Leggo oggi le fiere parole della Cancellieri, la nobiltà del
suo dire mi rafforza nella stima per una davvero grand commis dello stato. Io
credo nello STATO, in questa Hegeliana realtà pensata. Marx del resto discende
da Hegel. La Cancellieri ha ragione: se una reclusa corre il rischio di vita
nelle infami carceri italiane va fatta VIVERE, a prescindere dal nome che
porta. Non certo dal crimine ch...e ha commesso. Di cosa è colpevole la
Ligresti? Di "elusione" fiscale, di "responsabilità
oggettiva"? quella che incombe per certo oscurantismo giuridico dovuto a
una caccia alle streghe contro la realtà imprenditoriale italiana? Aggiungo :
La Cancellieri non è per nulla responsabile del commissariamento di Racalmuto:
per lei si trattava di atto dovuto. Ebbe a soffrire per quell'atto DOVUTO.
Venne a Racalmuto, cercò di rendersi conto di persona. Non poteva essere
facile. Mandò una onesta ma tetragona funzionaria a gestire il
commissariamento. Ma costei agì con eccesso di rigore. Un Cognato corse l
rischio di venire ammanettato per CALUNNIA. Cancellieri MATERNA allontanò
quella rude prefettessa. A mio avviso peccò di eccessivo buonismo. Racalmuto
aveva bisogno di un periodo di quarantena. La Cancellieri mandò quel gran
signore che è stato il prefetto Romano. Ignominia grande fu avere prorogato il
commissariamento. Ma nella circostanza la Canecellieri non c'era più. Dovremmo
prendercela con 'Ngilinu. Ma ora la stampa si è ammorbidata. Finge di ignorare.
Ammettiamo allora pure che della Cancelieri ne facciano polpette. A Racalmuto
che cosa ne viene? Nulla. La soddisfazione tutta vindice che chi ci ha colpito
(ma nego) sta per essere sbranata dalle Erinni? Ma sia come sia, la vera,
turpe, imperdonabile "mala gestio" - quella effettiva non quella
blaterata da ragazzuoli in vena di ascese politiche locali - non può restare
impunita. So che il giorno del giudizio si sta molto approssimando. Allora?
l'anciddruzzu nni la caggia, o canta pi gilusia o canta pi raggia".Visualizza
altro
Calogero Taverna Quando si intromettono nella mia bacheca
per raccontare frottole, mi irrito ma di solito passo oltre; quando invece
scrivono contumelie peraltro gratuite anche se clericali reagisco e contesto.
Termini come "vacca", come “ladra" non li tollero. Se si dovesse
dare del "ladro" agli imprenditori che cercano di attenuare con le
"elusioni" e non "evasioni" i rigori di un fisco che c...ome
ha detto addirittura Einaudi è - spesso, precisiamo noi - strumento cieco di
occhiuta rapina, allora mettiamo l’epiteto sugli androni di tutti gli
imprenditori italiani. E se mi permettete, dopo avere fatto per quasi sette
anni il superispettore di Reviglio vanto qualche competenza scientifica nel
settore ce l'ho (non debbo dirlo perché un questurino di paese abituato
nell'infanzia al caglio bovivo non ne può poiù di sentirmelo dire?).
Ordire fiscalmente "bare fiscali" o inventare "divident washing" ogni spa ogni srl lo fa. Trent'anni dopo dicono che lo faceva pure Berlusconi IMPRENDITORE. E per questo lo vogliono cacciar via dal Senato per una legge Severino (udite udite, approvata anche dal PDL), per una legge che in materia penale non può né deve essere retroattiva.
Odio Berlusconi, ma ciò mi dà ai nervi se ho una qualche reminiscenza nella mia formazione giovanile in tema di filosofia del diritto. E mi dispiace per i miei COMPAGNI che si sono scorati che la "verità è sempre rivoluzionaria."
10 minuti fa • Mi piace
Calogero Taverna E la verità "rivoluzione" mi dice di reagire a fronte di tutte codeste canagliate contro una ministra che non mi è simpatica - specie se mi inondano la mia bacheca con foto della sua non bella faccia - quale è la Cancellieri. Cominciamo col dire che nello stesso giorno del commissariamento di Racalmuto e Salemi qualche altro grossissimo e più importante comune estrasiciliano è stato ommissariato. Si trattò di una serie di provvedimenti del governo delle tasse per debellare "la mafia"- Saremmo stati tartassati, ma la mafia ne ebbe a soffrire. La loquela di Sgarbi per Salemi lascia il tempo che trova. Chi sa la storia del paese non può che assentire. Sgarbi fu ingenuo a prestarsi in cose che essendo di "lassù" non era in grado di intelligervi. Del resto, si è trovato impigliato in mille provvedimenti giudiziari e il sindaco in Sicilia per cinque anni non lo può più fare, manco a Cefalù. Mi dispiace ma io mi compiaccio con lo Stato italiano che davvero non guarda in faccia a nessuno manco al guru della cultura (e del governo) Sgarbi.Visualizza altro
Ordire fiscalmente "bare fiscali" o inventare "divident washing" ogni spa ogni srl lo fa. Trent'anni dopo dicono che lo faceva pure Berlusconi IMPRENDITORE. E per questo lo vogliono cacciar via dal Senato per una legge Severino (udite udite, approvata anche dal PDL), per una legge che in materia penale non può né deve essere retroattiva.
Odio Berlusconi, ma ciò mi dà ai nervi se ho una qualche reminiscenza nella mia formazione giovanile in tema di filosofia del diritto. E mi dispiace per i miei COMPAGNI che si sono scorati che la "verità è sempre rivoluzionaria."
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Calogero Taverna E la verità "rivoluzione" mi dice di reagire a fronte di tutte codeste canagliate contro una ministra che non mi è simpatica - specie se mi inondano la mia bacheca con foto della sua non bella faccia - quale è la Cancellieri. Cominciamo col dire che nello stesso giorno del commissariamento di Racalmuto e Salemi qualche altro grossissimo e più importante comune estrasiciliano è stato ommissariato. Si trattò di una serie di provvedimenti del governo delle tasse per debellare "la mafia"- Saremmo stati tartassati, ma la mafia ne ebbe a soffrire. La loquela di Sgarbi per Salemi lascia il tempo che trova. Chi sa la storia del paese non può che assentire. Sgarbi fu ingenuo a prestarsi in cose che essendo di "lassù" non era in grado di intelligervi. Del resto, si è trovato impigliato in mille provvedimenti giudiziari e il sindaco in Sicilia per cinque anni non lo può più fare, manco a Cefalù. Mi dispiace ma io mi compiaccio con lo Stato italiano che davvero non guarda in faccia a nessuno manco al guru della cultura (e del governo) Sgarbi.Visualizza altro
QUARTO CANTO INTORNO ALL'ARA
CORO: Strofe prima
Oh progenie mortali, simile
dico al nulla la vostra vita.
Qual degli uomini ha mai retaggio
di piú larga beatitudine,
che di crederla, e sí credendola,
già vederla cader vanita?
Oh! Mirando l'esempio, il fato,
triste Èdipo, che te perseguita,...
mai niuno uomo dirò beato.
Antistrofe prima
Questi attinse, volgendo ad ardua
mèta l'arco, l'eccelsa sorte;
e, distrutta la fiera vergine
profetessa dal curvo artiglio,
poi piantatosi propugnacolo
di mia terra, contro la morte,
fu di Tebe detto signore,
e ne resse l'inclite redini,
circondato di sommo onore.
Strofe seconda
Or, chi di lui piú misero?
Chi s'ebbe ugual retaggio,
nel tramutar del vivere,
di cordoglio selvaggio?
ÈDIPO, inclito principe,
a qual porto fatale!,
a un letto nuzïale,
padre e figlio, sei giunto.
Come i paterni solchi te soffersero
muti, sino a tal punto?
Antistrofe seconda
Ma il tempo, occhio che investiga
tutto, t'ha disascoso:
ed il nefando talamo
danna, e il figlio ch'è sposo.
Ahimè, figlio di Laio,
mai non t'avessi visto!
Ché in cupo duol m'attristo,
rompendo in alti guai,
io che per te già fui salvato, e l'occhio
nel sonno alfin placai.
[Sofocle - Edipo Re]
Vi noto attinenze con le amare attuali svolte dell'esistere a Racalmuto. Approccio difficile. Poesia sublime. Anticristiana, pagana, greca. La civiltà della Magna Grecia che noi postsicani di Racalmuto abbiamo nel DNA. Non possiamo rinnegarci.Visualizza altro
Calogero
Taverna https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/...CORO: Strofe prima
Oh progenie mortali, simile
dico al nulla la vostra vita.
