venerdì 29 marzo 2013

Di ignominia in ignominia


Per nostra residua fortuna, i geroglifici di questa epigrafe non si leggono (almeno agevolmente). Sono il maggior dileggio che l’ingrato SCIASCIA (sì Leonardo lo scrittore) ebbe a dispensare al suo paese che è soprattutto ll nostro. Vi è una sorta di masochismo in certa intellighenzia racalmutese. Si finge di non capire e si contrabbanda come elogio l’infamia. Ne son nati di guai per questo paese che si chiama Racalmuto, punto e basta. Da ignominia in ignominia siamo arrivati ad un immeritato infamante “commisariamento”. Già – dice Sciascia, siamo lontani dalla ragione e dalla legalità – tutti ma proprio tutti noi racalmutesi. Ma io non mi sento né pazzo né malfattore. Non ho mai neppure detto che un  sedicente marchese di Finale e di Savona si fosse peritato da SCAVEZZACOLLO di venire ad usurpare la signoria prima, il baronato dopo e infine la contea di Racalmuto. Ho detto di più e di peggio e quindi ho stigmatizzato coloro che ci hanno preso tutti per babbei per poter disperdere i pochi fondi delle nostre disastrate casse comunali in festeggiamenti per un gemellaggio storicamente risibile e per finanziare pubblicazioni di generi ed amici di Sciascia tendenti ad accreditare l’imbroglio storico.

Ma la residua intellighenzia di quei tempi plaude al falso scavezzacollo ed ora accredita l’infame epigrafe in simoniaca pubblicità. Ma noi Racalmutesi non siamo in grado di reagire, mettere i puntini sulle i e soprattutto non possiamo sabotare pubblicitarie iniziative commerciali a solo nostro danno e scorno?

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