giovedì 21 marzo 2013

Banca d'Italia - le nuove prospettive


Carissimo Angelo,



ho tanto apprezzata la lettera tua al Foglio con quell'inquietante quis custodiet custodes? Vedo che oggi, sempre sul Foglio, ingenui giovincelli e giovincelle sembrano risponderti. Dal canto mio ho inviato una noticina in cui sparando i primi colpi sulla grandiosità del grand commis dello Stato dottor Angelo De Mattia, una qualche sardonica saetta contro i vari macchiati e rizzi sono riuscito a scoccare. Credo che non me la pubblicheranno, E ciò sarà istruttivo per me. Intanto, visto che luglio sta trascorrendo, vorrei mandargli, come lettera al direttore, il “pezzo” non giornalistico che tu sai. Diversamente va a male per discronico riferimento.

Ti accludo il testo della mia noticina.



Pur astretto in angusti spazi, Angelo De Mattia solleva il “quis custodiet custodes?” per le agenzie di rating ed ammonisce sulle manipolazioni dei tassi Libor ed Euribor: mondi misteriosi per noi maldestri fruitori delle propinate libagioni economicistiche. Angelo De Mattia, arcigno ed impenetrabile uditore di tanti sproloqui, sa dopo profondere il suo superiore ingegno nello spiegare, ammonire, prospettare ad onta dei macchiati odierni o dei rizzi castali di ieri. Lo conosciamo da trent'anni e più; lo abbiamo anche avversato nelle roventi riunioni USPIE-CGIL, irriso, forse, a proposito di una centoventisette dispensata dai vertici di Bankit per ammansire i rossi della nuova prorompente dirigenza (Micosi, sì proprio lui segretario della sezione PCI di via del Boschetto, primo; lo sfortunato Frasca, secondo e il nostro eroe settimo): ma appunto per questo abbiamo raccolto le nostre pive nel sacco, perché Angelo era di impareggiabile ingegno, di irresistibile dialettica, di lungimiranza politica, di saggezza inossidabile e per giunta geniale organizzatore. Se Fazio lo volle accanto a sé, lui cattolicissimo e quasi bigotto, l'altro rosso incorruttibile e grintosamente laico, non fu certo per maneggi parapolitici. Poi, la decaduta manovalanza bankitalia avrebbe preteso sindacalistiche accondiscendenze. La pioggia dei privilegi retributivi, assistenziali e persino mutualistici diradò e la rabbia dei mediocri si appuntò contro chi si riteneva avere ambo le chiavi del cuore di Antonio. Oggi abbiamo una USPIE (o come dir si voglia) vomitevole verso il suo geniale fondatore.

Spero che Lei signor Direttore – unico gigante di quella lingua veicolare che attiene al mondo giornalistico (gli altri o sono troppo vecchi o troppo giovani oppure se dell'età di mezzo, pipistrelli, mezzo topi e mezzo uccelli) – conceda adeguati spazi al caro Angelo, perché ci spieghi e ci ammaestri: ne è in grado, credo addirittura, in certi campi il solo. Certo ora potrà scorticare un tal Tremonti, che come ex superispettore del Secit di Reviglio potrei persino io …. sublimare.

Calogero Taverna





Debbo aggiungere che riprendendo un vecchio testo di diritto amministrativo e pubblico di V.E. Orlando

(Scritti giuridici varii – 1941-1952 – Giuffré 1955) le budella mi si torcono avendo presente questo stralcio giornalistco che trovo in Internet.



V.E. Orlando discetta da par suo su Norma e Fatto. Per il dottor Fazio, la norma violata sarebbe quella di aver perso “il ruolo di vigile equidistanza”. E quale il fatto? Ha abbandonata quella cogente EQUIDISTANZA “ per assumere consapevolmente quello di 'regista occulto' e di istigatore, determinato a perseguire - con ogni mezzo fraudolento e/o elusivo della normativa in tema di opa e di patti parasociali - il suo fine di mantenere saldo il principio dell'italianità della banca".



Siamo di fronte alle follie ermeneutiche; a pasticci (pare che la Ichino di pasticci se ne intenda, s'intende quelli culinari) giuridici da incolti del diritto. Cassata la vecchia legge bancaria (che non era fascista, ma sottile, laica forse massonica) ed anche quella nuova (pur tanto vulnerasta da imperiti legislatori e vacui conoscitori di cose bancarie), la stessa lettura – tutta meneghina - del Pratis, le illuminanti letture delle considerazioni finali di fine maggio di cinque colosi signori Governatori, la consolidata anche se sofferta giurisprudenza, gli studi di una Consulenza legale, il pensiero di costituzionalisti al di sopra di ogni sospetto.



Già, si dice, Fazio è stato assolto. La banchetta spagnola gli dovrebbe restituire la provvisonale malaccortamente ed improvvidamente comminata da una pretoressa ignara dei problemi della italiana bilancia dei pagamenti- Ma quella banchetta credo che oggi è nella morsa della illiquidità bancaria di cui parlano i giornali d''oggidì- Fazio aveva vigilata,aveva preventivato la idoneità dello straniero ente creditizio, l'improvvida scalata spagnola ad una nostra colossale banca di diritto pubblico. Al danno, aggiunerà ora la beffa per colpa di una pasticciera che il Consiglio superiore della magistratura non sa o non vuole valutare.



Così va la giustizia italiana!



Calogero Taverna




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