Qual degli uomini ha mai retaggio
di piú larga beatitudine,
che di crederla, e sí credendola,
già vederla cader vanita?
Oh! Mirando l'esempio, il fato,
triste Èdipo, che te perseguita,...
mai niuno uomo dirò beato.
Antistrofe prima
Questi attinse, volgendo ad ardua
mèta l'arco, l'eccelsa sorte;
e, distrutta la fiera vergine
profetessa dal curvo artiglio,
poi piantatosi propugnacolo
di mia terra, contro la morte,
fu di Tebe detto signore,
e ne resse l'inclite redini,
circondato di sommo onore.
Strofe seconda
Or, chi di lui piú misero?
Chi s'ebbe ugual retaggio,
nel tramutar del vivere,
di cordoglio selvaggio?
ÈDIPO, inclito principe,
a qual porto fatale!,
a un letto nuzïale,
padre e figlio, sei giunto.
Come i paterni solchi te soffersero
muti, sino a tal punto?
Antistrofe seconda
Ma il tempo, occhio che investiga
tutto, t'ha disascoso:
ed il nefando talamo
danna, e il figlio ch'è sposo.
Ahimè, figlio di Laio,
mai non t'avessi visto!
Ché in cupo duol m'attristo,
rompendo in alti guai,
io che per te già fui salvato, e l'occhio
nel sonno alfin placai.
[Sofocle - Edipo Re]
Vi noto attinenze con le amare attuali svolte dell'esistere a Racalmuto. Approccio difficile. Poesia sublime. Anticristiana, pagana, greca. La civiltà della Magna Grecia che noi postsicani di Racalmuto abbiamo nel DNA. Non possiamo rinnegarci.Visualizza altro
PRELUDIO
Odio l'usata poesia: concede
comoda al vulgo i flosci fianchi e senza
palpiti sotto i consueti amplessi
4 stendesi e dorme.
A me la strofe vigile, balzante
co 'l plauso e 'l piede ritmico ne' cori:
per l'ala a volo io còlgola, si volge ...
8 ella e repugna.
Tal fra le strette d'amator silvano
torcesi un'evia su 'l nevoso Edone:
piú belli i vezzi del fiorente petto
12 saltan compressi,
e baci e strilli su l'accesa bocca
mesconsi: ride la marmorea fronte
al sole, effuse in lunga onda le chiome
16 fremono a' venti.
[G. Carducci: Odi barbare]Visualizza altro
Odio l'usata poesia: concede
comoda al vulgo i flosci fianchi e senza
palpiti sotto i consueti amplessi
4 stendesi e dorme.
A me la strofe vigile, balzante
co 'l plauso e 'l piede ritmico ne' cori:
per l'ala a volo io còlgola, si volge ...
8 ella e repugna.
Tal fra le strette d'amator silvano
torcesi un'evia su 'l nevoso Edone:
piú belli i vezzi del fiorente petto
12 saltan compressi,
e baci e strilli su l'accesa bocca
mesconsi: ride la marmorea fronte
al sole, effuse in lunga onda le chiome
16 fremono a' venti.
[G. Carducci: Odi barbare]Visualizza altro
ALLE FONTI DEL CLITUMNO
Ancor dal monte, che di foschi ondeggia
frassini al vento mormoranti e lunge
per l'aure odora fresco di silvestri
4 salvie e di timi,
scendon nel vespero umido, o Clitumno,
a te le greggi: a te l'umbro fanciullo
la riluttante pecora ne l'onda ...
8 immerge, mentre
vèr lui dal seno de la madre adusta,
che scalza siede al casolare e canta,
una poppante volgesi e dal viso
12 tondo sorride:
pensoso il padre, di caprine pelli
l'anche ravvolto come i fauni antichi,
regge il dipinto plaustro e la forza
16 de' bei giovenchi,
de' bei giovenchi dal quadrato petto,
erti su 'l capo le lunate corna,
dolci ne gli occhi, nivëi, che il mite
20 Virgilio amava.
Oscure intanto fumano le nubi
su l'Apennino: grande, austera, verde
da le montagne digradanti in cerchio
24 l'Umbrïa guarda.
Salve, Umbria verde, e tu del puro fonte
nume Clitumno! Sento in cuor l'antica
patria e aleggiarmi su l'accesa fronte
28 gl'itali iddii.
Chi l'ombre indusse del piangente salcio
su' rivi sacri? ti rapisca il vento
de l'Apennino, o molle pianta, amore
32 d'umili tempi!
Qui pugni a' verni e arcane istorie frema
co 'l palpitante maggio ilice nera,
a cui d'allegra giovinezza il tronco
36 l'edera veste:
qui folti a torno l'emergente nume
stieno, giganti vigili, i cipressi;
e tu fra l'ombre, tu fatali canta
40 carmi, o Clitumno.
O testimone di tre imperi, dinne
come il grave umbro ne' duelli atroce
cesse a l'astato velite e la forte
44 Etruria crebbe:
di' come sovra le congiunte ville
dal superbo Címino a gran passi
calò Gradivo poi, piantando i segni
48 fieri di Roma.
Ma tu placavi, indigete comune
italo nume, i vincitori a i vinti,
e, quando tonò il punico furore
52 dal Trasimeno,
per gli antri tuoi salí grido, e la torta
lo ripercosse buccina da i monti:
- O tu che pasci i buoi presso Mevania
56 caliginosa,
e tu che i proni colli ari alla sponda
del Nar sinistra, e tu che i boschi abbatti
sopra Spoleto verdi o ne la marzia
60 Todi fai nozze,
lascia il bue grasso tra le canne, lascia
il torel fulvo a mezzo solco, lascia
ne l'inclinata quercia il cuneo, lascia
64 la sposa a l'ara;
e corri, corri, corri! con la scure
corri e co' dardi, con la clava e l'asta!
corri! minaccia gl'itali penati
68 Annibal diro. -
Deh come rise d'alma luce il sole
per questa chiostra di bei monti, quando
urlanti vide e ruinanti in fuga
72 l'alta Spoleto
i Mauri immani e i númidi cavalli
con mischia oscena, e, sovra loro, nembi
di ferro, flutti d'olio ardente, e i canti
76 de la vittoria!
Tutto ora tace. Nel sereno gorgo
la tenue miro salïente vena:
trema, e d'un lieve pullular lo specchio
80 segna de l'acque.
Ride sepolta a l'imo una foresta
breve, e rameggia immobile: il diaspro
par che si mischi in flessuosi amori
84 con l'ametista.
E di zaffiro i fior paiono, ed hanno
de l'adamante rigido i riflessi,
e splendon freddi e chiamano a i silenzi
88 del verde fondo.
A piè de i monti e de le querce a l'ombra
co' fiumi, o Italia, è de' tuoi carmi il fonte.
Visser le ninfe, vissero: e un divino
92 talamo è questo.
Emergean lunghe ne' fluenti veli
naiadi azzurre, e per la cheta sera
chiamavan alto le sorelle brune
96 da le montagne,
e danze sotto l'imminente luna
guidavan, liete ricantando in coro
di Giano eterno e quanto amor lo vinse
100 di Camesena.
Egli dal cielo, autoctona virago
ella: fu letto l'Apennin fumante:
velaro i nembi il grande amplesso, e nacque
104 l'itala gente.
Tutto ora tace, o vedovo Clitumno,
tutto: de' vaghi tuoi delúbri un solo
t'avanza, e dentro pretestato nume
108 tu non vi siedi.
Non piú perfusi del tuo fiume sacro
menano i tori, vittime orgogliose,
trofei romani a i templi aviti: Roma
112 piú non trionfa.
Piú non trionfa, poi che un galileo
di rosse chiome il Campidoglio ascese,
gittolle in braccio una sua croce, e disse
116 - Portala, e servi. -
Figgîr le ninfe a piangere ne' fiumi
occulte e dentro i cortici materni,
od ululando dileguaron come
120 nuvole a i monti,
quando una strana compagnia, tra i bianchi
templi spogliati e i colonnati infranti,
procedé lenta, in neri sacchi avvolta,
124 litanïando,
e sovra i campi del lavoro umano
sonanti e i clivi memori d'impero
fece deserto, et il deserto disse
128 regno di Dio.
Strappâr le turbe a i santi aratri, a i vecchi
padri aspettanti, a le fiorenti mogli;
ovunque il divo sol benedicea,
132 maledicenti.
