. Ma è censura alquanto gesuitica. Non bisogna far sapere. Segreto bancario insomma. Si volatizzano 617 miliardi di vecchie lire che per allora erano tantissimi. Perché la rimodellata Anton-Veneta compra? Mi fa ridere il passo che recita: « L’acquirente è l’Antonveneta che aveva nel suo presidente, Silvano Pontello, un vero padre-padrone … Pontello era molto rispettato, e non solo nelle Tre Venezie. »

Precisiamo noi: Pontello ebbi a conoscerlo ispezionando la Privata Finanziaria di Sindona. E’ morto credo da dieci anni e non può più reagire. Altrimenti metterebbe le cose a posto. Diabolicamente abile, si mise in tasca Ambrosoli. Passò sotto Rossi e subito lo fece fuori. Non era padre di banche, la proprietà bancaria la lasciava agli altri per stare fuori accusa. Mi dispiace per il Confesso: ma se lo metteva in tasca quanto a valentia affaristica. Se prima sborsa un’abnorme somma (617 miliardi di lire) e poi pur non essendo la stampa del Tuscolano altri 1.350 miliardi quale diavoleria vi fu? Io onestamene dichiaro la mia ignoranza ma non dissolvo il mio sospetto. Geronzi scrive (o chi per lui): «.. a Pontello poi cediamo la stessa BNA per 1.350 miliardi di lire e realizziamo una plusvalenza di mille miliardi. In meno di quattro anni.»

Ci dovremmo dilungare tra questo insinuare dell’intervistatore che sa e l’intervistato che sogghigna, forse alquanto disorientato tra il dedalo di leggi che pur cita. Sia come sia: il revisore avverte che il 1999 doveva chiudere con una perdita di esercizio pari a 379 miliardi; più altri 107 miliardi più altro ancora per “una perdita di 1.400 miliardi”. Il banchiere (o chi per lui) tergiversa, finge di non capire e si dilunga nelle disgrazie di Sicilia. L’intervistatore è cattivello e dà lui la vera chiave del sovvertimento del risultato di bilancio (avrebbe un termine preciso nelle condotte antidoverose e come società quotate c’entrava pure la Consob).

Insomma per farla breve si trattava del maneggio per lo SBARCO IN SICILIA (insomma Vincenzo De Sario in Parlamento era stato di lucida memoria: in effetti si trattava della Sicilia di Graci, Greco, Farinella, Inzerillo, Spatola, Gambino, Sansoni, Costanzo, Cassina o i cd. “Cavalieri del Lavoro di Catania” – vedi pag. 144.

L’abbiamo fatta lunga qua perché non si tratta di cose storiche passate in giudicato, ma il riverbero torna a galla con l’MPS di cui vorremmo parlare in positivo.

L’Anton-Veneta finisce in mani una volta straniere ora comunitarie ma non nazionali. Sia chiaro per quello che abbiamo detto prima codesti potentati acquistano a mio avviso a meno di un terzo del vero valore di mercato e dopo undici mesi vendono al MPS per il 50% in più del costo. Perché la BI l’ha permesso?

Oggi la BI ha altra pelle , altra cultura, altri uomini egemoni. Quello che non ha è la chiave di lettura di codesti fatti. Brancola.

L’MPS finito sotto la mannaia della giustizia che Berlusconi definirebbe “rossa” incappa in un flop di cassa. Tutto fermo: affari, prestiti. Anche per una errata politica bancaria; oggi tutte le banche sono state private degli afflussi liquidi dei risparmi monetari e sono sbilanciate in un attivo immobilizzato o incagliato o“imprudente” come più aggrada.

La privatizzazione si è dovuta inventare codesti mostri giuridici che si chiamano Fondazioni. Quella dell’MPS detiene il 52% del capitale (se siamo bene informati). Occorrerebbe una svalutazione del capitale ed una immediata reintegrazione. La fondazione non ha fondi. Si sta aggirando il tutto con siffatti titoli obbligazionari dal nome presidenziale, ma si tratterebbe di abbaglio.

La Merckel non vuole inflazionare i mercati per paura di una inflazione dell’euro con costi per la Germania che giustamente la Germania rifiuta.


Sciogliere la comunità europea ancora non si può.

Dico: quale soluzione allora?

Non ne vedo altre. Una finanziaria con capitali extracomunitari vestita potrebbe acquisire una consistente aliquota di capitali MPS dalla Fondazione. Cifre e ragguagli tecnico-giuridici in altra sede.

