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CAMPANE A MARTELLO NEL TRIENNIO 1618-1620 !!!
Nel settecento - Š da presumere molto fondatamente - il
tilegatore ecclesiastico di Racalmuto mette assieme i fausti
atti matrimoniali dell'ultimo ventennio del XVI secolo ed un
lugubre fascicolo di contabilit... mortuaria della Matrice che
riguardano un triennio: 1618-1620. E' propio
da far scongiuri contro un archivista in tunica tanto
greve ed alquanto iellatore. !
Munitici di efficace antidoto scaramantico, possiamo indagare
sull'ultima parte di quel libro di archivio. Dati, circostanze
e notizie assurgono a ghiottoneria storica per la
ricostruzione della Racalmuto secentesca, quella dei Girolamo
del Carretto, tanto per orientarci. !
Per il primo funerale del fascicolo, si annota che sono stati
percetti cinque tar e 10 grani. Le esequie avvennero il 4
ottobre del 1618, presente l'intero clero che sappiamo essere
una compagine numerosa di una ventina di consocrati.
Testualmente Š detto con grafia minuta e dimessa: 'a 4 di 8bre
2a Ind. ivi8 (1518) - Paulo Pirrera si morse e fu sepolto a
Santa Maria presente clero ...... tt.5 - 10'. Seguono altre
469 annotazioni, sino al 19 novembre del 1620. La triste nota
finale Š per 'Gerlanda di Gerlando Luparello <che> fu morta et
sepulta allo Carmine <per>........tt. 5 - 10'. !!
Valore di dati statistici assume il seguente riparto: !
f-l1 Anno (periodo) n.ro (in ragione popolazione %o su media si-
di anno) presunta pop. liana XIX
1618(4.10-31.12) 49 196 5.000 39,20 28,91
ottobre 18 216 5.000 43,20 28,91
novembre 17 204 5.000 40,80 28,91
dicembre 14 168 5.000 33,60 28,91
1619 262 262 5.000 52,40 28,91
gennaio 22 264 5.000 52,80 28,91
febbraio 18 216 5.000 43,20 28,91
marzo 11 132 5.000 26,40 28,91
aprile 12 144 5.000 28,80 28,91
maggio 5 60 5.000 12,00 28,91
giugno 16 192 5.000 38,40 28,91
luglio 47 564 5.000 112,80 28,91
agosto 51 612 5.000 122,40 28,91
settembre 27 262 5.000 52,40 28,91
ottobre 22 264 5.000 52,80 28,91
novembre 19 228 5.000 52,40 28,91
dicembre 12 144 5.000 28,80 28,91
1620(1.1-19.11) 159 179 5.000 35,80 28,91
gennaio 20 240 5.000 48,00 28,91
febbraio 25 300 5.000 60,00 28,91
marzo 16 192 5.000 38,40 28,91
aprile 15 180 5.000 36,00 28,91
maggio 18 216 5.000 43,20 28,91
giugno 10 120 5.000 24,00 28,91
luglio 11 132 5.000 26,40 28,91
agosto 9 108 5.000 21,60 28,91
settembre 15 180 5.000 36,00 28,91
ottobre 10 120 5.000 24,00 28,91
novembre 10 180 5.000 36,00 28,91 !!!
f+l2 Anche se gli sbalzi negli indici di mortalit... sono notevoli di
anno in anno, siamo ancora in situazione di 'mortalit...
normale'. Vi saranno nel 600 anni 'infaustissimi', come
vedremo, in cui la morte falcidia con quozienti da capogiro.
Un segno di recrudescenza nella mortalit... della Racalmuto del
'600 si ha nel trimestre estivo del 1609 (con luglio
interessato da un quoziente di mortalit... del 112,80 per mille
e agosto quando il quoziente svetta addirittura fino al 122,40
per mille. Come sapremo dall'analisi di altra
documentazione pi- completa relativa ad alcuni decenni dopo,
la calura estiva e gli inquinamenti idrici saranno le cause
scatenanti di una vera strage degli innocenti: la mortalit...
infantile, di per sŠ ferocemente estesa in quei secoli di
scarsa igiene, esplode anco pi- virulenta in taluni periodi
estivi. Tra questi, il 1619; l'anno successivo, inceve, la
iattura risulta scongiurata. Notiamo una costante: i mesi pi-
salubri sono quelli del quadrimestre intermedio marzo-giugno e
di solito la mortalit... flette nei mesi che vanno da settembre
a dicembre. !!