Maledicenti a l'opre de la vita
e de l'amore, ei deliraro atroci
congiungimenti di dolor con Dio
136 su rupi e in grotte:
discesero ebri di dissolvimento
a le cittadi, e in ridde paurose
al crocefisso supplicaro, empi,
140 d'essere abietti.
Salve, o serena de l'Ilisso in riva,
o intera e dritta a i lidi almi del Tebro
anima umana! i foschi dí passaro,
144 risorgi e regna.
E tu, pia madre di giovenchi invitti
a franger glebe e rintegrar maggesi,
e d'annitrenti in guerra aspri polledri
148 Italia madre,
madre di biade e viti e leggi eterne
ed inclite arti a raddolcir la vita,
salve! a te i canti de l'antica lode
152 io rinnovello.
Plaudono i monti al carme e i boschi e l'acque
de l'Umbria verde: in faccia a noi fumando
ed anelando nuove industrie in corsa
156 fischia il vapore.
ROMA
Roma, ne l'aer tuo lancio l'anima altera volante:
2 accogli, o Roma, e avvolgi l'anima mia di luce.
Non curïoso a te de le cose piccole io vengo:
4 chi le farfalle cerca sotto l'arco di Tito?
Che importa a me se l'irto spettral vinattier di Stradella
6 mesce in Montecitorio celie allobroghe e ambagi?
e se il lungi operoso tessitor di Biella s'impiglia,
8 ragno attirante in vano, dentro le reti sue?
Cingimi, o Roma, d'azzurro, di sole m'illumina, o Roma:
10 raggia divino il sole pe' larghi azzurri tuoi.
Ei benedice al fosco Vaticano, al bel Quirinale,
12 al vecchio Capitolio santo fra le ruine;
e tu da i sette colli protendi, o Roma, le braccia
14 a l'amor che diffuso splende per l'aure chete.
Oh talamo grande, solitudini de la Campagna!
16 e tu Soratte grigio, testimone in eterno!
Monti d'Alba, cantate sorridenti l'epitalamio;
18 Tuscolo verde, canta; canta, irrigua Tivoli;
mentr'io da 'l Gianicolo ammiro l'imagin de l'urbe,
20 nave immensa lanciata vèr' l'impero del mondo.
O nave che attingi con la poppa l'alto infinito,
22 varca a' misterïosi liti l'anima mia.
Ne' crepuscoli a sera di gemmeo candore fulgenti
24 tranquillamente lunghi su la Flaminia via,
l'ora suprema calando con tacita ala mi sfiori
26 la fronte, e ignoto io passi ne la serena pace;
passi a i concilii de l'ombre, rivegga li spiriti magni
28 de i padri conversanti lungh'esso il fiume sacro.Visualizza altro
Ancor dal monte, che di foschi ondeggia
frassini al vento mormoranti e lunge
per l'aure odora fresco di silvestri
4 salvie e di timi,
scendon nel vespero umido, o Clitumno,
a te le greggi: a te l'umbro fanciullo
la riluttante pecora ne l'onda ...
8 immerge, mentre
vèr lui dal seno de la madre adusta,
che scalza siede al casolare e canta,
una poppante volgesi e dal viso
12 tondo sorride:
pensoso il padre, di caprine pelli
l'anche ravvolto come i fauni antichi,
regge il dipinto plaustro e la forza
16 de' bei giovenchi,
de' bei giovenchi dal quadrato petto,
erti su 'l capo le lunate corna,
dolci ne gli occhi, nivëi, che il mite
20 Virgilio amava.
Oscure intanto fumano le nubi
su l'Apennino: grande, austera, verde
da le montagne digradanti in cerchio
24 l'Umbrïa guarda.
Salve, Umbria verde, e tu del puro fonte
nume Clitumno! Sento in cuor l'antica
patria e aleggiarmi su l'accesa fronte
28 gl'itali iddii.
Chi l'ombre indusse del piangente salcio
su' rivi sacri? ti rapisca il vento
de l'Apennino, o molle pianta, amore
32 d'umili tempi!
Qui pugni a' verni e arcane istorie frema
co 'l palpitante maggio ilice nera,
a cui d'allegra giovinezza il tronco
36 l'edera veste:
qui folti a torno l'emergente nume
stieno, giganti vigili, i cipressi;
e tu fra l'ombre, tu fatali canta
40 carmi, o Clitumno.
O testimone di tre imperi, dinne
come il grave umbro ne' duelli atroce
cesse a l'astato velite e la forte
44 Etruria crebbe:
di' come sovra le congiunte ville
dal superbo Címino a gran passi
calò Gradivo poi, piantando i segni
48 fieri di Roma.
Ma tu placavi, indigete comune
italo nume, i vincitori a i vinti,
e, quando tonò il punico furore
52 dal Trasimeno,
per gli antri tuoi salí grido, e la torta
lo ripercosse buccina da i monti:
- O tu che pasci i buoi presso Mevania
56 caliginosa,
e tu che i proni colli ari alla sponda
del Nar sinistra, e tu che i boschi abbatti
sopra Spoleto verdi o ne la marzia
60 Todi fai nozze,
lascia il bue grasso tra le canne, lascia
il torel fulvo a mezzo solco, lascia
ne l'inclinata quercia il cuneo, lascia
64 la sposa a l'ara;
e corri, corri, corri! con la scure
corri e co' dardi, con la clava e l'asta!
corri! minaccia gl'itali penati
68 Annibal diro. -
Deh come rise d'alma luce il sole
per questa chiostra di bei monti, quando
urlanti vide e ruinanti in fuga
72 l'alta Spoleto
i Mauri immani e i númidi cavalli
con mischia oscena, e, sovra loro, nembi
di ferro, flutti d'olio ardente, e i canti
76 de la vittoria!
Tutto ora tace. Nel sereno gorgo
la tenue miro salïente vena:
trema, e d'un lieve pullular lo specchio
80 segna de l'acque.
Ride sepolta a l'imo una foresta
breve, e rameggia immobile: il diaspro
par che si mischi in flessuosi amori
84 con l'ametista.
E di zaffiro i fior paiono, ed hanno
de l'adamante rigido i riflessi,
e splendon freddi e chiamano a i silenzi
88 del verde fondo.
A piè de i monti e de le querce a l'ombra
co' fiumi, o Italia, è de' tuoi carmi il fonte.
Visser le ninfe, vissero: e un divino
92 talamo è questo.
Emergean lunghe ne' fluenti veli
naiadi azzurre, e per la cheta sera
chiamavan alto le sorelle brune
96 da le montagne,
e danze sotto l'imminente luna
guidavan, liete ricantando in coro
di Giano eterno e quanto amor lo vinse
100 di Camesena.
Egli dal cielo, autoctona virago
ella: fu letto l'Apennin fumante:
velaro i nembi il grande amplesso, e nacque
104 l'itala gente.
Tutto ora tace, o vedovo Clitumno,
tutto: de' vaghi tuoi delúbri un solo
t'avanza, e dentro pretestato nume
108 tu non vi siedi.
Non piú perfusi del tuo fiume sacro
menano i tori, vittime orgogliose,
trofei romani a i templi aviti: Roma
112 piú non trionfa.
Piú non trionfa, poi che un galileo
di rosse chiome il Campidoglio ascese,
gittolle in braccio una sua croce, e disse
116 - Portala, e servi. -
Figgîr le ninfe a piangere ne' fiumi
occulte e dentro i cortici materni,
od ululando dileguaron come
120 nuvole a i monti,
quando una strana compagnia, tra i bianchi
templi spogliati e i colonnati infranti,
procedé lenta, in neri sacchi avvolta,
124 litanïando,
e sovra i campi del lavoro umano
sonanti e i clivi memori d'impero
fece deserto, et il deserto disse
128 regno di Dio.
Strappâr le turbe a i santi aratri, a i vecchi
padri aspettanti, a le fiorenti mogli;
ovunque il divo sol benedicea,
132 maledicenti.
Maledicenti a l'opre de la vita
e de l'amore, ei deliraro atroci
congiungimenti di dolor con Dio
136 su rupi e in grotte:
discesero ebri di dissolvimento
a le cittadi, e in ridde paurose
al crocefisso supplicaro, empi,
140 d'essere abietti.
Salve, o serena de l'Ilisso in riva,
o intera e dritta a i lidi almi del Tebro
anima umana! i foschi dí passaro,
144 risorgi e regna.
E tu, pia madre di giovenchi invitti
a franger glebe e rintegrar maggesi,
e d'annitrenti in guerra aspri polledri
148 Italia madre,
madre di biade e viti e leggi eterne
ed inclite arti a raddolcir la vita,
salve! a te i canti de l'antica lode
152 io rinnovello.
