...per
mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo.
martedì 26
febbraio 2013
Voglio
scrivere in fretta e furia queste mie ulteriori “cazzate” (così me le definisce
il professor Di Grado e io dinanzi al mondo accademico mi annichilo) prima che
scorrano i dati della regione Lazio (ove concorre un mio compaesano ex
deputato).
Sono
“cazzate” che fanno il paio con quelle scritte in CONTRA OMNIA RACALMUTO
domenica scorsa, in tempo non sospetto e in anticipo dei tempi. Credo dj averci
azzeccato in pieno. Ma queste d’ora saranno cazzate ancora più vistose e mi aspetto
le querimonie dei moderni saggi che danno dell’anima morta a chi sta al vertice
del PD. Avrei voglia di rintuzzare: ma voi “intelligenze vive” cosa avete fatto
per dare una coscienza civile, una cultura a questo 25% degli italiani che ha
scelto DEMOCRATICAMENTE Grillo? Nemo dat quod non habet.
Diciamo
che siamo messi male. Non perché vince Grillo e perde Bersani, perde Monti ma
vince Berlusconi, vanno a casa Fini, Binetti e Buttiglione ma torna anziché
alla camera al più prestigioso senato Scilipoti, mio caro amico; e manco perché
liquidati in malo modo Ingroia e Di Pietro abbiamo Nencini secondo il quale
loro in parlamento ci vanno lo stesso. Queste sono storie di piccoli uomini:
che ci siano o no, significa poco. Sono gli intellettuali collettivi quelli che
contano.
I
guai stanno venendo per l’insipienza dei mass media massimi che ripetendo ad
ogni piè sospinto che “ha vinto l’ingovernabilità” hanno spinto a pensarla allo
stesso modo l’intera stampa internazionale. Addio mercati: i bancari bloccati
per eccesso di ribasso. E chi se ne frega! esulteranno i soliti imbecilli cu lu
cuocciu di la littra e con l’FB a portata di mano. Già, ma la marea dei titoli
pubblici in scadenza (ora invero i nuovi scienziati dell’ispettorato vigilanza
sulle aziende di credito di palazzo Koch nota sede sociale del capitale quello
di Karl Marx in Italia li hanno esorcizzati denominandoli titoli governativi
nazionali) chi li rinnoverà con l’aggiunta degli interessi maturati? Sai che
ridere se andiamo incontro ad un flop di cassa della Tesoreria di Stato. Addio
stipendi di tanti accademici, primari, archeologi, clinici, giornalisti di
stato, professori dal liceo agli asili nido e cialtroni LSU! E qui il felice
sarei io, ma non sono cinico sino a questo punto, ma molto mi ci avvicino.
Urge
quindi fare un governo che assicuri i mercati della economia globale del terzo
millennio. E chi lo a? Lo Stato ormai è hegheliano: basta l’idea e tutto si
supera. Un certo Salvemini (mi pare) ebbe a dire: non ho mai visto un ente
pubblico fallire per una cifra in rosso. E aveva ragione da vendere.
I
grillini sono in fase di infantile euforia vincente; hanno vinto, anzi
stravinto ma non sanno quello che vogliono e soprattutto cosa ora fare. Il loro
dissolvente nichilismo ora è fuori posto. Pare che imporrebbero tre cose: legge
contro il conflitto d’interesse, legge contro la corruzione anche minore e
riforma elettorale. Per così poco, e Bersani e Berlusconi si precipiterebbero
ad accordargliele. Vogliono che l’onestà vada di moda; ma siamo tutti cattolici
per promettere tutta la castità politica di questo mondo per un perdono in
questo strano confessionale che è il parlamento.
Allora?
A parlare serio occorre un mese o due sabbatici. Napolitano che abile
manovriero è, ma poco concreto in faccende economiche – basti pensare al suo
flop quando lo incaricarono di sistemare la faccenda del patrimonio immobiliare
di Botteghe Oscure che incautamente avevano intestato agli stati satelliti che
erano diventati più capitalisti dei vecchi stati capitalistici. Me ne parlava,
l’on. Varese Antoni.
Napolitano,
dicevamo, poco capisce di ‘sti intrecci tra spread, debito pubblico in scadenza
e riottosità di mercati speculativi esteri o se italiani estero vestiti.
Se
io fossi in Lui, suggerirei di nominare alla Camera Fassina, questo astro
nascente, come presidente ed al Senato smacchierei Monti e in quanto senatore a
vita sarebbe un pallido presidente del senato, una specie di caffè hag che non
agita i nervi, concilia il sonno e non desta preoccupazioni partitiche.
Sistemate
le camere, in attesa dell’aprile che spero non sia un tragico pesce d’aprile
per l’ascesa al fatidico Colle, farei un governo tecnico e a capo chiamerei il
maturo governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Come Einaudi e Ciampi e
quasi come con Dini (ma qui il ricordo è melanconico). Alla Banca d’Italia
potrebbe ritornare Draghi, se non lo impallinano con ‘sta storia dell’ispezione
MPS, oppure mi riconcilierei con santa romana chiesa richiamando la Tarantola e
liberandola da quel letto di locuste che è la presidenza TV.
Quanto
ai ministri “tecnici” ce n'è quanti ne vuoi: la Cancellieri – a mio scorno –
potrebbe restare dov’è: è brava, efficiente e non si impiccia. Quanto ai
politici farei solo un’ececzione: D’Alema agli esteri. Ma qui sono inquinato da
inveterata simpatia personale. E quanto all’economia, in vena di amore per l’ex
istituto di emissione, chiamerei Fazio (Antonio) che i congegni comunitari ben
conosce e la Merckel saprebbe frenarla per eccesso di professionalità, anche se
per il momento con chiacchierata integrità giudiziaria.
Quindi,
la scelta di Bersani: a destra o a sinistra?
Se
a destra, un bell’accordo con Berlusconi. Una votazione dell’Arcorese alla
presidenza della Repubblica, previo impegno solenne a non peccare più de sexto
e de nono, ed a questa età potrebbe essere un giuramento che rispetterebbe toto
corde per impotentia etc.; e naturalmente con l’impegno tra uomini d’onore che
il favore verrebbe ricambiato per l’altro scranno presidenziale a palazzo
Chigi.
Se
invece a sinistra: povero Bersani dovrebbe fare stavolta lui un passo indietro;
l’amaro calice a Vendola che con i movimenti del pentagono stellare sa
intendersi; e Vendola potrebbe offrire addirittura a Grillo il ministero delle
riforme costituzionali (se non c’è lo si inventi ma con portafoglio) e la
navigazione quinquennale potrebbe essere tutta percorribile e persino in mare
calmo.
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