lunedì 10 giugno 2013

Anche il russo pecca forte





Michail Nestorov. La visione del piccolo Bartolomeo (1890) Quando le grandi riforme economico-sociali del 1861 stavano per estendersi alla sfera politica, l'assassinio nel 1881 dello zar riformatore Alessandro II° da parte di terroristi nichilisti del gruppo "Narodnaja Volja" (Volontà del Popolo), pose fine in Russia ad una fase storica di transizione, pur se a prezzo di innumerevoli lutti e di immani sofferenze, dall'antico ordine feudale a quello di paese industriale. Con il nuovo zar Alessandro III° si aprì una fase nuova, contrassegnata dall'involuzione conservatrice della vita politica e sociale, da un sordo tradizionalismo oscurantista, da un generale declino dell'istruzione, da pesante clima di violenta repressione, da un panslavismo esasperato, da tensioni e lacerazioni in seno alla società russa, dalla persecuzione degli ebrei.
Il terrorismo politico non solo insanguinò il paese con un fiume di sangue ma ebbe una profonda influenza su larghi strati della popolazione. Il fascino che la figura del terrorista esercitò sulla gente fu il sintomo premonitore di un accumularsi di violenza che esplose con le rivoluzioni dei primi decenni del XX° secolo.
Andrej Rjabuskin. Una via di Mosca in un giorno di festa del XVII° sec (1895) Nonostante ciò le gravi tensioni all'interno della società russa, non impedirono che nei campi della cultura e delle arti si sviluppassero nuove idee e rinascesse un grande fervore creativo.
La vita intellettuale e artistica russa fu dominata negli anni settanta-ottanta, come del resto in Europa, dal positivismo, secondo il quale solo la scienza e la tecnologia erano in grado di fornire all'umanità i mezzi per possedere e colonizzare l'universo e liberarla così dalla durezza e dai travagli della vita quotidiana. Ai positivisti si opposero i religiosi ed i mistici, i quali sostevano che non la scienza ma la fede, era l'unica via salvifica in grado di liberare il creato e le sue creature dal disordine e dal caos.
Dmtrij Merezkovskij (1865-1941. Ideatore della società filosofico-religiosa nella città di Pietroburgo e della rivista Novyj Put "La nuova via") sostenne che l'umanità aveva bisogno di fede, di estasi, della follia degli eroi e dei martiri e che senza la fede nel principio divino del mondo non c'era bellezza ne giustizia ne poesia ne libertà.
Abram Archipov.  Le lavandaie (Fine anni novanta) L'apertura ai problemi religiosi e metafisici, la scoperta del simbolo e la ricerca delle sfumature inafferrabili, dell'oscuro e dell'inconscio, erano, secondo gli uomini di fede, gli unici percorsi che potevano consentire all' uomo di aspirare ad un mondo migliore.
La crisi del movimento contestatore populista determinò, negli anni 1880-1890, la decadenza del positivismo, risvegliando una corrente romantica nazionale, che favorì la nascita del simbolismo in terra russa, trovando un fertile humus nelle riflessioni dei filosofi degli stati d' animo, nelle opere di Turgenev e Dostoevskij, nei componimenti poetici di Blok, Beli e Ivanov, nelle musiche di Skryabin e Stravinskij e nel teatro di Komisarjevskaia e Mejerchold.
Nel campo artistico, al contrario dell'estetica naturalista dellla corrente positivista (secondo la quale l'opera d'arte, per essere considerata tale, doveva rappresentare la realtà con la massima precisione) , per la corrente religiosa-miticheggiante ogni forma d'arte doveva creare delle opere la cui contemplazione permettesse allo spirito dell'uomo "di allontanarsi dal mondo, dominato dal caos, per raggiungere il cosmo libero e bello" (N. Berdjaev).
Negli anni successivi all'ascesa al trono nel 1894 dell'ultimo zar Nicola II° l'arte russa si aprì alle nuove tendenze artistiche occidentali, che si fusero con le grandi tradizioni del passato. Negli artisti russi di quello scorcio di secolo, il desiderio di conoscere tutto ciò che l'occidente aveva creato insieme al rinnovato interesse per i primitivi ed il favore accordato all'interazione tra la letteratura, la danza, la musica, il teatro e le arti plastiche, permise a quel paese di conoscere una stagione artistica sfolgorante.
Leonid Pasternak. Ritratto di leon Tolstoy (1901) Anche se nell'opera pittorica dei nativi appare evidente l’influenza degli impressionisti, dei nabis, dei fauves e dei simbolisti europei, tali ascendenze non possono essere usate per svilire la originalità delle loro creazioni. Infatti, quando gli artisti russi ancora non conoscevano profondamente l’impressionismo francese, fecero la loro sperimentazione autonomamente i cui risultati furono una diretta filiazione di una nuova maniera di lavorare “en plein air”.
I principali artisti che si possono definire solo in maniera riduttiva "fin-de-siècle" furono