Plaudono i monti al carme e i boschi e l'acque
de l'Umbria verde: in faccia a noi fumando
ed anelando nuove industrie in corsa
156 fischia il vapore.
ROMA
Roma, ne l'aer tuo lancio l'anima altera volante:
2 accogli, o Roma, e avvolgi l'anima mia di luce.
Non curïoso a te de le cose piccole io vengo:
4 chi le farfalle cerca sotto l'arco di Tito?
Che importa a me se l'irto spettral vinattier di Stradella
6 mesce in Montecitorio celie allobroghe e ambagi?
e se il lungi operoso tessitor di Biella s'impiglia,
8 ragno attirante in vano, dentro le reti sue?
Cingimi, o Roma, d'azzurro, di sole m'illumina, o Roma:
10 raggia divino il sole pe' larghi azzurri tuoi.
Ei benedice al fosco Vaticano, al bel Quirinale,
12 al vecchio Capitolio santo fra le ruine;
e tu da i sette colli protendi, o Roma, le braccia
14 a l'amor che diffuso splende per l'aure chete.
Oh talamo grande, solitudini de la Campagna!
16 e tu Soratte grigio, testimone in eterno!
Monti d'Alba, cantate sorridenti l'epitalamio;
18 Tuscolo verde, canta; canta, irrigua Tivoli;
mentr'io da 'l Gianicolo ammiro l'imagin de l'urbe,
20 nave immensa lanciata vèr' l'impero del mondo.
O nave che attingi con la poppa l'alto infinito,
22 varca a' misterïosi liti l'anima mia.
Ne' crepuscoli a sera di gemmeo candore fulgenti
24 tranquillamente lunghi su la Flaminia via,
l'ora suprema calando con tacita ala mi sfiori
26 la fronte, e ignoto io passi ne la serena pace;
passi a i concilii de l'ombre, rivegga li spiriti magni
28 de i padri conversanti lungh'esso il fiume sacro.Visualizza altro
In questi giorni ho dovuto fronteggiare diatribe non sempre
esaltanti. Mi sto stufando. Rinnego qui ogni mio momento di debolezza, ogni
cedimento e torno alla mia musica alla russa patetica.
http://www.youtube.com/watch?v=V04QdGuFHYQ
http://www.youtube.com/watch?v=V04QdGuFHYQ
Permettimi una battutaccia:se scrivere un bel libro
significa scrivere un ibro per ebeti e da ebeti, io quel lbron on lo scriverò
mai. Dico e ripeto: a me di farmi capire dagli imbecilli non va proprio.
Ovviamente dico questo ad uno che considero uomo e medico di altissimo ingegno.
Ma poi mi dovrei un po' offendere perché di libri su Racalmuto ne ho già
scritto due e dicono che suvvia! non sono ma...laccio, anche sotto il profilo
della eleganza espositiva. C'è molto latino, questo è vero, ma come si fa a parlare
della storia della chiesa racalmutese senza parlare talora latino. Oltretutto
il canonico Mantione fu un latinista coi fiocchi. L'arciprete Tirone non
scherzava e gli teneva testa il notaio Savatteri. Perché oltretutto la
grandissima intelighentia di Racalmuto si è formata nel seminario vescovile di
Agrigento ove ad esempio ai miei tempi insegnava il canonico Vaianella, un
gigante in latino e greco pur basso di statura E ciò con buona pace per
Sciascia che ci attaccò a noi tutti ex seminaristi ma lui il latino non lo
sapeva, in questo era mogliedipendente e la signora di latino ne sapeva e
tanto. Mi dispiace, ma la storia della matrice di Racalmuto è per spiriti
eletti. Vi ho passato ex professo 30 anni a studiarla e alla fine mi ritrovo al
punto di prima perché tutta la storia mondiale, nazionale e siciliana vi passa
e c'è proprio da perdersi. Post scriptum: non ho mancato di fornire a padre
Puma, mio fraterno e affettuosissimo amico dal 10 ottobre del 1045 sino alla
sua morte, ben 300 cartelle dattiloscritte sulla storia della Ecclesia terrae
Raclmuti. Glielo ho date naturalmente come appunti e naturalmente ne ho copia e
molta roba l'ho pubblicata almeno una ventina di anni fa. Padre Puma non ne
fece nulla per ragioni sue. Restò l'incartamento tra le sue cose lasciate senza
testamento. Qualche ragazzuolo se ne impossessò; ne pubblica stralci a nome suo
e talune pagine - peraltro scritte divinamente - me le trovo in libri firmati e
registrati addirittura come se fossero ispirate dal defunto Nalbone, che non
posso ovviamente chiamare in un processo di plagio che prima o poi intenteròVisualizza
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Calogero Taverna A QUESTO PUNTO CREDO CHE DEBBA
GIUSTIFICARMI: Perché MI STO PRENDENDO LA BRIGA DI DIFENDERE IL BUON NOME DELLA
CANCELLIERI. QUANTI POTREBBERO SUBITO RINFACCIAMI CIò CHE IMPUDENTEMENTE E CON
IL MIO STILE ROCOCò HO SPARATO CONTRO LA MINISTRA CANCELIERI. NON RINNEGO NULLA
ED ANCORA RIDO per il mio invito a non fare pipì al Circolo Unione al fine di
evitare di inquinare l'acqua della ...Fontana di Racalmuto.
Allora si trattava di provvedimento amministrativo improvvido, oggi si tratta di una campagna tanto meschina, fatta di invidia, micragnosa quanto soprattutto gratuita. Se il figlio della Cancellieri prende tutta quella buona uscita (per anzianità convenzionali, credo) la madre non ci azzecca NULLA. Se la prendano con Berlusconi e Castelli che nel 2002 fecero quelle due nicodemiche varianti al codice civile. Ne ho scritto a raffica nel mio blog. Confermo.
21 minuti fa · Mi piace
Calogero Taverna Piccola digressione. il dottor Peluso viene cooptato nell' alta amministrazione di una primaria società di assicurazione quando la madre non era nessuno (i prefetti distaccati al Viminale sono merce molto inflazionata).Perché? Nessuno ancora me l'ha detto. La chiamata escludo che sia avvenuta perché una signora molto apprezzata sta in quel colle di fronte al teatro lirico di Roma abbia sparato una raccomandazione nepotista. E' un incarico per chiamata fiduciaria. Chi e perché uno dei massimi poteri occulti del mondo assicurativo ha avuto l'uzzolo di prescegliere, come Gesù per Matteo, questo giovincello che ora tutti vogliono sprampazzare? Una cosa ho imparato bruciandomi un po' vicino le stanze del potere: la fiducanon si accorda per assecondare raccomandazioni nepotiste. Che c'era dietro? Ma quali colpe poteva avere il Peluso? Che peso aveva allora la Cancellieri? Indagate e troverete il nulla. Ma i signori propalatori della Casta sanno bene tutto (ci sono onniscienti servizi che i segreti sanno bene propalare). Allora? Davvero atanodelle grillate per inventare veità diffamatorie? Io non ci sto.
12 minuti fa · Mi piace
Calogero Taverna Seconda digressione: La Cancellieri per la messa in commissariamento di Racalmuto non ha colpa alcuna. Prefetto, Regione, Triade di Diomede. antimafia, (non vi voglio mettere Petralia) avevano ben bene cucinato la nostra comunità. A torto? Lo grido non da oggi. Ma più passa il tempo, qualche altra cosuccia vengo a sapere ed il mio convincimento scema di giorno in giorno. L'anciddruzzu nni ja caggia o canta pi gilusia o canta pi raggia. In gabbia qualcuno c'è stato tanti altri pare che ogm notte si fanno la barba così se la mattina prestissimo vengono prelevati, la TV li riprendere sciacquati e puliti. Mi hanno dato del terrorista per questo. Lo spero davvero che questo sia infondato e deplorevole mio spargere terrore. Del resto che ci guadagnerei a spargere terrore? diventare sindaco di Racalmuto? No, grazie. Allora ricordiamo tutti che quelle indagini più o meno poliziesche inondarono di grida ed allarmi giornali e gracchiati televisioni locali (quella cove stridula agrigentina ce l’ho ancora nelle orecchie). Anche i COGNATI si misero a strillare contro i loro pur autorevoli cognati. RICORDATE? Epoi le alate e neo penne giornalistiche racalmutesi? e i blog, e gli aspiranti sindaco di Racalmuto? Tanto tuonò che piovve. Colpa della Cancellieri? Ma mi facciano il pìacere!Visualizza altro
Allora si trattava di provvedimento amministrativo improvvido, oggi si tratta di una campagna tanto meschina, fatta di invidia, micragnosa quanto soprattutto gratuita. Se il figlio della Cancellieri prende tutta quella buona uscita (per anzianità convenzionali, credo) la madre non ci azzecca NULLA. Se la prendano con Berlusconi e Castelli che nel 2002 fecero quelle due nicodemiche varianti al codice civile. Ne ho scritto a raffica nel mio blog. Confermo.