Occorrerebbero autorizzazioni, legittimazioni, decisioni tecniche ma anche assensi politici ed i politici non credo molto duttili e capaci di capire. Vorrebbero il guiderdone. E chi glielo darebbe? E poi oggi con questo trambusto elettorale non è facile districarsi.


Ma la soluzione del problema non ammette dilazioni. Allora? Occorrono convergenze tra forze e competenze diverse. Necessitano innanzitutto i canali giusti per il convogliamento di capitali extracomunitari magari italiani extra-comunitari vestiti. Occorre il tramite con la Banca d’Italia e vi sono uomini saggi ed accreditati che questo saprebbero ben fare. Occorrono intese politiche specie a Sinistra anche per le vesti rosse della banca della Senesità. E tanta fortuna

 

venerdì 1 marzo 2013

Soluzione MPS? Occorre ingegneria finanziaria alla Carli. [Nuova edizione riveduta e corretta]


Pare che uno sbocco favorevole il MPS lo stia trovando. Un po’ ne dubito: Vogliono tutto risolvere con i MONTI BOND scaricati sul mercato in un momento di tensione e di crescente sfiducia verso l’azienda Italia.

Ho troppi ricordi per non credere che i tonfi diventano tanto più esiziali quanto più imprevisti.

Ci troviamo di fronte a due grandi inculture: quella degli investitori istituzionali italiani che fragili per possidenze e incauti per inesperienze  credono più al fascino delle arditezze speculative che  a lungimiranze negli investimenti su basi però di prudenze e saggezze selettive.

L’altra cultura si annida negli organi di controllo settoriali, dalla consob alla stessa banca d’Italia. Scolastiche e esterofile mode concettuali e speculative non hanno agganci alla praxis, alle peculiarità autoctone, alle evoluzioni ondivaghe del nostro essere tipicamente italiane. Guardare alle dissennatezze delle varie Basilee e sopratutto alla terza Basilea, al repentino passaggio dalla vigilanza volta ad un triplice profilo: liquidità, redditività e patrimonio integro,  a quella vaga e indefinibile cosiddetta “prudenziale”, dal dirigismo oculato all’abbandonnarsi a forme di dilagante liberismo, dalla banca vincolata all’interesse pubblico (art. 1 vecchia legge bancaria) all’aziendalismo mercantile.

E come malefica cornice, ecco lo sbandamento  anche per esemplari condanne  - persino penali – della attuale congiuntura.

E tutto ciò è sotto gli occhi di tutti per dilungarvisi, (ma ove occorresse, si potrebbero ostendere addirittura volumi).

Vi sono oggi esplosioni diverse, forse non tutte bene investigate o rese conoscibili.

Limitiamoci all’MPS, ma all'orizzonte c’è di peggio.

Gli addetti ai lavori sapevano; ma Geronzi con il suo confiteor ha incautamente esplicitato.

Da pag. 142 sino a pag. 145  vi è una sfilza tale di ingenue confessioni e di astute domande a cui è da fare totale rinvio. Si confessa una “una trama di relazioni” con l’Antonveneta. Noi conosciamo per professione l’antica Banca Antoniana del dottor Gianfranco Rossi. Era banca del Santo, prospera, molto liquida, bene inserita in un nugolo di province contigue tra le più ricche d’Italia. Quanto alla parallela Banca Veneta, di meglio e di più. Pensare che i salti miracolosi siano frutto dell’indubbia genialità del Pontello dell’Anton-Veneta è mistificazione. Oltre a Sindona, vi venne dirottata anche la Banca nazionale dell’Agricoltura di dell’Armenise, ricca di potentissime entrature oltre-tevere. Qualche marachella, qualche dissolutezza ma un triplice background  di grande goodwil : valore di mercato, enorme.

Banca di Roma, Interbanca e BNA “quale credito finanziario” subentrano per certe politiche creditizie di via Nazionale.  E arriviamo al “bisogno di capitali”. Questo “vendere per lasciare il ricavato alla controllata” è mera confessione di vilipendio all’allora imperante TULB. Perché BI permette? Veramente se leggiamo le relazioni annuali, censura. Ma è censura alquanto gesuitica. Non bisogna far sapere. Segreto bancario insomma. Si volatizzano 617 miliardi di vecchie lire che per allora erano tantissimi. Perché la rimodellata Anton-Veneta compra? Mi fa ridere il passo che recita: « L’acquirente è l’Antonveneta che aveva nel suo presidente, Silvano Pontello, un vero padre-padrone  … Pontello era molto rispettato, e non solo nelle Tre Venezie. »