Isaac Levitan , Valentin Serov , Konstantin Korovin e Michail Vrubel . Pur essendo in parte legati ai "Peredvizniki" (alla cui influenza sarebbe stato difficile sottrarsi) e per amicizia ed interesse professionale a Mir Iskus stva, la loro fedeltà al realismo e al sentimentalismo fu spesso assai vaga. In felice antitesi con gli Ambulanti xenofobi, si gettarono avidamente su tutto ciò che la pittura occidentale poteva offrire loro e portarono la pittura della loro terra direttamente nel secolo XX°.
Igor Grabar. Neve di settembre  (1903) Isaak Levitan (1860-1900) fu il primo pittore a comprendere effettivamente il problema luce-colore. Egli adattò il suo stile al carattere della sua terra, quasi un impegno «dialettale» del paesaggio universale degli impressionisti.
Lo seguì con altrettanta bravura Valentin Serov (1865-1911) che già nei primi lavori degli anni ottanta dell'ottocento nella villa di Abramtzevo volle distaccarsi dal tono declamatorio e talvolta irritante del realismo russo.
Anche Kostantin Korovin (1861-1939) si staccò dallo stilismo decorativo del gruppo di Abramtzevo divenendo il più convinto impressionista russo.
Michail Vrubel (1856-1910) viaggiatore infaticabile ed aperto a tutte le esperienze di fine secolo, realizzò un impegnativo collegamento tra il realismo ottocentesco e la sperimentazione formale, che si concluse nell'astrazione delle avanguardie.
Anche Kasimir Malevic (1878-1935), all'inizio della sua attività ricreò atmosfere impressioniste nella sua opera, facendone una tappa significativa del suo percorso artistico.
Oltre ai già citati maestri, altri eccellenti artisti che operarono a cavallo dei secoli XIX° e XX° meritano di essere menzionati:
Filip Maljavin Zenski Act (1910) Abram Archipov (1862-1930), che aveva studiato con Perov, Polenov e Makovskij a Mosca, fu rinomato per le scene di genere caratterizzati da toni scuri e da una tecnica mossa;
Aleksej Stepanov (1858-1923), che dipinse scene di vita selvatica tra le quali fu particolarmente popolare "Il volo delle gru" del 1898;
Andrej Riabuskin (1861-1904) che cercò ispirazione nel passato creando scene che emanano un fascino fragrante e poetico;
Michail Nestorov (1862-1942) che sviluppò uno stile che doveva qualche tributo a Puvis de Chavannes ed all' Art Nouveau;
Leonid Pasternak, (1862-1945) (padre di Boris autore del "Dottor Zivago"), allievo di Repin, che fu valido ritrattista ad olio e pastello;
Filip Maljavin, (1869-1940) abile disegnatore e ritrattista che amò rappresentare gruppi di contadine intensamente colorate, dalle gonne scarlatte e dal sorriso talvolta beffardo;
Konstantin Juon Sole di Marzo (1915) Arkadij Rjlov (1870-1939) conosciuto per i paesaggi chiari il più noto dei quali è "Spazio blu" del 1918 raffigurante dei cigni che volano sul mare in un cielo azzurro;
Sergej Vinogradov (1869-1938), che rappresentò paesaggi e scene di vita contadina in cui profuse i colori luminosi propri dell'impressionismo;
Igor Grabar (1871-1960), storico dell'arte e direttore di vari musei, che fu tra primi pittori russi a dipingere alla maniera degli impressionisti componendo scene di grande sensibilità di paesaggi sotto la neve;
Sergej Maljutin (1859-1937), esperto ritrattista, che illustrò racconti popolari in uno stile derivato dall'arte tradizionale e contadina;
Konstantin Yuon (1875-1958) insegnante e promotore dell' ""Unione degli Artisti Russi" che fu pittore di vivaci scene dell'antica vita russa;
Leonard Turzanskij (1875-1945) insegnante e pittore di scene di vita contadina.
Come alla fine del Settecento, Levitskij, Borovikovskij e Rokotov avevano dimostrato la maestria tecnica degli artisti russi, parimenti, alla fine dell’Ottocento Levitan, Serov, Korovin e Vrubel ed il grande simbolista Vicktor Borisov-Musatov dimostrarono il dinamismo, la forza emotiva e la capacità innovatrice della vera scuola russa di pittura.
Costoro furono a dir poco dei geniali esploratori che crearono, quale che fosse il prezzo per il proprio equilibrio e benessere, una forma davvero individuale di espressione artistica, che conserva una validità duratura.
E' profondamente ingeneroso, come hanno fatto talora alcuni critici, ritenere questi maestri come degli artisti che semplicemente riassunsero e conclusero il secolo XIX° mentre è più giusto considerarli dei precursori di una nuova era nella loro terra.


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P.S.  mia osservazione maliziosa ed indecente. Nel 1910 le donne esibivano quella appetitosa pelurietta.  Oggi è spetacolo soppresso; escerebbe dalle mutandine rosso cardinale e sarebbe antiestetico. Il peccato di lussuria oggi è consumabile secondo l'estetica di stilisti che non mi risultano focosi cavalli da monta.

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