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Calogero Taverna Piccola digressione. il dottor Peluso viene cooptato nell' alta amministrazione di una primaria società di assicurazione quando la madre non era nessuno (i prefetti distaccati al Viminale sono merce molto inflazionata).Perché? Nessuno ancora me l'ha detto. La chiamata escludo che sia avvenuta perché una signora molto apprezzata sta in quel colle di fronte al teatro lirico di Roma abbia sparato una raccomandazione nepotista. E' un incarico per chiamata fiduciaria. Chi e perché uno dei massimi poteri occulti del mondo assicurativo ha avuto l'uzzolo di prescegliere, come Gesù per Matteo, questo giovincello che ora tutti vogliono sprampazzare? Una cosa ho imparato bruciandomi un po' vicino le stanze del potere: la fiducanon si accorda per assecondare raccomandazioni nepotiste. Che c'era dietro? Ma quali colpe poteva avere il Peluso? Che peso aveva allora la Cancellieri? Indagate e troverete il nulla. Ma i signori propalatori della Casta sanno bene tutto (ci sono onniscienti servizi che i segreti sanno bene propalare). Allora? Davvero atanodelle grillate per inventare veità diffamatorie? Io non ci sto.
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Calogero Taverna Seconda digressione: La Cancellieri per la messa in commissariamento di Racalmuto non ha colpa alcuna. Prefetto, Regione, Triade di Diomede. antimafia, (non vi voglio mettere Petralia) avevano ben bene cucinato la nostra comunità. A torto? Lo grido non da oggi. Ma più passa il tempo, qualche altra cosuccia vengo a sapere ed il mio convincimento scema di giorno in giorno. L'anciddruzzu nni ja caggia o canta pi gilusia o canta pi raggia. In gabbia qualcuno c'è stato tanti altri pare che ogm notte si fanno la barba così se la mattina prestissimo vengono prelevati, la TV li riprendere sciacquati e puliti. Mi hanno dato del terrorista per questo. Lo spero davvero che questo sia infondato e deplorevole mio spargere terrore. Del resto che ci guadagnerei a spargere terrore? diventare sindaco di Racalmuto? No, grazie. Allora ricordiamo tutti che quelle indagini più o meno poliziesche inondarono di grida ed allarmi giornali e gracchiati televisioni locali (quella cove stridula agrigentina ce l’ho ancora nelle orecchie). Anche i COGNATI si misero a strillare contro i loro pur autorevoli cognati. RICORDATE? Epoi le alate e neo penne giornalistiche racalmutesi? e i blog, e gli aspiranti sindaco di Racalmuto? Tanto tuonò che piovve. Colpa della Cancellieri? Ma mi facciano il pìacere!Visualizza altro
Calogero Taverna A QUESTO PUNTO CREDO CHE DEBBA
GIUSTIFICARMI: Perché MI STO PRENDENDO LA BRIGA DI DIFENDERE IL BUON NOME DELLA
CANCELLIERI. QUANTI POTREBBERO SUBITO RINFACCIAMI CIò CHE IMPUDENTEMENTE E CON
IL MIO STILE ROCOCò HO SPARATO CONTRO LA MINISTRA CANCELIERI. NON RINNEGO NULLA
ED ANCORA RIDO per il mio invito a non fare pipì al Circolo Unione al fine di
evitare di inquinare l'acqua della ...Fontana di Racalmuto.
Allora si trattava di provvedimento amministrativo improvvido, oggi si tratta di una campagna tanto meschina, fatta di invidia, micragnosa quanto soprattutto gratuita. Se il figlio della Cancellieri prende tutta quella buona uscita (per anzianità convenzionali, credo) la madre non ci azzecca NULLA. Se la prendano con Berlusconi e Castelli che nel 2002 fecero quelle due nicodemiche varianti al codice civile. Ne ho scritto a raffica nel mio blog. Confermo.
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Calogero Taverna Piccola digressione. il dottor Peluso viene cooptato nell' alta amministrazione di una primaria società di assicurazione quando la madre non era nessuno (i prefetti distaccati al Viminale sono merce molto inflazionata).Perché? Nessuno ancora me l'ha detto. La chiamata escludo che sia avvenuta perché una signora molto apprezzata sta in quel colle di fronte al teatro lirico di Roma abbia sparato una raccomandazione nepotista. E' un incarico per chiamata fiduciaria. Chi e perché uno dei massimi poteri occulti del mondo assicurativo ha avuto l'uzzolo di prescegliere, come Gesù per Matteo, questo giovincello che ora tutti vogliono sprampazzare? Una cosa ho imparato bruciandomi un po' vicino le stanze del potere: la fiducanon si accorda per assecondare raccomandazioni nepotiste. Che c'era dietro? Ma quali colpe poteva avere il Peluso? Che peso aveva allora la Cancellieri? Indagate e troverete il nulla. Ma i signori propalatori della Casta sanno bene tutto (ci sono onniscienti servizi che i segreti sanno bene propalare). Allora? Davvero atanodelle grillate per inventare veità diffamatorie? Io non ci sto.
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Calogero Taverna Seconda digressione: La Cancellieri per la messa in commissariamento di Racalmuto non ha colpa alcuna. Prefetto, Regione, Triade di Diomede. antimafia, (non vi voglio mettere Petralia) avevano ben bene cucinato la nostra comunità. A torto? Lo grido non da oggi. Ma più passa il tempo, qualche altra cosuccia vengo a sapere ed il mio convincimento scema di giorno in giorno. L'anciddruzzu nni ja caggia o canta pi gilusia o canta pi raggia. In gabbia qualcuno c'è stato tanti altri pare che ogm notte si fanno la barba così se la mattina prestissimo vengono prelevati, la TV li riprendere sciacquati e puliti. Mi hanno dato del terrorista per questo. Lo spero davvero che questo sia infondato e deplorevole mio spargere terrore. Del resto che ci guadagnerei a spargere terrore? diventare sindaco di Racalmuto? No, grazie. Allora ricordiamo tutti che quelle indagini più o meno poliziesche inondarono di grida ed allarmi giornali e gracchiati televisioni locali (quella cove stridula agrigentina ce l’ho ancora nelle orecchie). Anche i COGNATI si misero a strillare contro i loro pur autorevoli cognati. RICORDATE? Epoi le alate e neo penne giornalistiche racalmutesi? e i blog, e gli aspiranti sindaco di Racalmuto? Tanto tuonò che piovve. Colpa della Cancellieri? Ma mi facciano il pìacere!Visualizza altro
Allora si trattava di provvedimento amministrativo improvvido, oggi si tratta di una campagna tanto meschina, fatta di invidia, micragnosa quanto soprattutto gratuita. Se il figlio della Cancellieri prende tutta quella buona uscita (per anzianità convenzionali, credo) la madre non ci azzecca NULLA. Se la prendano con Berlusconi e Castelli che nel 2002 fecero quelle due nicodemiche varianti al codice civile. Ne ho scritto a raffica nel mio blog. Confermo.
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Calogero Taverna Piccola digressione. il dottor Peluso viene cooptato nell' alta amministrazione di una primaria società di assicurazione quando la madre non era nessuno (i prefetti distaccati al Viminale sono merce molto inflazionata).Perché? Nessuno ancora me l'ha detto. La chiamata escludo che sia avvenuta perché una signora molto apprezzata sta in quel colle di fronte al teatro lirico di Roma abbia sparato una raccomandazione nepotista. E' un incarico per chiamata fiduciaria. Chi e perché uno dei massimi poteri occulti del mondo assicurativo ha avuto l'uzzolo di prescegliere, come Gesù per Matteo, questo giovincello che ora tutti vogliono sprampazzare? Una cosa ho imparato bruciandomi un po' vicino le stanze del potere: la fiducanon si accorda per assecondare raccomandazioni nepotiste. Che c'era dietro? Ma quali colpe poteva avere il Peluso? Che peso aveva allora la Cancellieri? Indagate e troverete il nulla. Ma i signori propalatori della Casta sanno bene tutto (ci sono onniscienti servizi che i segreti sanno bene propalare). Allora? Davvero atanodelle grillate per inventare veità diffamatorie? Io non ci sto.