In due anni e due mesi entrano nelle casse della Matrice - per
funerali, esequie e sepolture dei 470 racalmutesi deceduti -
38 onze e 26 tar. Al fine di orientarci sul valore della
moneta in quei tempi a Racalmuto, ci avvaliamo del libro di
contabilit... del Convento di santa Chiara di Racalmuto (cfr.
Archivio di Stato di Agrigento - Inv. n. 64 vol. 533 - Libro
di exito del Venerabile Monasterio di S. Clara fundato in
questa terra di Racalmuto dell'anno 1649). Una salma di orzo e
due di gesso costavano nel 1649 un'onza e 6 tar; un quintale
di olio 3 onze e 18 tar; una 'sola' di cuoio e la relativa
confezione di 10 paia di 'tappini' un'onza e dodici tar (42
tar, dunque, per 10 paia di pianelle: se attribuiamo un
valore attuale di L.10/11 mila per ogni paio di pianelle di
cuoio, possiamo stimare in L. 2.500 circa un tar e in L.
75.000 circa un' oncia, mentre il grano dovrebbe equivalere a
L. 125). Vediamo altri dati: !
- '1.12.'49 - a mastro Antonio
Briganti lanaro per canne 50 di lana: onze 9 tt. 17 gg.10'
(una canna equivaleva a m.2,064 e pertanto un metro di lana fu
comprato a tt. 2 e 16 gg. e cioŠ a L. 4.500 di oggi, secondo
il nostro calcolo); !
- '1.12.1649 - mezza salma di 'scebba' ...onze 1 e tt. 6 (pari
a L. 90.000) !
- ' 1.1.1650 - vitto per un mese delle Monache <che nel 1699
erano 8 professe, due novizie e 5 converse> ... onze 6' (pari
ad attuali L. 450.000);
- 'una salma di carbone ...onze 0 e tt. 24' (L. 60.000); !
- 'a Francesco Barberi per 8 mesi di servizio .... onze 4'
(L. 300.000); !
- '27.3.1650 - 4 rotoli di cera lavorata onze 1 e tar 10'
(L.100.000 e cioŠ a L. 31.500 a Kg. dato che un rotolo
equivaleva a grammi 793,42); !
- '1.4.1650 - a mastro Pietro Tagano per 16 paia di scarpe ...
onze 2 e tar 4' (pari L.155.000 in totale e a L. 9.700 per
ogni paio di scarpe a conferma dell'attendibilit... del nostro
calcolo); !
- '1.4.1650 - per cafisi tre di olio ... onze 1 e tt. 26' (in
totale L. 215.000);
- '1.6.1650 - a Francesco Barberi e Pietro Falletta per tre
tumoli di lenticchie e 8 tumoli di fave ... onze 1 e tar 5'
(pari a L. 87.500 e, quindi, a L. 463 a litro: 1 tumolo =
litri 17,193); !
- 'a Francesco Rizzo per 5 rotoli di candele onze 1 e tt. 20'
(pari a L. 100.000 e quindi a L. 25.210 a Kg.). !!
Ritornando alle entrate da funerali del 1618-1620, possiamo
congetturare, sulla base dei riferimenti contabili precedenti,
che quelle 38 onze e quei 26 tar non superassero i tre
milioni e mezzo in lire attuali, forse i quattro e mezzo se
supponiamo in un quarto di secolo un'inflazione comulativa del
20/25%. Francamente un p• poco, essendo peraltro ripartiti tra
almeno quattro cappellani accompagnatori: don Mario CURTO, don
Giuseppe d'ASARO, don Giuseppe SANFILIPPO
e padre Francesco Vintura, e - sia pure non sempre -
con l'intero clero. !!
Sono 122 i funerali a tariffa alta (pari al 25,96%), quelli
definiti dagli archivisti di allora: 'grandi' e che costavano
5 tar e 10 grani; i 'minori' (da un tar ad un tar e 10
grani) sono 328 (69,79%) e 20 quelli gratuiti (4,26). !
