Ci ero cascato bel bello. Mi sono detto chissà quali misterri, quali angosciate visioni, quali inviti sprecati. Promisi a me stesso che il quadro, mio avrei fatto. Ho studiato, ho pensato e piano piano la magia si è svelata, l'arcano si è diradato.
Nulla, ma proprio nulla, la solita depravazione alto-borgese che si è pagata la contadinella intatta per il suo effimero piacere e vuo tutto godersi dalla preparazione al convegno nella ruginosa stamberga, priva di ninnoli e specchi col tubo del gas appeso disadorno ad iuna informe parete.
Già, Degas. il figlio del magnate ottocentesco, gozzovigliatore di Napoli nobile e stracciona, che se studia studia classici solidissimi degni della sua "condizione econmica e sociale". Un quintessenza del parigino , assiduo frequentatore dei luoghi del'alta moda.
Quindi questo ambiente non è il suo lo sbircia per un capriccio come se donne e uomini del cosidetto popolino siano fatti per servire a VOSCENZA.
Il capolavoro giovanile è "La Famiglia Bellelli"
In scuro, con cilindro, quattro volti ed un cappello
anche se consulti un estratto-conto. Seri, compunti e con barba anhe con pochi anni addosoos. E ciò in una Napoli in mezzo al gruado borbonico.
Eppure per i loro bisogni erotici corporali, i signori hanno da metter sù un cerimoniale che dovrebbe nobilitarli. Noioso, afflosciante. Meglio oggi che non vi è più bisogno di inscenare l'atmosfera su Piazza del Popolo che il depravato D'Annunzio mirabilmene annota in queste pagine del (suo) piacere. Oggi, vi è il lussuoso hotel, la limousine se si esperimenta la sveltina, ma nache il prato verde nella pineta di Ostia o - perché no?- l'alcova di lei, mentre il marito discretamente deve assentarsi per una inesistete chiamata al telefono. Tanto lui ha di meglio.

Ho scandalizzato ancora una volta qualche sterlizia bigotta monaca dell'alta cultura? Pazenza. E si goda con noi queste belle "ignude" di Degas:
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