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Calogero Taverna Seconda digressione: La Cancellieri per la messa in commissariamento di Racalmuto non ha colpa alcuna. Prefetto, Regione, Triade di Diomede. antimafia, (non vi voglio mettere Petralia) avevano ben bene cucinato la nostra comunità. A torto? Lo grido non da oggi. Ma più passa il tempo, qualche altra cosuccia vengo a sapere ed il mio convincimento scema di giorno in giorno. L'anciddruzzu nni ja caggia o canta pi gilusia o canta pi raggia. In gabbia qualcuno c'è stato tanti altri pare che ogm notte si fanno la barba così se la mattina prestissimo vengono prelevati, la TV li riprendere sciacquati e puliti. Mi hanno dato del terrorista per questo. Lo spero davvero che questo sia infondato e deplorevole mio spargere terrore. Del resto che ci guadagnerei a spargere terrore? diventare sindaco di Racalmuto? No, grazie. Allora ricordiamo tutti che quelle indagini più o meno poliziesche inondarono di grida ed allarmi giornali e gracchiati televisioni locali (quella cove stridula agrigentina ce l’ho ancora nelle orecchie). Anche i COGNATI si misero a strillare contro i loro pur autorevoli cognati. RICORDATE? Epoi le alate e neo penne giornalistiche racalmutesi? e i blog, e gli aspiranti sindaco di Racalmuto? Tanto tuonò che piovve. Colpa della Cancellieri? Ma mi facciano il pìacere!Visualizza altro
Ma se il Nord ha dato alla Cancellieri qualche delusione, il
Sud molte di più. La Guardasigilli è stata per quattro anni prefetto di
Catania, terra d’origine del marito farmacista, Sebastiano Peluso, che nelle
vicinanze del capoluogo etneo possiede un avviato agriturismo. «La signora,
quando è stata nominata ministro, stava raccogliendo le olive» tramanda la
vulgata popolare.
In realtà in Sicil...ia la Cancellieri ha ricoperto incarichi di alto prestigio. Per esempio nel 2009, dopo essere andata in «quiescenza» come prefetto, ha subito collezionato due incarichi: l’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo l’ha nominata commissario del Teatro Bellini e l’ha posta al vertice della delicata commissione per il Piano rifiuti (da sempre uno dei business più appetibili per la criminalità organizzata). L’incontro tra l’ex prefetto e il presidente purtroppo non ha portato i frutti sperati e Lombardo è persino finito indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Cancellieri, garantista, è rimasta al suo posto ancora per qualche mese. Purtroppo per lui, nel giugno 2012, Lombardo, dopo aver perso la poltrona di governatore, ha guadagnato la sbarra da imputato «coatto». Ma questo è successo quando Cancellieri era già partita per altri lidi. A Catania le è rimasto appiccicato un piccolo grattacapo. Un’iscrizione per abuso d’ufficio, ricordo di quando era commissario al Bellini per alcune consulenze, ritenute inutili e costose. A denunciarla è stata l’avvocato Antonio Fiumefreddo: «La Regione in quel momento non poteva fare assunzioni né offrire lavori». Il legale aggiunge un aneddoto personale: «Un giorno andai da lei per protestare per alcune sue decisioni e lei mi rispose che la legge in Italia è sostanza e non forma. Obiettai che le isituzioni dello Stato non possono ragionare in questo modo». Fiumefreddo ci tiene a precisare che il prefetto che ha chiesto lo scioglimento per mafia del comune di Paternò, patria dei Ligresti, fu il neo insediato Giovanni Finazzo, il successore di Cancellieri. «Il Guardasigilli qui non ha dato l’impressione di essere una grande esperta di mafia» conclude l’avvocato. Il 21 novembre 2012 l’ex onorevole idv Francesco Barbato, in un’interrogazione parlamentare sottolineò: «Nel 2009 quando era ancora prefetto di Genova dichiarò che non vi fossero infiltrazioni mafiose in città, smentita qualche anno più tardi per i numerosi arresti per ’ndrangheta condotti dalle forze dell'ordine».
Barbato chiede le sue dimissioni sciorinando un lunghissimo rosario di contestazioni. Per Barbato la Cancellieri ha anche la colpa di aver respinto le dimissioni del vicecapo della Polizia Nicola Izzo, poi arrestato. Il parlamentare rimembra anche le vicissitudini giudiziarie del marito di Cancellieri. Citando «notizie online che fanno riferimento a decisioni della magistratura aventi ad oggetto l'accertamento di responsabilità per truffa ai danni dello Stato». In effetti in una sentenza del Consiglio di Stato del 2006 il nome del Peluso è tra i ricorrenti. I quali, secondo i giudici, «tutti hanno acquistato medicinali a più riprese, a prezzi inferiori a quelli praticati dai produttori, con “fustelle segna-prezzo” false, con reiterate irregolarità nella conduzione dell’esercizio». Per i magistrati «ciò emerge da diverse sentenze penali» citate nel documento. In quell’occasione il difensore di Peluso è Carlo Malinconico, il professore che con la Cancellieri condivide a partire dal novembre 2011 la «sobria» esperienza nel governo Monti, con l’incarico di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Dopo pochi mesi, però, è costretto a dimettersi per aver accettato in dono 20 mila euro di soggiorni in un lussuosissimo resort all’Argentario di proprietà di un costruttore della cosiddetta cricca degli appalti. Malinconico nell’aprile 2013 viene arrestato per due consulenze da 500 mila euro, secondo i magistrati il «ringraziamento» di un paio di imprenditori per i pareri favorevoli di Malinconico in veste di esperto di fiducia del ministero dell’ambiente.
Ma le interrogazioni più toste riguardano i braccialetti elettronici antifuga, alternativi al carcere. L’ex ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma nel gennaio 2012 domanda a Cancellieri: «Visto che la convenzione con Telecom, costata al ministero 100 milioni di euro, ha consentito in 10 anni l’utilizzo di 14 braccialetti per i condannati, perché è stata prorogata fino al 2017?». Quindi chiede di annullare il contratto di proroga, stipulato il 31 dicembre 2011, «anche perché la vecchia tecnologia, per utilizzare i 400 braccialetti previsti dalla vecchia convenzione e i 2000 dalla proroga, è del tutto superata». Cancellieri replica che per i braccialetti sono stati investiti «solo» 9 milioni di euro. Nitto Palma ribatte che ognuno vale quasi 700 mila euro, più che da Tiffany. Nel 2013 tocca ai grillini tornare sull’argomento delle presunte «spese folli per i braccialetti elettronici targati Telecom ed i possibili conflitti d'interessi del ministro della Giustizia». Scrivono i Cinquestelle: «Il responsabile Administration Finance and Control della Telecom è Piegiorgio Peluso che, con uno stipendio annuo lordo di circa 600mila euro, risulta essere figlio di Anna Maria Cancellieri ovvero colei che, in veste di ministro dell'interno prima e di ministro della Giustizia poi, avrebbe assunto la responsabilità di queste ingenti spese per l’erario». Non è in discussione che, nel settembre 2012, Peluso, dopo aver lasciato la Fonsai dei Ligresti con 5 milioni di buona uscita per un anno di lavoro, si sia accasato a Telecom Italia. Ma questo non è un reato.
di Giacomo AmadoriVisualizza altro
In realtà in Sicil...ia la Cancellieri ha ricoperto incarichi di alto prestigio. Per esempio nel 2009, dopo essere andata in «quiescenza» come prefetto, ha subito collezionato due incarichi: l’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo l’ha nominata commissario del Teatro Bellini e l’ha posta al vertice della delicata commissione per il Piano rifiuti (da sempre uno dei business più appetibili per la criminalità organizzata). L’incontro tra l’ex prefetto e il presidente purtroppo non ha portato i frutti sperati e Lombardo è persino finito indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Cancellieri, garantista, è rimasta al suo posto ancora per qualche mese. Purtroppo per lui, nel giugno 2012, Lombardo, dopo aver perso la poltrona di governatore, ha guadagnato la sbarra da imputato «coatto». Ma questo è successo quando Cancellieri era già partita per altri lidi. A Catania le è rimasto appiccicato un piccolo grattacapo. Un’iscrizione per abuso d’ufficio, ricordo di quando era commissario al Bellini per alcune consulenze, ritenute inutili e costose. A denunciarla è stata l’avvocato Antonio Fiumefreddo: «La Regione in quel momento non poteva fare assunzioni né offrire lavori». Il legale aggiunge un aneddoto personale: «Un giorno andai da lei per protestare per alcune sue decisioni e lei mi rispose che la legge in Italia è sostanza e non forma. Obiettai che le isituzioni dello Stato non possono ragionare in questo modo». Fiumefreddo ci tiene a precisare che il prefetto che ha chiesto lo scioglimento per mafia del comune di Paternò, patria dei Ligresti, fu il neo insediato Giovanni Finazzo, il successore di Cancellieri. «Il Guardasigilli qui non ha dato l’impressione di essere una grande esperta di mafia» conclude l’avvocato. Il 21 novembre 2012 l’ex onorevole idv Francesco Barbato, in un’interrogazione parlamentare sottolineò: «Nel 2009 quando era ancora prefetto di Genova dichiarò che non vi fossero infiltrazioni mafiose in città, smentita qualche anno più tardi per i numerosi arresti per ’ndrangheta condotti dalle forze dell'ordine».