Il funerale gratuito era talora dovuto all'estrema miseria
della famiglia del defunto, ma spesso era segno di rispetto
per il risalto sociale o per le benemerenze religiose che il
defunto vantava in vita o che riguardavano gli stretti
congiunti. L'intero clero segue 'gratis' i funerali di:
Vincenzo, figlio di Clementi MISSINA; mastro Giacomo BLUNDO;
di Paula AMORELLA; di Girolamo PILLITTERI; di Pietro LO SARDO
e del sacerdote don Francesco BUSCARINO. Ci sembrano 5
cadaveri eccellenti per i quali la gratuit... delle onoranze
funebri Š ben segno di distinzione. Tocca di accompagnare
gratis al cappellano don Francesco d'Asaro, Vincenzo COFFARO
della terra di Gibillina che Š deceduto allo 'Spitale. Qui Š
il caso di parlare di miseria. Cos succede a padre Mario
CURTO che gratuitamente accompagna all'ultima dimora (nella
chiesa di S. Giuliano) Brandina LA BELLA, o Antonina LA
SICHILIANA. A don Giuseppe SANFILIPPO tocca di farlo gratis
per Paolo PILLICINO di Raffadali, morto all'ospedale e sepolto
nella chiesa che vi era aperta al culto. !!
Le annotazioni d'archivio provano che
all'inizio del '600 erano le seguenti chiese quelle adibite
alle sepolture: la chiesa di S.MARIA di GIESU;
la chiesa del MONTE; la
chiesa di S.GIULIANO; la chiesa di S. FRANCESCO; la chiesa
della NUNZIATA; la chiesa del CARMINE; la chiesa di Santa
ROSANA (in sei funerali Š citata in tale modo); la chiesa di
S.NICOLAO; la chiesa dell'HOSPITALI. Sono
nove dunque le chiese di Racalmuto documentabili
con le carte parrocchiali in esame: siamo ancora lontani
dalle 15 chiese foranee di cui parla la relazione 'ad limina'
del 1699 fatta dal vesvovo di Agrigento, l'arc. Francesco
Ramirez. Le chiese di S. Francesco, dell'Annunziata (e cioŠ la
'major ecclesia parochi'), del Carmelo, di Santa Maria de
Jesu e di S. Giuliano sono citate dal PIRRI che scrive proprio
in quel periodo (le sue NOTITIAE SICILIENSIUM ECCLESIARUM sono
del 1630-1633). Quanto alla chiesa che crediamo di leggere in
Santa Rosana, si pu• formulare l'ipotesi che ad essa si
riferisca il Pirri nel seguente passo: (r)pervetusta erat aedes
ab an. 1400 circiter ubi, ad annum 1628, dipincta videbatur S.
Rosalia V. in habitu eremitico, crucem et librum prae manibus
gestiens; sed incuria aliquorum ob novum aedificium dicatum
eidem Virgini, cuius colunt reliquias, cum societate animarum
Purgatorii habente unc.70, deleta est. Il Pirri accenna anche
alla 'domus hospitalis' che Š dedicata a S. Sebastiano: nei
nostri atti la chiesa Š indicata solo come 'hospitali'. Non
viene menzionata dal Pirri solo la chiesa di S. Nicola;
peraltro questi accenna ad un 'coenobium cum Ecclesia S.
Benedicti' che sarebbe sorta in tempo immemorabile 'prope viam
qua itur Agrigentum', presso la via che conduce ad Agrigento;
una chiesa comunque di cui ai suoi tempi si era persa la
memoria. Olim erat, precisa infatti l'erudito abate netino. !!!
Usuale interpolare note di cronaca nel libro contabile: forse
oggi ci Š indifferente sapere che 'ad 9 di 9bre (1618) and•
alli Grutti Don Gioseppe Sanfilippo' e che 'a 23 di 9bre venne
in Racalmuto d. Gioseppe Sanfilippo delli Grotti', ma allora
l'interruzione era importante segnarla nel libro dei morti per
don Filippo Acquista. Un'altra chiosa indica che 'ad 20 di
Xbre ho visto le predette somme di denari e ci siamo agiustati
con don Giuseppi Sanfilippo sino al presente giorno, Don
Filippo Acquista'. 'A 8 di luglio (1619) - Š annotato altrove
- venne il signor Archiprete di Roma'. Poi, 'a 9 di 7bre
(1619) and• il sig.r Archiprete in Palermo' e, dopo una
settimana, il 14 settembre 'venne il signor Archiprete di
Palermo'. Quest'andare dell'arciprete, prima (a luglio) a Roma
e subito dopo (a settembre) a Palermo fa pensare a qualch'una
delle liti curiali ricorrenti nel Seicento in cui Š investito
anche il clero Racalmutese. Memorabile rester... il processo
romano al vescovo Traina, nel 1650-1, intentato da canonici
ribelli di Agrigento (cfr. ASV - Relationes ad Limina 18/A -
f 119 e ss.) !!!!
