venerdì 26 aprile 2013

la statua iè di marmaru e nun suda


Quando – nei bei giorni felici – dal balcone privilegiato del circolo dei Ddo’ - potevo scandagliare, meglio di quel faccio ora se vado a San Francesco a Ripa e contemplare un’opera barocca ma oscena del Bernini, gli umori femminei delle avviticchiate alla statua di Sciascia, avevo voglia di gridare agli accompagnatori, mariti o compagni che fossero: non vedete che vi sta tradendo?

E tradire con i palpeggiamenti bronzei dell’assente Sciascia è davvero epidaurico. Ma erano sui quaranta e si sa che nel decennio che precede la fine dei suoi disturbi mensili la donna si accende (mentre l’uomo si spegne).

Lo Stato moderno, lo Stato dell’opulenza deve pur porsi il problema della salute erotica della metà del cielo di quell’insidioso decennio là. Dovrebbe invero preoccuparsi delle paturnie dei suoi quarantenni, ma pare che lì non c’è cura.

Ora che non posso più frequentare il circolo dei Ddo’ sequestrato da rampanti giovani ingegneri dello scrivere su carta stampata mi vien fatto di pensare: ma perché a Racalmuto son si è avanti coi tempi. Già, perché no? Bordelli maschili per sole donne. Abbiamo anche quel che rimane delle pie intenzioni di un barbone morto ricco che voleva un bell’ospedale. Mi pare ora ridotto ad un fottisterio per stranieri. Non ditemi di no! Dopo quello che ho intravisto vi direi contra factum non valet argumentum.

Ciò stante, stanzette arredate con stampe, acqueforti, acque tinte, statuette di alabastrino modellate da scultorelli efebici, carte della matrice, rinvenimenti inventati in lingua latina e greca (tra poco anche araba); stanze di studio insomma per una sola persona (femminile) alla volta, di età sui quaranta, e dentro un mentore. Ora Racalmuto non è più il paese dei tempi miei, quando eravamo tutti bruttini e traccagnotti; oggi l’esemplare “FICO”è diffuso. Dal fottisterio degli assistiti in lingua araba, insomma a quello tutto italico, igienico, discreto ed anche “colto” e con introiti che permettano di pagare anche la taref di cento anni fa.

La favoletta un po’ all’Apuleio deve avere una morale diversamente vengo denunciato per istigazione alla prostituzione “maschile”. Diciamo, visto che ancora in materia Berlusconi non ha introdotto la legge sulla pari opportunità (tra lui i baldi giovani e le quarantenni desiose) sbaracchiamo il fottisterio del Carmine e restituiamo l’edificio - dignitosamente restaurato - alla salute pubblica racalmutese. Quanto alla statua di Sciascia, visto che sta diventando occasione di peccato (in pensiero) togliamola da lì e mattiamola sul pinnacolo della Matrice. Ci fa e ci fa fare una bella figura Siascia, che credo si sia rotto le scatole di farsi palpeggiare ora che è di bronzo e come la statua di marmaru nun suda.

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