Barbato chiede le sue dimissioni sciorinando un lunghissimo rosario di contestazioni. Per Barbato la Cancellieri ha anche la colpa di aver respinto le dimissioni del vicecapo della Polizia Nicola Izzo, poi arrestato. Il parlamentare rimembra anche le vicissitudini giudiziarie del marito di Cancellieri. Citando «notizie online che fanno riferimento a decisioni della magistratura aventi ad oggetto l'accertamento di responsabilità per truffa ai danni dello Stato». In effetti in una sentenza del Consiglio di Stato del 2006 il nome del Peluso è tra i ricorrenti. I quali, secondo i giudici, «tutti hanno acquistato medicinali a più riprese, a prezzi inferiori a quelli praticati dai produttori, con “fustelle segna-prezzo” false, con reiterate irregolarità nella conduzione dell’esercizio». Per i magistrati «ciò emerge da diverse sentenze penali» citate nel documento. In quell’occasione il difensore di Peluso è Carlo Malinconico, il professore che con la Cancellieri condivide a partire dal novembre 2011 la «sobria» esperienza nel governo Monti, con l’incarico di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Dopo pochi mesi, però, è costretto a dimettersi per aver accettato in dono 20 mila euro di soggiorni in un lussuosissimo resort all’Argentario di proprietà di un costruttore della cosiddetta cricca degli appalti. Malinconico nell’aprile 2013 viene arrestato per due consulenze da 500 mila euro, secondo i magistrati il «ringraziamento» di un paio di imprenditori per i pareri favorevoli di Malinconico in veste di esperto di fiducia del ministero dell’ambiente.
Ma le interrogazioni più toste riguardano i braccialetti elettronici antifuga, alternativi al carcere. L’ex ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma nel gennaio 2012 domanda a Cancellieri: «Visto che la convenzione con Telecom, costata al ministero 100 milioni di euro, ha consentito in 10 anni l’utilizzo di 14 braccialetti per i condannati, perché è stata prorogata fino al 2017?». Quindi chiede di annullare il contratto di proroga, stipulato il 31 dicembre 2011, «anche perché la vecchia tecnologia, per utilizzare i 400 braccialetti previsti dalla vecchia convenzione e i 2000 dalla proroga, è del tutto superata». Cancellieri replica che per i braccialetti sono stati investiti «solo» 9 milioni di euro. Nitto Palma ribatte che ognuno vale quasi 700 mila euro, più che da Tiffany. Nel 2013 tocca ai grillini tornare sull’argomento delle presunte «spese folli per i braccialetti elettronici targati Telecom ed i possibili conflitti d'interessi del ministro della Giustizia». Scrivono i Cinquestelle: «Il responsabile Administration Finance and Control della Telecom è Piegiorgio Peluso che, con uno stipendio annuo lordo di circa 600mila euro, risulta essere figlio di Anna Maria Cancellieri ovvero colei che, in veste di ministro dell'interno prima e di ministro della Giustizia poi, avrebbe assunto la responsabilità di queste ingenti spese per l’erario». Non è in discussione che, nel settembre 2012, Peluso, dopo aver lasciato la Fonsai dei Ligresti con 5 milioni di buona uscita per un anno di lavoro, si sia accasato a Telecom Italia. Ma questo non è un reato.
di Giacomo AmadoriVisualizza altro
Sia chiaro: io non condivido un bel nulla. Una volta si
sarebbe anzi detto: deploro e stigmaatizzo. Se quelli che ricevono in
confidenza quello che i confidenti ricevono a loro volta in confidenza e vai
giù o sù come ti pare fino ad arrivare dove almeno taluni informati sappiamo,
attaccano la povera Cancellieri, questa è bella e bruciata. A suo tempo
l'avevano idolatrata come miracolo prefettizio... fino quasi a volerla
presidentessa del Consiglio, ora invece hanno bisogno di mandarla al macero.
Apparentemente tutto per una anodina telefonata una di quelle telefonate che un
banale ministro riceve a tutte l'ore. Già, ma qui c'era la questione del
figlio? Ma già del figlio la raccomandata diceva cose poco carine per avere
pagato (prego dovuto pagare) fior di buonuscita. A me, una volta frequentatore
dei meandri della finanza bancaria ambrosiana, la Li Gresti appare una
"poveretta" giostrata dai grandi "giochi di potere" -
questi sì - come pirla (non so se si possa dire pirla) delle grandi manovre del
capitale italiano, meglio ambrosiano, che è molto più intrigante; insomma un
altro caso di "utile idiota tanto più utile quanto più idiota" come
tutto sommato fu don Michele Sindona che manco lo facevano entrare nel
consiglio di amministrazione, di cui sulla carta era presidente, quando si
dovevano decidere ad esempio le miliardarie operazioni speculative in cambi
(del resto don Michele che ne poteva sapere di outright che si chiudevano per
modo di dire con swap i cui spot chiudevano gli outright ma i cui foward invece
li riaprivano generando perdite spaventose. Allora i magistrati milanesi nulla
ne capirono. crucifissero don Michele e lasciarono libero ed indenne un
qualcuno che poi divenne a dir di Geronzi padre padrone della mpsiana AV
padovana.) Debbo essere sincero: vedo a naso molte analogie tra la fine di don
Michele e la carcerazione della figlia del siculo Li Gresti, a parte la
defunzione pseudo suicida e per fortuna l'atto di misericordia di una ministra
che ad onta di tutti, sia i miei amici di Racalmuto sia i sospetti signori del
quotidiano fatto, comincio ad apprezzare. La faccenda Cancellieri però restare
un'altra chiassata diversiva. Ma lo sappiamo tutti che ormai, specie con la
faccenda Berlusconi che non ci sta a farsi cacciar via dal Senato a voto palese,
il governo Letta è già bello e fritto: vanno tutti a casa, telefonata
compiacente o meno della Madre di Tanto Peloso. Quanto a Peloso, torno a
ribadire, cretino o non cretino, pacta sunt servanda. Certo erano pacta nati e
pasciuti per quelle astutissime e sotterranee modifiche di un paio di articoli
del codice civile da parte di due, specie allora, astutissimi e Cicero pro domo
sua, Berlusconi e Castelli. Ne scrivo, ne riscrivo nei miei blog e non mi va
qui di ritornare a spiegare cosa furono sono e mi auguro non saranno le
buoneuscite per anzianità convenzionali. Quel che mi fa specie è che mentre per
il Peloso si cerca di fare questi gran can can (un po' tartufescamente da certi
miei amici paesani) nulla si dice dei confessati 32 milionì di euro in undici
mesi per riliquidare un vero boiardo dello Stato bancario ed assicurativo.
Forse perché quello certa stampa la foraggia ancora. Quanto a quell'epiteto di
LADRA che spunta purtroppo nella mia bacheca, mandai a suo tempo a quel paese
un mio paesano questurino con coda applaudente di una visionaria mariana per
una "vacca" affibbiata ad una degna e innocua signora e quindi chissà
che dovrei dire ora per questo epiteto abilmente non specificato ma sempre a
gentile sigora dovrebbe riferirsi. Deploro e sigmatizzo, comuque.Visualizza
altro
Calogero Taverna A QUESTO PUNTO CREDO CHE DEBBA
GIUSTIFICARMI: Perché MI STO PRENDENDO LA BRIGA DI DIFENDERE IL BUON NOME DELLA
CANCELLIERI. QUANTI POTREBBERO SUBITO RINFACCIAMI CIò CHE IMPUDENTEMENTE E CON
IL MIO STILE ROCOCò HO SPARATO CONTRO LA MINI...Altro[altroin contra omnia Racalmuto]
Oriana: c...'è poco da capire Calogero.. una famiglia credo.