GLI ANNI '60 DEL XVII SECOLO RACALMUTESE !!!!
Uno spaccato tragico, triste, accorante, ma pur sempre trepido
ed di marcata puntualit... storica, della RACALMUTO del seicento
si coglie in un libro rilegato in carta pecora, ben tenuto e
ben leggibile. !
Gi... l'esordio Š un ricordo storico di forte interesse. La
prima pagina Š di dedica, di intitolazione e di rilevanza
documentale. (r)JESUS.MARIA.JOSEPH - premette il registro, che
riguarda: - LIBER MORTUORUM IN TERRA RACALMUTI, in anno 3:e
IND:s 1664 . 1665 . 1666 . 1667. 1668 . 60 . 70 ---
Archipresbitero S. T. D:re Don Salvatore PETROZZELLA eiusdem
terre qui hodie p:ma die Septembris 3:e Ind.s 1664, virtute
Bullarum Apostolicarum datarum Rome die 18 Aprilis, et in
Regno die 14 Augusti 1664, executarum, ac Agrigenti die 29
eiusdem Augusti per ecc:mum et R:mum D:num D. Fra:cum GISULFO
et USOVIO Agrig.num Antistitem presentatarum et executarum,
possessionem eiusdem Archipresbiteratus Dei gratia est
adeptus.¯ Con altra grafia, ed evidentemente otto anni dopo,
viene annotato: (r)usque ad annum 1672 X ind. Die 31 Ag. ...¯. !!!
Racalmuto era dunque un centro ecclesiale di grande
importanza: per avere la sua arcipretura occorreva una Bolla
pontificia (che il racalmutese Petruzzella ottiene il 18
aprile del 1664); la quale doveva essere resa esecutiva dalle
autorit... laiche del Regno (e nel nostro caso, da aprile si
deve aspettare sino al 14 agosto del 1664); per essere infine
esaminata ed approvata dal presule di Agrigento (sia pure a
tambur battente, meno di 15 giorni dopo e cioŠ il 29 agosto di
quell'anno). L'exursus d'esordio ci ragguaglia, in un latino
limpido ed elegante, sulle procedure seicentesche che quanto a
inceppi burocratici sono intricati come quelli d'oggid. !!
Facciamo subito conoscenza con un altro eccellente arciprete -
abbiamo avuto modo di apprezzare don Michele Romano - e
apprezziamo che l'andazzo cinquecentesco di dare la parrocchia
racalmutese a forestieri che, percetti i proventi tramite
procuratori scelti fra i canonici di Agrigento, non avevano
alcuna voglia di raggiungere il nostro altopiano, come quel
non meglio precisato don Lexandro CAPOZZA o CAPOCCIA di chiss...
dove che vien citato negli atti matrimoniali del 1598. !!
Il Petruzzela Š dottore in Sacra Teologia e quanto a latino sa
il fatto suo: quel 'possesionem est adeptus (da _adipiscor_)'
Š un tocco di perizia quasi ciceroniana. Ci pare pi- bravo del
suo predecessore cinquecentesco don Michele Romano che qualche
sbavatura se la concedeva. Don Salvatore Petruzzella, dottore
in teologia e nostro arciprete nella seconda met... del
seicento, non ebbe purtroppo vita lunga: moriva a soli 43
anni, il 29 maggio 1666. Fino a pochi giorni prima (l'11
maggio) era sulla breccia nel suo ministero sacerdotale,
confessando ed assistendo moribondi come il marito di
certa Angela, Antonino LA LICATA BUMBOLO morto a 65 anni. !!