Precisiamo noi: Pontello ebbi a conoscerlo ispezionando la Privata Finanziaria di Sindona. E’ morto credo da dieci anni e non può più reagire. Altrimenti metterebbe le cose a posto. Diabolicamente abile, si mise in tasca Ambrosoli. Passò sotto Rossi e subito lo fece fuori. Non era padre di banche, la proprietà bancaria la lasciava agli altri  per stare fuori accusa. Mi dispiace per il Confesso: ma se lo metteva in tasca quanto a valentia affaristica. Se prima sborsa un’abnorme somma (617 miliardi di lire) e poi pur non essendo la stampa del Tuscolano altri 1.350 miliardi quale diavoleria vi fu? Io onestamene dichiaro la mia ignoranza ma non dissolvo il mio sospetto. Geronzi scrive (o chi per lui): «.. a Pontello poi cediamo la stessa BNA per 1.350 miliardi di lire e realizziamo una plusvalenza di mille miliardi. In meno di quattro anni.»

Ci dovremmo dilungare tra questo insinuare dell’intervistatore che sa e l’intervistato che sogghigna, forse  alquanto disorientato tra il dedalo di leggi che pur cita.  Sia come sia: il revisore avverte che il 1999 doveva chiudere con una perdita di esercizio pari a 379 miliardi;  più altri 107 miliardi più altro ancora per “una perdita di 1.400 miliardi”. Il banchiere (o chi per lui) tergiversa, finge di non capire e si dilunga nelle disgrazie di Sicilia. L’intervistatore è cattivello e dà lui la vera chiave del sovvertimento del risultato di bilancio (avrebbe un termine preciso nelle condotte antidoverose e come società quotate c’entrava pure la Consob).

Insomma per farla breve si trattava del maneggio per lo SBARCO IN SICILIA (insomma Vincenzo De Sario in Parlamento era stato di lucida memoria: in effetti si trattava della Sicilia di Graci, Greco, Farinella, Inzerillo, Spatola, Gambino, Sansoni, Costanzo, Cassina o i cd. “Cavalieri del Lavoro di Catania” – vedi pag. 144.

L’abbiamo fatta lunga qua perché non si tratta di cose storiche passate in giudicato, ma il riverbero torna a galla con l’MPS di cui vorremmo parlare in positivo.

L’Anton-Veneta finisce  in mani una volta straniere ora comunitarie ma non nazionali. Sia chiaro per quello che abbiamo detto prima codesti potentati acquistano a mio avviso a meno di un terzo del vero valore di mercato e dopo undici mesi vendono al MPS per il 50% in più del costo. Perché la BI l’ha permesso?

Oggi la BI ha altra pelle , altra cultura, altri uomini egemoni. Quello che non ha è la chiave di lettura di codesti fatti. Brancola.

L’MPS finito sotto la mannaia della giustizia che Berlusconi definirebbe “rossa” incappa in un flop di cassa. Tutto fermo: affari, prestiti. Anche per una errata politica bancaria; oggi tutte le banche sono state private degli afflussi liquidi dei risparmi monetari e sono sbilanciate in un attivo immobilizzato o incagliato o “imprudente” come più aggrada.

La privatizzazione si è dovuta inventare codesti mostri giuridici che si chiamano Fondazioni. Quella dell’MPS detiene il 52% del capitale (se siamo bene informati). Occorrerebbe una svalutazione del capitale ed una immediata reintegrazione. La fondazione non ha fondi. Si sta aggirando il tutto con siffatti titoli obbligazionari dal nome presidenziale, ma si tratterebbe di abbaglio.

La Merckel non vuole inflazionare i  mercati per paura di una inflazione dell’euro con costi per la Germania che giustamente la Germania rifiuta.

 Sciogliere la comunità europea ancora non si può.

Dico: quale soluzione allora?

Non ne vedo altre. Una finanziaria con capitali extracomunitari vestita potrebbe acquisire una consistente aliquota di capitali MPS dalla Fondazione. Cifre e ragguagli tecnico-giuridici in altra sede.

Occorrerebbero autorizzazioni, legittimazioni, decisioni tecniche ma anche assensi politici ed i politici non credo molto duttili e capaci di capire. Vorrebbero il guiderdone. E chi glielo darebbe? E poi oggi con questo trambusto elettorale non è facile districarsi.

Ma la soluzione del problema non ammette dilazioni. Allora?  Occorrono convergenze tra forze e competenze diverse. Necessitano innanzitutto i canali giusti per il convogliamento di capitali extracomunitari magari italiani extra-comunitari vestiti. Occorre il tramite con la Banca d’Italia e vi sono uomini saggi ed accreditati che questo saprebbero ben fare. Occorrono intese politiche specie  a Sinistra anche per le vesti rosse della banca della Senesità. E tanta fortuna