martedì 11 giugno 2013

Un velo d'acque di Leonardo Sciascia

UN VELO D'ACQUE

Un velo d'acque tiepido di sbocci
smemora ora la terra. Il lungo inverno
ha lasciato vigile l'ulivo, aspro il roveto,
e il mandorlo esile
tracciato contro il cielo luminoso.
E la linfa cerca il secco rancore,
scioglie nodi del gelido cruccio.
Musicalmente una pietà remota
accende sua figura: come una luce
di verde e di argento
che mi chiude nel cuore di uno specchio.
[Leonardo Sciascia, da Sicilia, il suo cuore].


Mi sforzo nell'ermeneutica di questi periodi dispari, mi si staglia contro uno Sciascia indecifrabile. Impaniato ancora nel suo latinorum rondista, alterna sapida lingua ad un dire paesano. Immagini raffinati sino all'incomprensibile su una sintasi ardita e talora tronca affiancano contadine visioni arboree. degli altifusti consueti nelle lande della Noce, a Racalmuto provincia di Agrigento. Contiamo: ulivo, roveto ed ovvio il mandorlo esile che tale in paese non è. Non so poi come Nanà potesse racchiudersi "nel cuore di uno speccho". Virtuosismo o sdrucciolevole caduta nel non onirico.

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