(r)Anno domini 4.e Ind.is 1666 die 29 Maij Hora X:a - Sacerdos
S. T. Dr. Don Salvator _PETROZZELLA_ Archipresbiter huius
Matricis eccl.e Terre RACALMUTI, annorum 43 circiter, in sua
propria domo huius predicte terre in Commmunionem sancte
matris eccl.e animam Deo redidit cuius corpus eodem die
sepultum est in hac Matrici eccl.a presente clero; confessus
mihi Don Paulino Falletta Cappe.no die 23 eiusdem mensis Maij
ac sanctiss.mo viatico refectus et tandem sacri olei untione
roboratus die 27 eiusdem per D. Libertinum de AGRO' et
Cappellanum.¯ A fianco dell'atto Š stato annotato: (r)il 6 di
luglio 1666 si hanno agiustati li festuarij delli Ragioni di
quarta per mano di don Libertino di Agro' a tutto il presenti
giorno del 29 di Maggio presenti - Et finis sui
Archipresbiteratus.¯ L'arida logica della contabilit... prendeva
il sopravvento, oppure Š da ammettere che la vita (specie
religiosa) continuava. !
Qualche tempo prima(il 10 marzo 1665)
era morto un altro racalmutese arciprete:
si chiamava don Pietro CURTO e anche lui era dottore in sacra
teologia. L'arcipretura, per•, l'aveva nella diocesi di
Palermo e precisamente a Ventimiglia di Sicilia, ma era nato a
Racalmuto (huius terre Racalmuti, viene annotato) e qui,
assistito dall'arciprete Petruzzella e da don Mariano di
Agro', viene a morire. Ha funerali gratuiti, Š presente
l'intero clero ed Š sepolto nella Matrice. !
Dell'arciprete CURTO parla il nostro Tinebra Martorana (cfr.
pag. 163). Trae la notizia dalla lettera del governatore arabo
di Racalmuto (Rahal-Almut) all'emiro di Palermo che sappiamo
essere un volgare falso dell'abate Vella (sapida Š l'ironia
sull'argomento di Leonardo Sciascia che pure degn• della sua
mirabile prefazione il libro del Tinebra-Martorana - v. pag. 8
ss.). Sulla fallace scia del malevolo abate Vella, il nostro
storico Tinebra fa dell'arciprete Curto un gesuita autore di
un non meglio precisato Corso filosofico che avebbe pubblicato
nel 1656. A quel tempo il vero e non gesuita arciprete Pietro
Curto era morto gi... da un anno. Chiss... perchŠ l'abate Vella
fu preso dall'uzzolo di prendere un arciprete vero nato solo
nella terra di Racalmuto e farne un sussiegoso filosofo
gesuita. (r)Di quest'uomo che onor• Racalmuto, poco si conosce¯,
dice il Tinebra. I nostri archivi parrociali ci fanno ora
scoprire quando nacque e quando mor e dove fu arciprete. Non
Š molto, ma Š gi... qualcosa. !!
L'arcipretura di Racalmuto rimane vacante per un paio di anni
e la sua amministrazione Š affidata ad un padre Economo.
Succede a D. Salvatore Petruzzella,
don Vincenzo LO BRUTTO il 7 novembre 1668. Anche costui Š un
dottore in Sacra Teologia: (r)Anno D.ni 7.e Ind.nis 1668 Die 7
novembris - precisa il nostro registro - liber mortuorum sub
cura S(acre) T(eologie) D(octor) D. Vincentii _LO BRUTTO_
arch.ri - vidit (segue la firma illeggibile, ma sicuramente
attribuibile al nuono arciprete). Francamente, la sua cultura
non ci sembra all'altezza del predecessore, ma forse Š anche
lui racalmutese dato il cognome. !
Come si vede, il Seminario di Agrigento sfornava dottori in
teologia e Racalmuto non era da meno nel mandarvi suoi figli
per addottorarvisi in teologia e divenire poi arcipreti che
sappiamo essere ben remunerati. Don Francesco GISULFO -
succeduto al chiacchierato e, pare, avarissimo Mons. TRAINA
che per• istitu il seminario - in una sua relazione 'ad
limina' (cfr. ASV - Realtiones ad Limina, AGRIGENTUM - A 18)
esalta il seminario divenuto meta di studi da tutta la
diocesi. Di tirocinanti (r)ad quod seminarium - scrive al Papa
l' 8/11/1661 (cfr. ib. f. 173 e ss.) - magnus ex tota
Dioecesi confluit numerus¯. Tali tirocinanti, che confuiscono
in Seminario da tutta la Diocesi in gran numero, sono in
quell'anno 40 alunni e 34 convittori. Da l provengono gli
arcipreti di Racalmuto che abbiamo citato. !!!
