...per
mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo.
venerdì 1
febbraio 2013
Roma,
28 aprile 1994
Gentilissima
Signora,
lusingato ed onorato dalla Sua lettera, non trovo le
parole adatte per significarLe il sentimento di gratitudine per l'attenzione
che ha voluto riservare alle mie maldestre note sull'albero genealogico di
Leonardo Sciascia.
La Sua gentile puntualizzazione redime,
oltretutto, la mia modesta ricerca archivistica da ingrate incrostazioni di
petulanza verso il grande Sciascia in cui non intendo assolutamente incorrere.
Anzi! E' stata la voglia di rivendicare uno Sciascia - anche oltre Sciascia -
radicalmente racalmutese, fino all'ottava generazione, ad animare il mio
scandaglio negli archivi di padre Puma.
Ora so, grazie a Lei, che ciò vale solo
in linea paterna. Debbo alla Sua cortesia una pregevole ricostruzione
genealogica di pugno del grande Sciascia, ove un ramo: quello di Anna Sciascia,
nonna del Nostro, porta allo 'Naduri'.
Il «'lapsus' della memoria» o lo scambio
pirandelliano tra le agnazioni dell'ava e quelle del 'nonno' mostra, a mio
modesto avviso, un atto trasfigurante occorso - o cui il grande scrittore ha
indulto - per esigenze dell'intelligenza ai fini di un'altra mirabile metafora
sciasciana. Se voi - se noi - racalmutesi
avete in uggia i 'nadurisi', ebbe allora io sono 'nadurisi'. E con ciò? Il
dramma o la farsa di essere «un'isola» o «un'isola nell'isola» o «un'isola
nell'isola dell'isola..» etc. permane non so se tragicamente o
esistenzialisticamente.
L'angusto mio disperdermi nelle
chiesastiche carte di Racalmuto per rivendicare Sciascia al Seicento del mio
paese vola molto basso e non presume di attingere neppure in lontananza le
irraggiungibili vette dell'immenso scrittore nato a Racalmuto, da un padre
racalmutese e da avi locali sino alla ottava generazione.
Racalmuto non ha una storia in qualche
modo esemplare. E' la storia di paesani, qualche volta violenti, tal'altra
generosi, ma sempre entro le righe, in un pentagramma di invariabile
'mediocrità', neppure definibile 'aurea', alla Orazio. L'unica sua gloria è
Sciascia. Svetta e se ne distacca. Radicarlo nella terra del sale, almeno dalla
fine del Seicento, è un mio orgoglio ed una mia ambizione. 'Occhio di Capra'
sembrava smentirmi: la Sua precisazione armonizza e semplifica. Non so se potrò
utlilizzarla in una eventuale pubblicazione dell' «albero». In ogni caso dovrò
riconsiderare le note che ha letto. Sono appunti del mio 'computer' informali
ed estemporanei. Vanno rivisti persino sotto il profilo stilistico. Certo, lo
scrivere non è il mio mestiere e quindi mai potrò essere efficace e men che
meno elegante. Ma ai fini di rivendicare le otto generazioni racalmutesi di
Leonardo Sciascia, magari su 'Malgrado tutto', poche scarne note e una teoria
di riquadri possono essere più che idonei. E' però evidente che, senza la Sua
autorizzazione a rendere pubblica la precisazione sulla provenienza 'nadurisi'
del ramo femminile anziché maschile del grande Sciascia, la mia suonerebbe come
una ricostruzione d'insolente pedanteria da cui abborro. Il giovane Gigi
Restivo potrebbe utilizzare i dati disponibili: si tratterebbe così di una
rielaborazione fatta da chi ha sempre dimostrato devozione verso Leonardo
Sciascia.
* * *
Mi permetto alcune considerazioni
sull'albero autografo dello Scrittore.
Mi pare che sino ai coniugi Pasquale
Sciascia-Angela Alfieri, andando a ritroso in linea retta, non vi sono
discordanze con i dati che ho potuto rinvenire presso il Municipio di Racalmuto
e la Matrice. Le fonti di cui mi sono avvalso sono riepilogate nel foglio
elettronico sub allegato n.° 1. Il passaggio da Pasquale a Calogero Sciascia vi
è giustificato con elementi che credo validi.
Quanto alla nonna dello Scrittore,
'Anna', il nome risulta tale in Municipio (Stato Civile - n. 48), ma nei vari
atti della Matrice figura come 'Maria Anna' o 'Marianna' Sciascia. Non credo
che la variante sia di un qualche risalto.
L'omonimo nonno di Leonardo Sciascia
[che «comincia come 'caruso'» nelle miniere e diviene «poi amministratore»] lo
trovo a Roma nell'Archivio di Stato - Regio Commissario Civile per la Sicilia -
busta n. 42: trovasi iscritto nella «Lista
Generale degli Elettori Politico-Commerciali della Provincia di Girgenti per
l'anno 1896» al 250 della 'lista commerciale' e n.° 435 della 'lista
politica comunale'. E' dunque tra i pochi racalmutesi di fine Ottocento
'allittrati' - come ancor oggi si dice - , rientra nel novero degli elettori
attivi (poco più di 510) ed appartiene alla classe media del commercio in
quanto 'negoziante di zolfi' (cfr. All. n.° 2).
Questo personaggio dell'Ottocento
racalmutese - cui Leonardo Sciascia dedica un accenno riconoscente per la Noce
a pag. 13 della sua introduzione al libro del Tinebra Martorana - va comunque
tenuto distinto da un altro personaggio omonimo e coetaneo: Leonardo Sciascia
di Nicolò, sul quale si appuntarono le maldicenze del paese e gli occhi della
polizia, come può desumersi dagli atti dell'Archivio di Stato di Roma. I due
Leonardo Sciascia dell'Ottocento non erano però neppure parenti alla lontana.
Sono arrivato a questa conclusione solo di recente e grazie all'ordine messo
negli archivi parrocchiali della Matrice di Racalmuto nel 1993 dal prof.
Giuseppe Nalbone. Prima ero portato a fare una qualche confusione, sia pure
senza mai professare certezze (cfr. Allegato n. 3).
Nel mio computer rintraccio questi dati
sugli antenati dello Scrittore:
Il nonno del nonno di Leonardo Sciascia
risiedeva nel quartieri della Rocca, strada delli Cerami [detta così perchè vi
abitava anche la famiglia Cerami]. Tanto emerge da un censimento dell'arciprete
di Racalmuto del 1822, la c.d. 'numerazione delle anime'. (cfr. all. n.° 4)
A quel tempo, la suocera Calogera
Nalbone in Scibetta era ancora viva ed abitava alla 'Barona'. (Cfr. all. n.5)
Ho rinvenuto all'Itria documenti della
Confraternita della 'Mastranza' riguardanti il ventennio a cavallo tra il
Settecento e l'Ottocento: vi figurano tanti antenati dello Scrittore. Ho
rimarcato quelli che a mio avviso appartengono alla famiglia di Leonardo
Sciascia o ai suoi ascendenti Alferi, Martorelli e Scibetta, nell'allegato
stralcio della trascrizione di quei documenti. (Cfr. all. n.° 6)
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