lunedì 20 maggio 2013

Niente mura sveve a Racalmuto

E' elementare: gli Svevi in Sicilia non vi erano prima del 1194 come può leggersi qui sotto:

Ebbe i suoi prodromi quando nel 1194, con la morte di Guglielmo III, divenne regina di Sicilia sua figlia Costanza d'Altavilla, moglie (dal 1185) di Enrico VI, figlio dell'imperatore Federico Barbarossa. Tre anni dopo Enrico morì, e per un anno Costanza restò sola a governare la Sicilia. Pochi mesi prima della morte incoronò il figlio di 4 anni Federico II, dalla morte della regina, posto sotto tutela papale. Aveva così inizio nel 1198 la nuova dinastia degli Svevi in Sicilia.


Diciamo che come data della fine degli Svevi possiamo al massimo riferrci al 1268 come dappresso:


Il suo regno fu tuttavia caratterizzato dalle lotte contro il Papato e i Comuni italiani, nelle quali riportò vittorie o cedette a compromessi, organizzando la quarta crociata e dotando l'isola e il meridione di castelli e fortificazioni. Volle essere sepolto nella cattedrale di Palermo, quando nel 1250 si concluse improvvisamente la sua vita, conseguentemente scatenando le lotte di successione in cui Manfredi, figlio naturale di Federico II, venne sconfitto, e fu ucciso, a Benevento nel 1266 da Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia.

Il 17enne Corradino di Svevia tentò di riconquistare il regno nel 1268, ma fu sconfitto nella Battaglia di Tagliacozzo e decapitato.


Pensare che in questo periodo si costruissero fortilizi a Racalmuto o nel Monte sovrastante è solamente cervellotico. Non vi è un cenno nella amplissima dilpomatstica degli archivi vaticani, in quelli palermitani, in quelli agrigentini, in quellli della curia vescovile, in quelli della cattedrale di Agrigento.Non vi è enno alcuno nelle fonti letterarie che credo di avere sviscerato con perservanza certosina, non vi è reperto sicuro affiorato in qualche modo.

Ma forse perché fa comodo ora ci dovremmo strappare le vesti perché non abbiamo indotto archeologi ed autorità di settore di spendere i pochi fondi disponibili all'inveramento di un desiderio interessato.
 E fa meraviglia che certi propilei letterari seguano siffatte lagnanze. Non sapendo che se per caso le autorità vanno ad investigare sui saltibanchi del catasto  moderno ed anche quello capitario giacente, incistodito, nell'androncino della ereditata casa Messana, chissà che succede.

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