Dal 3 settembre 1664 al 27 agosto 1671, sono avvenuti a
Racalmuto 1270 decessi. Dopo, si ha un'epidamia funestimma:
(r)incipit indictio X.a amarissima - scrive in bella grafia il
prete - in anno millesimo sexcentesimo septuagesimo primo
(1.9.1671) infaustissimo¯. E' ancora arciprete don Vincenzo Lo
Brutto che ci tiene a precisare di essere un dottore in sacra
teologia. In quell'anno i morti furono tanti (quanti se ne
erano verificati nei precedenti sette anni) da uscire dalla
normalit.... E' il classico anno a 'quoziente di mortalit...
anomala'. Per i nostri appunti di statistica racalmutese,
traqlasciamo per il momento quei dati 'erratici'. Del resto la
normalit... era tutt'altro che confortante: la vita media -
esclusa la mortalit... al di sotto dell'anno - era appena di
32,7 anni. Circoscrivendo la statistica a quelli che avevo
superato il decimo anno di et..., la vita media non va oltre i
47,2 anni ed anche a prescindere dalla mortalit... al di sotto
dei vent'anni, la media della vita nella Racalmuto della
seconda met... del seicento Š contratta in appena i 51,4 anni. !!
Questo non significa che non vi fossero dei fortunati dalla
vita lunghissima. La moglie del fu Paolino Missina, Antonia
visse 102 anni (+ 15.8.1669); novantasei anni vissero Vincenza
de Napoli e soro Francesca Curto una terziaria che era vedova
di Antonino Curto; Geronima Vaccari visse 94 anni; il pi-
longevo tra i maschi Š CIACHA (Sciascia) Vito che visse 90
anni (+ 7/11/1669). Un primo scandaglio ci consente il
seguente riparto: !
f-l1 anni di vita n. su totale defunti %
da 90 a 102 5 1.270 0,39
da 80 a 87 24 " 1,89
da 70 a 79 64 " 5,04
da 60 a 69 80 " 6,30
da 50 a 59 84 " 6,61
da 40 a 49 97 " 7,64
da 30 a 39 84 " 6,61
da 20 a 29 53 " 4,17
da 10 a 19 70 " 5,51
da 1 a 9 188 " 14,80
fino a 1 anno 521 " 41,02 !!
f+l2 La mortalit... infantile, raggiungendo il 55,82% del totale dei
morti nel periodo, Š perentoriamente sottolineata nella sua
enorme dimensione. Pur se le donne sono le uniche a sfondare
quota 90, appartiene a loro la preponderanza nel numero dei
morti: 647 (50,94%) rispetto a 623 (49,06%). !!
Una schematica sintesi dell'andamento della mortalit... in
quegli anni pu• essere presentata come dal seguente prospetto:!!
f-l1 Ind.ne Anni morti popolaz. quoz.nte quoz.mor.
1.9-31.8 presunta mortalit... Sicilia
(a) per mille 1861 (b) !!!
--------------------------------------------------------------
III 1664-65 249 5.106 48,77 29,12
IV 1665-66 198 " 38,78 "
V 1666-67 136 " 26,64 "
VI 1667-68 189 " 37,02 "
VII 1668-69 229 " 44,85 "
VIII 1669-70 185 " 36,23 "
IX 1670-71 84 " 16,45 " !!!
--------------------------------------------------------------
(a) Da Dizionario Topografico della Sicilia, di Vito Amico.
(b) Gino Longhitano, op. cit., pag. 987. !!!