Oriana moglie marito e figliola..io la vedo cosi.. forse perchè sono donna. e comunque il tipo di pittura è troppo casto per pensare qualcosa che non si vede affatto.. ovvero che non suscita.
Calogero Taverna Ho cercato di riportare qui lunghi passi del Genesi .. ma non ci sono riuscito. Fortunatamente perché ci poteva essere il rischo che tanti miei amici intelligenti ma sempre dalla fede ardente mi potevano mandare a quel paese. Allora: mi sono convinto il modo strambo di generare da parte di Adamo qui non c'entra. Ha ragione Oriana. Solo idilliaca foto di famiglia. Magari in un eccessivo abbandono languido
Genesi - Capitolo 10 http://www.maranatha.it/images/ReturnToTOP.jpg
La terra popolata
[1]Questa è la discendenza dei figli di Noè: Sem, Cam e Iafet, ai quali nacquero figli dopo il diluvio.
[2]I figli di Iafet: Gomer, Magog, Madai, Iavan, Tubal, Mesech e Tiras.
[3]I figli di Gomer: Askenaz, Rifat e Togarma.
[4]I figli di Iavan: Elisa, Tarsis, quelli di Cipro e quelli di Rodi.
[5]Da costoro derivarono le nazioni disperse per le isole nei loro territori, ciascuno secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle loro nazioni.
[6]I figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Canaan.
[7]I figli di Etiopia: Seba, Avìla, Sabta, Raama e Sàbteca.
I figli di Raama: Saba e Dedan.
[8]Ora Etiopia generò Nimrod: costui cominciò a essere potente sulla terra.
[9]Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice: «Come Nimrod, valente cacciatore davanti al Signore». [10]L'inizio del suo regno fu Babele, Uruch, Accad e Calne, nel paese di Sennaar. [11]Da quella terra si portò ad Assur e costruì Ninive, Recobot-Ir e Càlach [12]e Resen tra Ninive e Càlach; quella è la grande città.
[13]Egitto generò quelli di Lud, Anam, Laab, Naftuch, [14]Patros, Casluch e Caftor, da dove uscirono i Filistei.
[15]Canaan generò Sidone, suo primogenito, e Chet [16]e il Gebuseo, l'Amorreo, il Gergeseo, [17]l'Eveo, l'Archita e il Sineo, [18]l'Arvadita, il Semarita e l'Amatita. In seguito si dispersero le famiglie dei Cananei. [19]Il confine dei Cananei andava da Sidone in direzione di Gerar fino a Gaza, poi in direzione di Sòdoma, Gomorra, Adma e Zeboim, fino a Lesa. [20]Questi furono i figli di Cam secondo le loro famiglie e le loro lingue, nei loro territori e nei loro popoli.
[21]Anche a Sem, padre di tutti i figli di Eber, fratello maggiore di Jafet, nacque una dicendenza.
[22]I figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsad, Lud e Aram.
[23]I figli di Aram: Uz, Cul, Gheter e Mas.
[24]Arpacsad generò Selach e Selach generò Eber. [25]A Eber nacquero due figli: uno si chiamò Peleg, perché ai suoi tempi fu divisa la terra, e il fratello si chiamò Joktan.
[26]Joktan generò Almodad, Selef, Ascarmavet, Jerach, [27]Adòcam, Uzal, Dikla, [28]Obal, Abimaèl, Saba, [29]Ofir, Avìla e Ibab. Tutti questi furono i figli di Joktan; [30]la loro sede era sulle montagne dell'oriente, da Mesa in direzione di Sefar.
[31]Questi furono i figli di Sem secondo le loro famiglie e le loro lingue, territori, secondo i loro popoli.
[32]Queste furono le famiglie dei figli di Noè secondo le loro generazioni, nei loro popoli. Da costoro si dispersero le nazioni sulla terra dopo il diluvio.
Genesi - Capitolo 11 http://www.maranatha.it/images/ReturnToTOP.jpg
La torre di Babele
[1]Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. [2]Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. [3]Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. [4]Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». [5]Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. [6]Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. [7]Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro». [8]Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. [9]Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.
I patriarchi postdiluviani
[10]Questa è la discendenza di Sem: Sem aveva cento anni quando generò Arpacsad, due anni dopo il diluvio; [11]Sem, dopo aver generato Arpacsad, visse cinquecento anni e generò figli e figlie.
[12]Arpacsad aveva trentacinque anni quando generò Selach; [13]Arpacsad, dopo aver generato Selach, visse quattrocentotrè anni e generò figli e figlie.
[14]Selach aveva trent'anni quando generò Eber; [15]Selach, dopo aver generato Eber, visse quattrocentotrè anni e generò figli e figlie.
[16]Eber aveva trentaquattro anni quando generò Peleg; [17]Eber, dopo aver generato Peleg, visse quattrocentotrenta anni e generò figli e figlie.
[18]Peleg aveva trent'anni quando generò Reu; [19]Peleg, dopo aver generato Reu, visse duecentonove anni e generò figli e figlie.
[20]Reu aveva trentadue anni quando generò Serug; [21]Reu, dopo aver generato Serug, visse duecentosette anni e generò figli e figlie.
[22]Serug aveva trent'anni quando generò Nacor; [23]Serug, dopo aver generato Nacor, visse duecento anni e generò figli e figlie.
[24]Nacor aveva ventinove anni quando generò Terach; [25]Nacor, dopo aver generato Terach, visse centodiciannove anni e generò figli e figlie.
[26]Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran.
La discendenza di Terach
[27]Questa è la posterità di Terach: Terach generò Abram, Nacor e Aran: Aran generò Lot. [28]Aran poi morì alla presenza di suo padre Terach nella sua terra natale, in Ur dei Caldei. [29]Abram e Nacor si presero delle mogli; la moglie di Abram si chiamava Sarai e la moglie di Nacor Milca, ch'era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca. [30]Sarai era sterile e non aveva figli.
[31]Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cioè del suo figlio, e Sarai sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono.
[32]L'età della vita di Terach fu di duecentocinque anni; Terach morì in
Carran.
Genesi - Capitolo 12 http://www.maranatha.it/images/ReturnToTOP.jpg
II. STORIA DI ABRAMO
Vocazione di Abramo
[1]Il Signore disse ad Abram:
«Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria
e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò.
[2]Farò di te un grande popolo
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione.
[3]Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».
[4]Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. [5]Abram dunque prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso il paese di Canaan. Arrivarono al paese di Canaan [6]e Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i Cananei.
[7]Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questo paese». Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso. [8]Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore. [9]Poi Abram levò la tenda per accamparsi nel Negheb.
Abramo in Egitto
[10]Venne una carestia nel paese e Abram scese in Egitto per soggiornarvi, perché la carestia gravava sul paese.
[11]Ma, quando fu sul punto di entrare in Egitto, disse alla moglie Sarai: «Vedi, io so che tu sei donna di aspetto avvenente. [12]Quando gli Egiziani ti vedranno, penseranno: Costei è sua moglie, e mi uccideranno, mentre lasceranno te in vita. [13]Dì dunque che tu sei mia sorella, perché io sia trattato bene per causa tua e io viva per riguardo a te».
[14]Appunto quando Abram arrivò in Egitto, gli Egiziani videro che la donna era molto avvenente. [15]La osservarono gli ufficiali del faraone e ne fecero le lodi al faraone; così la donna fu presa e condotta nella casa del faraone. [16]Per riguardo a lei, egli trattò bene Abram, che ricevette greggi e armenti e asini, schiavi e schiave, asine e cammelli. [17]Ma il Signore colpì il faraone e la sua casa con grandi piaghe, per il fatto di Sarai, moglie di Abram. [18]Allora il faraone convocò Abram e gli disse: «Che mi hai fatto? Perché non mi hai dichiarato che era tua moglie? [19]Perché hai detto: E' mia sorella, così che io me la sono presa in moglie? E ora eccoti tua moglie: prendila e vàttene!». [20]Poi il faraone lo affidò ad alcuni uomini che lo accompagnarono fuori della frontiera insieme con la moglie e tutti i suoi averi.
Genesi - Capitolo 13 http://www.maranatha.it/images/ReturnToTOP.jpg
Separazione di Abramo e di Lot
[1]Dall'Egitto Abram ritornò nel Negheb con la moglie e tutti i suoi averi; Lot era con lui. [2]Abram era molto ricco in bestiame, argento e oro. [3]Poi di accampamento in accampamento egli dal Negheb si portò fino a Betel, fino al luogo dove era stata gia primVisualizza altro
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