sabato 27 aprile 2013

Il fuoco alla Montagna


Certo non è la solita cartolina illustrata di Racalmuto. Ci mancherebbe altro. L’oleografia non mi piace. Dovrebbe essere fin troppo chiaro.  Questa è  una foto molto amatoriale scattata dal punto (per me) più bello del mondo, dalla terrazza della mia casetta a Bovo (Racalmuto).  Di fronte gli Avellone (o come si chiamano) in un tempo in cui bene o male ancora verzecava il vignetto. Questi signori, proprietari per diritto ereditario di  ampie zolle della vecchia ubertosa Racalmuto, avevano tanta spocchia panormitana da disprezzarci con  frasi del tipo: debbo pure curarmi di ‘sto fazzoletto di terra.

Accanto il fuoco. Racalmuto d’estate  - si sa – brucia. Noi non crediamo alle ricorrenti dicerie (malamente interessate) che parlano di dolo, di incendi dolosi. No, signori miei: abbandono e solleone ci inceneriscono nel tempo della calura agostina.

Questi baldi giovanotti che si lamentano che a Racalmuto non c’è lavoro, hanno forti braccia (menti? no so); vadano a lavorare la terra e niente più brucerà. E la economia saprà persino risollevarsi. Vi sono tante provvidenze! ma mi raccomando non come quando stavo all’AIMA (Via Palestro, 60 – Roma). Che indecenza! E tanti sperperatori di cospicui fondi comunitari oggi osano anche fare i moralisti. Ancora una volta, la mia incantevole frase: Sutor, ne ultra crepidam!

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