f+l2 L'indice medio di mortalit... del triennio 1618-1620 era stato
del 42,47 per mille abitanti: quello del settennio 1664-1671
scende addirittura a 35,54 per mille, di poco superiore al
quoziente calcolato in Sicilia nell'anno dell'annessione
all'Italia. La nona indizione 1.9.1670-31.8.1671 si
contraddistingue per un quoziente di mortalit... tanto basso
(16,45 per mille) da rangiungere livelli accettabili da
inoltrato novecento. Si pensi che un siffatto quoziente viene
raggiunto in Sicilia soltanto attorno al 1930 (1931=15,92 per
mille). Ma Š segno fallace: col settembre del 1671 arriva la
peste che si protrae sino all'agosto del 1672 uccidendo quasi
un quarto della popolazione racalmutese. Si dovette aprire un
cimitero, non bastando pi- le chiese per le fitte 1.260
sepolture (con un quoziente di mortalit... pari a 247,77 per
mille). Se consideriamo quest'ultimo quoziente, quello medio
del periodo sale da 35,54 per mille a 141,15 per mille:
quoziente tanto anomalo ed inconsueto quanto tragico e
raccapricciante. Dopo quella mora, a Racalmuto non dovettero
rimanere pi- di quattro mila persone. Ma la sciagura dette
l'aire per una procreazione pi- intensa di quella gi... alta in
uso e in un venticinquennio la popolazione di Racalmuto torn•
sulle cinquemila unit..., come ci attesta il vescovo Ramirez nel
1699. !!!
La curva di mortalit... nel corso dei mesi si atteggia spesso in
modo non difforme da quella vista per il triennio 1618-1620,
ma frequenti sono le eccezioni che per di pi- sono molto
chiarificatori della drammatica altalena della salubrit... del
nostro paese nel seicento, giusta l'emblematicit... del
seguente prospetto: !!!
f-l1 _NUMERO DI MORTI PER MESI NEL 1664-1671_ !!!
mese _@@@@@@@@@@@@@@i n d i z i o n i@@@@@@@@@@@_ media
'64-5 '65-6 '66-7 '67-8 '68-9 '69-70 '70-71 media 1618-20
III IV V VI VII VIII IX
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set. 15 13 9 17 49 18 7 19 21
ott. 18 14 13 4 33 28 8 17 16
nov. 20 8 13 11 17 19 5 13 18
dic. 24 25 13 14 13 19 9 17 13
gen. 23 29 16 23 15 23 21 21 21
feb. 24 18 15 23 11 13 5 16 22
mar. 28 17 14 15 10 8 3 14 14
apr. 24 11 8 12 16 17 2 13 14
mag. 18 12 8 10 8 9 5 10 12
giu. 17 12 7 9 13 12 5 11 13
lug. 23 22 9 16 12 9 4 14 29
ago. 15 14 11 34 30 10 13 18 30
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f+l2 Innanzitutto, la media dei sette anni Š conforme a quella del
triennio 1618-1620 per il mese di gennaio (con un quoziente di
mortalit... in ragione di anno pari a 49,35 su mille abitanti,
che Š sempre un alto quoziente di mortalit.... Inclemenza del
tempo e stenti vari, con problemi anche di nutrizione (si dice
ancor oggi:dopu natali, lu friddu e la fami), il peggioramento
repentino delle condizioni di vita, insomma, falcidiava la
vita di vecchi e bambini. Per gennaio, tale recrudescenza di
mortalit... Š una costante sia all'inizio del secolo sia verso i
tre quarti. Marzo, aprile e maggio sono pure, conformemente
alla media dei primi decenni del secocolo, mesi flessivi
quanto a mortalit.... La primavera giovava proprio ai
racalmutesi. Diverge la media di agosto: le more per tifo e
per malattie infettive specie tra i bambini non erano puntuali
in quel caldo mese, ma quando scoppiavano era davvero
devastanti. Nel settennio, l'agosto simile al agli anni venti
del 1600 si verific• nel 1668 e nel 1669, con quozienti di
mortalit... in termini annui rispettivamente del 79,91 e 70,51,
indici raccapriccianti. Il mese di agosto fu per• di bassa
frequenza nei decessi nell'anno 1665 (35,25%o); 1666
(32,90%o); 1667 (25,85%o); 1670 (23,50%o) e 1671 (30,55%o).
Furono mesi di contratta mortalit...: novembre 1665 (18,8%o);
settembre 1666 (21,15%o); aprile e maggio del 1667 (18,8%o);
giugno 1667 (16,45%o); luglio 1667 (21,15%o); ottobre del 1667
(9,4%o); giugno 1668 (21,15%o); maggio 1669 (18,8%o); marzo
(18,8%o) maggio e luglio 1670 (21,15%o) e il terzo
quadrimestre di quell'anno (17%o). Il mese che in assoluto
ebbe il pi- basso quoziente di mortalit... fu aprile 1671
(4,7%o), beffardo preludio della peste del successivo mese di
settembre, peste che si protrasse per un anno come abbiamo
prima segnalato. !!