Votate
Marchini! Votate Marchini! Votate Marchini!
Perché? E me
lo chiedete voi donne? E dove lo trovate più uno così bello che il più bello
degli attori americani gli fa un baffo. Ma votatelo ad occhi chiusi, rectius ad occhi aperti. Si! quel cavaliere
ceruleo dal bianco mantello sul candido destriero che non potete fare a meno di
tenervelo nel profondo del profondo del vostro cuore un tempo giovanissimo,
eccovelo lì: solo che si può guardare ma non toccare. Dicono i vostri terapeuti
dell’anima che per voi donne il toccare è molto secondario, ma proprio quasi indifferente.
Ma li avete bene imbrogliati e per giunta pagando. Non siete molto scaltre.
Per noi
maschi, maschilisti, comunisti di ferro, marxisti coriacei, ai quali il muro di
Berlino, cada o non cada, fa un baffo, la questione è diversa. Dobbiamo assolutamente
votargli. Comunista da tre generazioni,
erede di un patrimonio ormai inossidabile, che ha dimostrato di saperlo anche
amministrare ed anzi implementare e non è come Berlusconi che il patrimonio
gliel’hanno fatto Confalonieri, DellUtri e magari una lamanna caduta dal cielo
capace di trafugare una mediolanum da Sindona a lui, insomma questo bello e comunista
Marchini ha tutti i titoli le capacità l’assennatezza e l’esperienza per
amministrarci bene questa gran baracca che è il Comune di Roma (e Alemanno mal
circondato ci ha messo in ultimo del suo).
Di certo
meglio di lui (Marchini) era Veltroni, ma i cari compagni di quest’ultima ora
si sono messi a gridare ed a fare quote rosa, come se perché sei donna subito sei
in grado di imporre (meglio ricattare) ad un pool di banche che ti facciano una finanza creativa alla Tremonti, ma
rispettando tutte le regole, e cioè tanto per
capirci un bel “derivato”, parola che non significa niente e quanto ad
alea dissennata tutto, essendo una escrezione di una cosa difficilissima in
matematica superiore (io non sapevo manco quella inferiore) che femmina è bella
quanto dire derivata.
E poi vittime
tutti di quel dissennato di Bersani,
vittima di quel grido di dolore “largo ai giovani”: lui non sa il siciliano,
lingua colta ed antica più dell’italiano, che ammonisce: “cu si curca cu li
picciliddri agghiorna cacatu”. Ed infatti eccolo lì.
Ma cosa
vogliono saperne i ambini di una complessa azienda alle prese con Basilea uno e
con Basilea due ed ora, tra poco, con Basilea tre. Magari sapranno i termini
inglesi ma non li capiranno per nulla perché sono fatti per non sapere quanto è
buono il formaggio con le pere. Sapranno pure quello che pontifica via nazionale
91: là da decenni come chierici sul monte Athos stanno scrivendo tutto il Kamasutra
economico. Solo che commettono un piccolo errore: pensano che quella cosa sia
orizzontale invece che verticale. E perché? Perché non l’hanno mai vista.
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