La chiesa di Sant'Elpidio è ben descritta (nella sua
decrepitezza del 7 marzo del 1574) dal vescovo visitatore Camaiani. S. Elpidio
era allora dominio di Giovanni Giorgio Cesarini mentre il territorio contiguo
apparteneva al celeberrimo Pompeo Colonna. La chiesa era "inornata et
incomposita"; aveva tetto fatiscente solcato da "rimis" (al mio
paese si chiamano 'gutteri'; voi non so) " “ et pluvia tutum
reddendum" ( come dire che bisognava adoperarsi per non continuare a farvi
diluviare dentro). Cento i nuclei familiari, quasi 500 abitanti che per allora
e per paesi di montagna erano davvero tanti. Là non si parla di reperti archeologici,
ma mio cognato Antonio Marruci mi assicura che dopo vi fu un vescovo reatino
diligentissimo in queste cose. Sia come sia, per me varrebbe di più il recupero
di quel tempietto romano di cui parla il Lugini ove rimaneva ancora affissa la
lapide ora elevata a improbabile decorazione di una parete interna di una
chiesa cristiana sicuramente a suo tempo eretta per sommergere ogni residuo di
un meraviglioso culto pagano. (Mi permetterà di avere in cose di religione,
gusti opposti).
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